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Schiavitù legalizzata

Creato il 25 novembre 2014 da Simone D'Angelo @SimonDangel
Schiavitù legalizzata

In Cambogia i lavoratori svengono nelle fabbriche tessili e il nuovo salario minimo non basta

Il Free Trade Union of Workers of the Kingdom of Cambodia, il sindacato dei lavoratori del tessile cambogiano, denuncia che venerdì scorso 12 operai sono stati ricoverati in ospedale a Phnom Penh per svenimento causato probabilmente da inalazione di fumi, malnutrizione e stanchezza. La situazione è ancora in fase di stallo dopo che a luglio due operai morirono di fatica. I sindacati e il governo cambogiano, che a gennaio ha represso la manifestazione di 500mila operai che chiedevano il salario minimo garantito di 177 $ mensili, sono in un braccio di ferro estenuante dopo che è stato fissato un salario minimo di 128 $. Appena di poco sopra la soglia di povertà di 120 $.

L’intera industria tessile impiega più di 600mila persone, la maggior parte delle quali giovani donne, che producono abbigliamento e scarpe per grandi marchi mondiali, che vendono troppo spesso a 5 € moda basata sulla schiavitù.

Il salario minimo a 128 $, annunciato dal ministro del Lavoro Ith Sam Heng, è ben lontano dal minimo di 160 $ giudicato da operai e sindacati come base dignitosa per la sopravvivenza. Il nuovo salario entrerà in vigore dal 1° gennaio per la maggior parte dei lavoratori, quelli in prova riceveranno 123 $ fino al termine del periodo.

I sindacati stessi sono divisi: da un lato chi è in linea con il governo, dall’altro coloro che propongono ulteriori aumenti. I proprietari delle fabbriche avanzano timori a causa dell’aumento salariale, che, seppur contenuto, porterebbe la Cambogia a non essere più competitiva per il prezzo della manodopera sul mercato mondiale. Nang Sothy, rappresentante di fabbrica per LAC, la confederazione di rappresentanti di governo e fabbriche, riferisce che il nuovo salario rischia di far chiudere almeno 30 stabilimenti e perdere almeno 50mila posti di lavoro.

Secondo Dave Welsh, direttore nazionale per il Solidarity Center, un gruppo di pressione statunitense, era prevedibile che il nuovo salario avrebbe deluso sia i lavoratori sia i datori di lavoro poiché «128 dollari non possono soddisfare nessuno».

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