La notizia è del primo settembre, ed è di quelle che generalmente passano per curiosità inutili in coda ai TG. Invece io ci investirei ore di dibattiti, coinvolgendo gente realmente esperta, per valutare se prospettive di questo genere hanno un fondamento scientifico reale:
Superficiali, iperattivi, deconcentrati, smemorati: internet ci ha preso nella rete, modificando il nostro modo di pensare e di funzionare del nostro cervello, arenandoci in una modalità superficiale ed “esagitata” del pensare. E’ la tesi dell’ultimo libro di Nicholas Carr, The Shallows: How the Internet is Changing the Way We Think, Read and Remember, che racconta come internet sta cambiando il nostro modo di pensare, leggere, ricordare, rendendoci superficiali.
”Il modo in cui il web ci fornisce informazioni – dichiara Carr in un’intervista al magazine New Scientist – cattura soprattutto il lato più primitivo del nostro cervello”. Infatti i nostri antenati erano avvantaggiati dall’essere sempre allerta spostando rapidamente l’attenzione da una cosa all’altra: ”Internet sta riportando il cervello a questa modalità di pensiero”.
Vi siete mai trovati a leggere un libro accorgendovi di non riuscire a seguire il filo con attenzione, di distrarvi continuamente, senza riuscire ad abbandonarvi pienamente alla narrazione? Secondo Carr è colpa di internet e di come ci ha abituati a pensare. E’ come se internet stesse riprogrammando il nostro cervello rendendo più attivi (o per meglio dire iperattivi) quei circuiti che ci servono per dare occhiate fugaci a una cosa e poi a un’altra, che ci rendono flessibili a cambiare subito pensiero o attività, che ci permettono di scorrere rapidamente, ma superficialmente, un libro o un documento.
In questo modo secondo Carr internet sta spegnendo i circuiti cerebrali della “profondità”, della concentrazione, del pensiero profondo e contemplativo. E dunque, sempre secondo Carr, ci abituiamo ad essere più superficiali e iperattivi e meno meditabondi. Vi sembra un bene? Non cadete nella rete, il pensiero profondo infatti è linfa vitale per la nostra creatività, per la capacità critica e la memoria a lungo termine.
(fonte: http://www.blitzquotidiano.it/)
Carr esagera?
Forse. Tuttavia l'esempio riportato nell'articolo qui sopra riguardo alla difficoltà nel mantenere l'attenzione durante la lettura, o più in generale a concentrarsi per lunghi periodi di tempo su un'unica attività, trova in me pieno riscontro. Ovvero mi capita sempre più spesso di dover saltare da una cosa all'altra, come se il mio cervello facesse fatica a operare in piena efficienza rimanendo, che ne so, tre ore concentrato in una singola funzione. Così mi succedere di leggere mezz'ora per poi interrompere e mettermi a scrivere venti minuti, inframezzando questa attività col controllo di posta, Facebook, blog etc etc. E magari dopo tutto ciò riprendo a leggere. Perfino i film, se non sono belli, non riesco a spararmeli tutti interi. A volte li spezzetto: ne guardo un'ora, faccio altro, e poi guardo l'altra metà. Non è normale, perché fino a pochi anni fa, quando usavo internet per molte meno ore al giorno, ero più costante e lineare nelle mie attività.
Aggiungo, ma non ridete, a volte nel sonno REM mi capita di pensare/sognare a funzioni tipiche del navigare, come per esempio il copia-incolla, lo scorrere la pagina coi tanti avanti e indietro, il cercare dei “link” mentali che nella mia mente colta da dormiveglia si manifestano spesso come scritte, come bookmark.
Starò impazzendo?
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