Marc Chagall, "Crocifissione mistica" (1950)
La fantasia feroce
lo portava a iniettarsi razionalmente
dell’inchiostro purissimo in vena
al posto dell’acqua santa
per dissetare le sue voglie sessuali.
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Era un profano con occhi di seta
e mani ruvide da marinaio,
questo papa pazzo del mio sogno:
correvamo intorno al busto di pietra
di un profeta dimenticato
e ridevamo delle suore
che ci rincorrevano vestite a lutto:
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“Ma perchè devono essere tutte così tristi?”
mi chiese sbadatamente mentre correvamo via,
non prima di aver messo da parte
alcune radici per la traversata
che di lì a poco avremmo dovuto compiere.
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La sua beatificazione
fu la goccia blablablabla:
“Non posso evitare di ridere
di fronte a tutta quella gente
riunita in quella piazza pretenziosa
dedicata a quel ragazzo dagli occhi bruciati
che conobbi tempo fa”.
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E così ci lasciammo alle spalle
gonnelle vergini e tristi
e proseguimmo affamati
verso minuti un po’ meno santi.