Non ho visto Gravity e neppure intendo farlo, ma la lettura delle recensioni mi ha richiamato alla mente quanto sosteneva il fisico Tullio Regge in un convegno cui assistetti anni fa: la fantascienza non ha nulla a che vedere con la scienza. Non solo non possiede alcuna facoltà premonitrice, ma il continuo progresso tecnologico la rende obsoleta - in qualche caso addirittura ridicola - già nel momento stesso in cui viene realizzata. Oltre a non avere alcuna rispondenza scientifica, inoltre, cita a casaccio termini strettamente tecnici: “Usate i deflettori quantistici!”… che significa? A suo giudizio, nonostante le immagini spettacolari che il cinema propone, è difficile riuscire a divertirsi per più di un quarto d’ora.
Dal canto mio capisco il punto di vista dello scienziato: in effetti, non ho mai retto la verbosità di Star Trek e la saga di Guerre Stellari mi annoiò mortalmente. Il discorso non vale tuttavia (almeno) per due capolavori come 2001: Odissea nello spazio e Solaris. Entrambi i film si servono dei canoni offerti dalla Sci-Fi per affrontare le esplorazioni interiori, più enigmatiche e misteriose di quelle spaziali.