Rinunciare a qualcosa come 33 medaglie tra Mondiali, Europei e Olimpiadi, non è certo una cosa che capita tutti i giorni. La scherma e la sciabola italiana si apprestano a vivere il loro primo anno senza Gigi Tarantino, e sperano di poter contare su un Aldo Montano al top, dopo l’ennesimo infortunio muscolare che ha frenato il suo enorme talento a Londra.
Ma se le uniche speranze dell’arma che colpisce anche di taglio e controtaglio fossero affidate esclusivamente allo straordinario fenomeno livornese, ci sarebbe davvero da preoccuparsi. La salute di un movimento è tanto più alta quanto più sono numerosi gli atleti in grado di ottenere risultati. Per questo il ct Sirovich conta anche su Diego Occhiuzzi e Luigi Samele, entrambi, a modo diverso, attesi a una stagione chiave.
Diego Occhiuzzi in pedana a Londra nella finale persa contro l'ungherese Szilagyi.
Il primo, esploso a 31 anni da autentica sorpresa a un’Olimpiade meravigliosa, non ha alcuna intenzione di scendere dalla cresta dell’onda. Dopo aver provato la gioia di un argento olimpico individuale e di tutto ciò che ne consegue (inviti mondani e premiazioni allo stadio prima della partita del Napoli), non vuole tornare nell’anonimato. La carriera di Occhiuzzi è strana, c’è stato in passato chi l’ha ritenuto non all’altezza dei migliori, chi pensava che se avesse mollato non se ne sarebbe sentita la mancanza. Lui si è preso una bella rivincita, ora deve confermarsi. Qualche tempo fa, dopo le Olimpiadi, l’ho incontrato a Milano, gli ho detto di non mollare, mi ha risposto: «Non ci penso proprio, ho appena cominciato».
Luigi Samele e Aldo Montano festeggiano il bronzo a squadre di Londra 2012 (© Federazione italiana scherma).
Gigi Samele, invece, di anni ne ha appena 25, e per gli standard della sciabola maschile è giovanissimo. Da under 20 ha vinto una Coppa del Mondo e un argento mondiale nel 2006, poi ha vissuto la sua naturale crescita tra gli assoluti, mettendoci in mezzo una grande stagione nel 2010: nono nel ranking e decimo ai Mondiali di Parigi. Anche lui, a Londra, è esploso. L’ha fatto nella gara a squadre, partendo da riserva e subentrando proprio a Tarantino. Da Napoli a Foggia, da Gigi a Gigi, un ideale passaggio di testimone tra generazioni, nel segno della sciabola e del Sud Italia. Talento cristallino, Samele ha bisogno di quei risultati che gli diano fiducia nei propri mezzi, e ai Giochi, forse, il passaggio si è compiuto. Ora resta da vedere cosa accadrà da qui ai prossimi quattro anni. Aspettarselo tra i protagonisti a Rio 2016 è lecito.
A livello femminile il discorso è più complesso. In questo momento ci sono almeno quattro ragazze irraggiungibili a livello mondiale: Mariel Zagunis, Sofya Velikaya e Olga Kharlan e Kim Jiyeon. Un’americana, una russa, un’ucraina e una coreana.
Dietro loro, ma alla pari con le altre, c’è Irene Vecchi, una classe ’89 che a Londra si è fermata a un passo dalla semifinale, battuta proprio dalla Kharlan, più giovane di lei di un anno ma più matura schermisticamente (a 18 anni conquistava un oro olimpico a squadre e un anno dopo diventava campionessa europea e argento mondiale individuale).
Irene Vecchi in pedana a Londra contro Olga Kharlan.
Anche Irene, però, da Londra è tornata più forte di prima e con una maggiore fiducia nei propri mezzi. Insieme a lei Gioia Marzocca, altra reduce londinese, e le due compagne di squadra rimaste fuori dai Giochi per via dell’esclusione della prova a squadre: Ilaria Bianco e Alessandra Lucchino. Dietro di loro spingono e sgomitano due ’90 come Paola Guarneri e Rossella Gregorio, mentre la 18enne Camilla Fondi studia nella categoria under 20 per diventare grande domani. Il materiale c’è, ora bisogna farlo maturare.
Twitter: GabrieleLippi1
Foto da Centro Sportivo Aeronautica
OA | Gabriele Lippi