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E’ lampante allora che la pellicola di Bruni si rivolga principalmente ad un pubblico giovane e adolescente, utilizzando, oltre al titolo, un protagonista quindicenne (Luca) disinteressato alla scuola e persuaso dalla delinquenza e dalla possibilità di guadagnare soldi facili attraverso loschi “lavoretti” di strada. Scorciatoia che dopo il grande successo di “Romanzo Criminale” e simili, sembra respirarsi sempre più frequentemente negli atteggiamenti dei ragazzi di oggi. E allora“Scialla!” si prende la briga di poterla dissacrare, servendosi di un elemento di lusso, se vogliamo, come Vinicio Marchioni, il Freddo di “Romanzo Criminale: La Serie”, e sopratutto di un antibiotico potentissimo come l’ex docente Bruno interpretato da Fabrizio Bentivoglio. L'attore milanese è chiamato ad interpretare il ruolo di un professore pigro e bislacco, ritiratosi dalle scuole pubbliche per non dover più soffrire uno stato di insopportazione nei riguardi degli alunni ma comunque disposto a fornire loro lezioni di ripetizione in privato mentre simultaneamente è occupato a scrivere biografie attinenti alle vite di alcuni celebri personaggi dello spettacolo.
Mediante la sua brillante figura, il rapporto padre-figlio mascherato alunno-insegnante tra Luca e Bruno intraprende una strada che penetra oltre i comuni stereotipi, scavando nel profondo di due culture lontane e vicine allo stesso tempo e superando contrasti e spazi per arrivare ad allontanare e a rinnegare quelle nuove e dannose tendenze che sempre più spesso plagiano moltissimi adolescenti (determinante la scena svelata durante i titoli di coda tra Bentivoglio e Marchioni). Per quanto infatti possa sembrare assurdo, il vero obiettivo di "Scialla!", quello che passa in sordina ma che invece vorrebbe essere udito a gran voce, è l'amore per il sapere e l'interesse per la cultura, ricchezza che in un paese come l'Italia sta perdendo via via la sua grande importanza ma in realtà dovrebbe essere caratteristica necessaria per aspirare ad avere un futuro.
L'assunto della paternità nascosta tra i due protagonisti, quella che a primo impatto sembrava destinata ad essere l'elemento più rilevante della storia, lascia volontariamente a questo punto il primato della narrazione, adagiandosi sullo sfondo e contribuendo ad essere solamente un surplus aggiuntivo e un mezzo al servizio del racconto. L'indietreggiamento però non gli impedisce affatto di raggiungere quella grande carica emozionale da restituire al pubblico e, attraverso uno scambio intelligente che dosa benissimo scene divertenti a scene più intense, la temporanea relazione tra l'insegnante e l'alunno muta con giusta scansione, raggiungendo la sua prevista chiusura attraverso una scena "epica" dichiaratamente evocativa.
La pellicola di Francesco Bruni si presenta quindi come una purissima boccata d'ossigeno per il nostro cinema e va a rimpolpare anche quel discorso riguardante i nuovi talenti. I lavori italiani degni di nota visti al cinema negli ultimi tempi sono stati tutti delle opere prime firmate da sceneggiatori passati alla regia o da nuovi autori emergenti, come ad esempio Gipi con "L'Ultimo Terrestre" (anch'esso a Venezia). Questo solo per risaltare quanto il nostro cinema, se consegnato in mano a gente capace e competente, possa ancora dire la sua su molti argomenti, preoccupandosi esclusivamente dei contenuti da trattare e senza badare troppo al tipo di linguaggio più idoneo da utilizzare.
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