Filippo Scicchitano e Fabrizio Bentivoglio in Scialla
“Ah zio, e scialla n’attimo, no!?”
“L’interrogazione di Storia!?… Ho fatto sega e me so sciallato a Villa Pamphili…!!!”.
Questa , in buona sostanza, rappresenta la frase emblematica che raccoglie la felice e leggera filosofia del primo ed entusiasmante film dell’eccellente sceneggiatore livornese, e adesso – finalmente – a gran richiesta – regista: Francesco Bruni.
Carissimo amico e collega del conterraneo regista Paolo Virzi, Francesco Bruni inizia la sua carriera giustappunto con quest’ultimo, realizzando per lo stesso la sceneggiatura ed il soggetto di numerose e fortunate pellicole quali “Ovosodo”, “Sotto la Luna”,”Baci e Abbracci” e naturalmente “Caterina va in città” , interpretato abilmente da Sergio Castellitto, Margherita Buy, e la per la prima volta sul grande schermo Alice Teghil. Felici sono state poi le collaborazioni all’adattamento con i simpaticissimi e più che mai amati comici palermitani Salvatore Ficarra e Valentino Picone in tutti e tre i loro precedenti film: “Nati Stanchi”, “Il 7 e l’8” ed ovviamente “La Matassa”, campioni di incassi ai botteghini. Per ricordare infine le collaborazioni per l’adattamento della serie televisiva de “Il Commissario Montalbano”, tratto dai famigerati romanzi dello scrittore Andrea Camilleri, ed altre primarie e notevoli opere come “My name is Tanino” e “N (Io e Napoleone)” , in cui si ammira uno sorprendente Elio Germano, sempre con il buon Virzi alla regia, e soprattutto “I Vicere”, eccezionale narrazione delle vicende della potente famiglia catanese degli Uzeda ai tempi del Risorgimento nel Mezzogiorno.
Ma questo , è anche il film di uno dei protagonisti della “Grande Banda della Fuga” dello straordinario regista italiano Gabriele Salvatores , e cioè Fabrizio Bentivoglio. Assolutamente impossibile è infatti non ricordarlo nella sua interpretazione in “Turnè”, secondo lungometraggio di Salvatores e secondo capitolo della cosiddetta “Trilogia della Fuga”, dove recita nel ruolo del deprimente Federico Lolli, accanto all’amico di vecchia data Diego Abadantuono e ad una bellissima Laura Morante, ed ancora di più per la sua partecipazione nei panni di Marco in “Marrakesch Express”, leggenda cinematografica e film generazionale che ha segnato una vera e propria epoca, al fianco sempre di Abadantuono, ma anche di Giuseppe Cederna e Gigio Alberti. La Stella in breve di un vero e proprio cult italiano, che in “Scialla” ci ricorda un personaggio che va a metà tra il pigrissimo e scansafatiche Drugo de “Il grande Lebowsky”, George – alias Kevin Kline ne “L’ultimo sogno”, e perché no Will – alias Hugh Grant – de “About a Boy”.
Insomma ,“Scialla!”. “Stai sereno”. “Non preoccuparti troppo”.
Cosi il film si propone agli spettatori italiani, con uno spirito sano e genuino. Un film pieno di freschezza e privo di inutile e gratuita volgarità, a discapito di quanto si potrebbe immaginare ad una prima impressione, che rappresenta la storia di un quindicenne, Luca, interpretato da un inedito ed a suo agio Fabrizio Scicchitano – che sa ben esprimere il ruolo dell’adolescente romano scapestrato, spensierato, impulsivo, svogliato a scuola e soprattutto in piena crisi ormonale -, e di un uomo ormai maturo, Bruno Beltrame – brillantemente interpretato da Fabrizio Bentivoglio -, un talentuoso scrittore che ha ormai perso tutta la sua ispirazione, limitandosi a scrivere su commissione biografie di altre persone. Da stimato e serio professore qual’era, si trasforma infatti in un noioso insegnante da ripetizioni, e la sua monotona routine lo àncora sempre più al tedio di una vita ormai priva di emozioni e sprofondata nella più totale apatia. E uno dei suoi studenti è proprio Luca, ragazzo senza padre, menefreghista, irriverente, ma allo stesso tempo vitale, scoppiettante e molto intelligente. La trama del film diventa cosi intrigante quando la madre del ragazzo rivela all’insegnante che proprio lui è il padre di Luca, e che presto lei dovrà andare in Africa come cooperante per sei mesi, lasciando il figlio da solo. Questa rivelazione sconvolgente permetterà ai due uomini di incontrarsi e ritrovarsi dopo quindici anni, di comprendersi e di aprirsi su mondi a loro reciprocamente estranei. La superficialità iniziale, ispirata dal titolo del film, rappresenta un vero e proprio modo di vivere, tipico di tutti gli adolescenti che vogliono esimersi dalle loro responsabilità, che sentono di poter conquistare il mondo, ma che si ritrovano ubriachi il sabato sera davanti ad un bar. Di contro, c’è la mentalità degli adulti, troppo stanchi della vita e della mancanza di emozioni, di scintille, che subiscono passivamente lo scorrere inesorabile del tempo, senza fare alcunché per tornare padroni della propria vita. La commedia vuole rappresentare questa realtà genuina e spontanea, che trova molto facilmente riscontro nella vita di tutti i giorni, senza essere banale o addirittura esasperatamente moralistica. La recitazione è naturale, gli attori non faticano ad interpretare i loro personaggi, e soprattutto sono veri.
Francesco Bruni è riuscito a non rappresentare la solita commedia generazionale, piena di volgarità superflua, ma ha voluto invece consegnare l’immagine della realtà per quella che è, discostandosi dal clichè del ragazzo chiuso in camera con il suo computer, e proiettando nell’inedia di Bruno tutta la totale perdita di fiducia in se stessi che affligge la società attuale. Due mondi opposti, che si incontrano sul motorino del quindicenne in una scena che fa trasparire la paura del padre e la voglia di avventura del figlio; e ancora , due mondi che si dimostrano in antitesi nella presunzione del ragazzo nei confronti della scuola e della vita, e nella fragilità dell’uomo maturo dimostrata dinanzi un tentativo di seduzione. E la diversità si evince fin da subito, e traspare dall’accento dei due protagonisti, uno marcatamente romano, e l’altro ipocritamente padovano. Due realtà che però si incontrano, si compenetrano, permettendo al ragazzo di mostrare il suo disagio e il suo bisogno di una guida, abbandonando così l’incoscienza dei quindici anni, e all’uomo di ritrovare un entusiasmo ormai perso ed insperato. Una commedia sociale che, alla fine, identifica bene tutti i ruoli: i giovani non sono una spina nel fianco, ma una vera e propria risorsa, mentre i vecchi, ammettendo le loro debolezze, possono dimostrare la maturità acquisita nel tempo.
Tutto questo è “Scialla – stai sereno!” Da questa sera 18 Novembre 2011 al cinema!
A cura di Giuseppe Ruggero Sabella e Giulia Zaccardelli
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