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Il film si apre con Luca (Filippo Scicchittano), è un ragazzo di quasi 16 anni che va malissimo a scuola (la foto qui a fianco illustra una sua lezione tipo), è totalmente privo di disciplina e sembra interessato solo all’hip hop e alla boxe. La madre gli paga delle lezioni private da un ex professore, Bruno (Fabrizio Bentivoglio), una sorta di Dude-Lebowski che passa il tempo in pigiama e che si è messo a fare il ghostwriter per le memorie di un ex pornodiva (Barbora Bobulova).
Ma quando Bruno scopre che Luca è in realtà suo figlio, tutto cambia…
Che l’esordiente regista Francesco Bruni abbia alle spalle un’importante carriera da sceneggiatore (tutti i Virzì, molti episodi di Montalbano) si vede benissimo poiché finalmente assistiamo a un film italiano ben scritto, senza cadute di ritmo o dialoghi e situazioni che gridano vendetta.
Tutto è naturale, spontaneo, come la recitazione dell’ottimo esordiente non professionista Scicchittano. Le situazioni, i dialoghi, i tempi sono azzeccati, gli interpreti strepitosi: insomma una gradevolissima quanto eclatante sorpresa per il cinema italiano, giustamente premiata all’ultimo film di Venezia nella sezione Controcampo. Siamo di fronte a un film italiano che merita di essere lodato, amato e soprattutto guardato, anche se ciò, naturalmente non sta accadendo (anche se 2 milioni di euro per un esordiente italiano è comunque un dato quasi positivo). Il termine commedia generazionale qui calza a pennello visto che il film offre uno sguardo sincero su due generazioni a confronto: quella disillusa e rassegnata che ha vissuto il ‘68 e ha visto concretizzarsi nella generazione successiva tutti i timori e gli ostacoli da combattere e quella dei giovani d’oggi che di ideali non ne hanno affatto (e neppure disciplina).
Una visione certamente parziale, ma lo è anche quella degli adolescenti italiani dipinti nella maggior parte delle nostre pellicole (ad eccezione di Cosmonauta o Il Primo giorno d’inverno, che consiglio di recuperare nonostante la difficile reperibilità). Per una volta infatti la vita del teenager non ruota interamente intorno alla perdita della verginità a o un lucchetto su un ponte.
E senza pedanteria, moralismi, volgarità o scene madri ricattatorie, il film è educativo, sociologicamente importante, divertente e in qualche modo commovente nella sua tenerezza di fondo. Perché questi due personaggi, non propriamente positivi, ma reali, innescano subito grande empatia con il pubblico e vorresti che le loro vicende non si concludano affatto dopo il film. Anzi. Qui una serie ci starebbe proprio, ma non di quelle poliziesche che piacciono tanto ai pischelletti e che quindi fanno soldi (così dice il personaggio di Vinicio Marchioni, star di Romanzo Criminale), ma una sugli adolescenti veri, perché non tutti sono tutti figli di Moccia o di Twilight.
VOTO: 8-
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