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Sciarada di Stanley Donen

Creato il 01 gennaio 2012 da Spaceoddity
Non c'è terreno più fertile della guerra fredda, sembra quasi un alibi per raccontare storie. Sullo sfondo di storie di spionaggio, di intrighi internazionali, di lotte al crimine o alla giustizia, si è intessuta la narrativa della migliore e più prolifica cinematografia americana dagli anni '50 in poi. Sciarada (1963, tit. or. Charade) di Stanley Donen ne è un esempio superlativo. Basato sul più vieto dei canovacci possibili, con alle spalle Alfred HitchcockBilly Wilder e colleghi, questo gioco enigmistico in forma di film entusiasma dalla prima all'ultima scena, a dispetto di qualche vuoto narrativo, per una scrittura fulminante e superba.
Sciarada di Stanley DonenDi mezzo ci sono tanti soldi che non si trovano, Maggie, una bellissima vedova (Audrey Hepburn), un uomo che non si sa bene chi sia, ma non è certo sprovvisto di nomi e di identità (Cary Grant), un ispettore in carriera (Jacques Marin), un sedicente infiltrato nella CIA (Walter Matthau) e tre loschi individui con cui non vien troppa voglia di socializzare (James Coburn, George Kennedy e Ned Glass). Prima che inizi il film c'era anche un altro, il marito di Maggie, ma questi muore prima dei titoli di testa e tutto sembra procedere come se Charade di Stanley Donen fosse un'indagine per scoprire l'assassino.
Ma Sciarada di Stanley Donen, appunto, è piuttosto indifferente, per usare un eufemismo, alla vita e alla morte del sig. Lampert (e a molte altre): è un gioco sofisticato di menzogne, parole, promesse e fiducia più o meno mal riposta, dove Parigi, le battute e l'azione la fanno da padroni. Non è la verità che conta, e per la verità neanche le bugie: conta solo quel che avviene sotto gli occhi dello spettatore. Per questo la protagonista, oltre a essere amabile, è sincera: non nasconde niente, non c'è un secondo fine, il mondo, con i suoi giochetti, le si avvolge attorno.
Indomabile cavalcata sui sentimenti, sul buon senso e con un finale liberatorio e assolutamente per bene, Sciarada di Stanley Donen, con la sceneggiatura di Peter Stone, ha la forza e l'intelligenza di essere garbatissimo e scorretto quanto basta per accontentare e sedurre tutti. Va da sé che non è un capolavoro, ma si fa ricordare e diverte con tutto l'estro di un cinema che nell'insieme ha fatto epoca. Ad avercene!

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