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Scienza della lettura

Da Fishcanfly @marcodecave

L’altra sera sono stata a un reading di poesie.

Mi piacciono le poesie, mi piace leggerle, mi piace ascoltarle.

Ancor di più mi piace lo sguardo di chi le legge, il modo in cui la voce viene modulata durante la lettura, la varietà dei gesti, che nascono morbidi, e possono farsi ora decisi, ora furiosi, ora disperati.

Osservata scientificamente, la scena che appare è la seguente.

Un gruppo ristretto di soggetti, il più delle volte alquanto sui generis, si pone davanti ad un gruppo, solitamente ben più ampio, di cosiddetti “ascoltatori”. I primi, i poeti, leggono, i secondi com’è naturale, ascoltano. Sono il pubblico.

Scienza della lettura

Un signore è seduto in prima fila e ha un bicchiere in mano. Una ragazza dallo sguardo languido se ne sta con il mento appoggiato sulla mano e lascia che il suo caffè si raffreddi. Un tipo se ne sta in piedi, appoggiato a una colonna, le braccia incrociate… tutti sembrano ascoltare, qualcuno appare rapito dalle parole, altri invece ostentano indifferenza.

Ha inizio ora uno dei più antichi processi di fisica dell’anima ad oggi conosciuti. Quello per cui tra i due gruppi avviene una sorta di scambio, un’osmosi di emozioni il cui veicolo fondamentale sono le parole.

In una situazione si questo tipo, di norma si assiste alla lettura di tre, quattro, anche cinque poesie. Già alla seconda, il pubblico, ahimè, tende ad assuefarsi all’ascolto e si adagia in quello che si può descrivere uno “schema lettura-ascolto-applauso”. Dunque, esso scivola in una sorta di trance e alla terza poesia si trova in uno stato di semi-incoscienza. Giunti a questa fase del processo, ascoltare è come non ascoltare e applaudire non appena cala il silenzio è un gesto tecnico, automatico.

A volte però una poesia, una poesia che per qualche oscuro motivo risulta diversa alle orecchie del pubblico in questione, riesce a risvegliare l’uditorio dall’ipnotica pigrizia intellettuale che ne oscura i sensi per cui, con un trasalimento, esso ritorna presente a se stesso, all’improvviso ascolta, interiorizza, nel pieno di uno shock-da-ritorno-alla-coscienza.

Altrettanto velocemente la poesia si conclude e il povero ascoltatore resta col cuore sospeso. Ha perso il ritmo ascolto-applauso di poco prima. Subentra ora una fase riflessiva, in cui esso, in pochi secondi si ricompone e, in un tumulto di sentimenti contraddittori, si scioglie in un ben più sincero applauso, esprimendo reale apprezzamento.

L’esperienza empirica conferma che nella maggior parte dei casi, passata questa fase di euforia  chimica, lo spettatore in breve tempo rientrerà nello stato di  trance, compiendo l’ultimo tratto della parabola discendente tracciata dal processo in esame.

Tuttavia, nella sua memoria non-cosciente, in qualche regione nascosta e remota del suo animo, quel momento verrà conservato in virtù del suo valore tutto particolare.



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