Credere in un mondo migliore equivale, specialmente di questi tempi, a sperare in un progresso condiviso fra "larghe intese": dalla società all'ambiente, dall'economia alla natura. La sensazione, da seguire necessariamente, sembra essere quella del "non poter più lasciare indietro nulla" nel mare dimenticato fino ad oggi: ricordarsi che l'astronave Terra è una sola, ricordarsi che l'uomo è semplice anello e non gancio distruttore nella catena "della vita". L'essere umano, in quanto dotato di un'intelligenza potenzialmente sterminata, dovrebbe giocare un ruolo esercitando con sempre maggiore consapevolezza il proprio straordinario potere: costruire qualcosa incapace di compromettere negativamente (e definitivamente, nds) gli equilibri che la natura ha costruito attraverso lotte e processi millenari. Essere umano dovrebbe significare, in primo luogo e senza accezione alcuna, porre ideali di sostenibilità e vivibilità davanti a qualunque cosa: siano ammessi in questo percorso errori che non siano fatti tramutare in orrori. Nelle dinamiche umane nient'altro è più potente della capacità di fare, di realizzare; grazie a secoli di progresso e sviluppi teorici, l'uomo può (oggi più che mai, nds) tradurre in realtà pensieri e congetture. Dentro all'arte del fare è possibile mescolare ogni cosa: dall'uso di un primitivo sasso per fare fuoco alla realizzazione di imponenti progetti derivati da lunghissime elucubrazioni. In mezzo a questo immenso "fare" si nasconde una delle più grandi "scoperte" umane di tutti i tempi: la scienza. La parola scienza vuole significare, oggi come oggi, "troppo di tutto"; in mezzo al suo oceano ci sono l'ingegneria, la biologia, la chimica, la matematica, la fisica, l'astronomia, la medicina, la statistica, le scienze naturali e tanto altro (di ignorato) ancora. Fare scienza dovrebbe significare, in prima istanza, saper individuare legami e/o fili sottili che intercorrono fra tutti questi campi. Il progresso scientifico dovrebbe essere vincolato, non da ultimo, anche alla diffusione di quella troppo sottovalutatacultura scientifica: scienza ed invenzioni scientifiche hanno (ed avranno) un impatto enorme e sempre maggiore nella vita di ogni essere umano. La cultura della scienza prevede un addestramento significativo e vincolato alla necessità disemplificazione del caos esterno: saper tradurre un fenomeno reale in formule matematiche e concepibili è solo un esempio delle tante missioni a cui la scienza può prestare ascolto. Scienza vincolata a comprensione nella società, dunque: può tutto essere fatto a dimensione d'uomo e di natura? Può successivamente quel tutto essere ristrutturato e migliorato in termini di sostenibilità qualora le direzioni impresse non siano corrette? La scienza dovrebbe essere uno dei punti chiave con cui decifrare i repentini cambiamenti della società e del mondo esterno: condizionale d'obbligo, ovviamente. In una società contemporaneamente confusa come quella moderna, servirebbero punti di vista democraticamentecondivisi sul valore da attribuire alla scienza ed ai suoi impatti nella vita di ogni essere umano; può una qualunque forma di politica decidere in maniera completamente autonoma sul futuro energetico di un Paese? Possono rimanere inascoltate le intime volontà personali relativamente alle questioni del fine vita? Può una rinnovata forma di etica contribuire a ricostruire argini importanti del caos socio-ambientale moderno? Le domande a cui scienza ed umanità intera dovranno rispondere, anche nel futuro più immediato, saranno sempre più importanti ed imponenti: nulla potrà più essere considerato stagno ed estraneo. Servirà mettere in stretta correlazione ambiente ed economia, società e sviluppo sostenibile: su questo fronte, le discipline scientifiche dovranno giocare la partita più importante. Il dibattito fra scienza e democrazia prosegue nell'iniziativa promossa dalla Fondazione diritti genetici e riportata in un articolo multimediale da La Repubblica: chi deve decidere della scienza e della luce da gettare sui suoi percorsi di sviluppo? E' essenziale o superfluo condividere e discutere di imponenti decisioni con la base della piramide-società? Queste sono solo alcune e marginali domande a cui molti esperti di ogni tipo cercheranno di rispondere: ricercatori, economisti, filosofi, costituzionalisti, scienziati e professori. Le riflessioni sono, oggi più che mai, aperte: è necessario discutere e provare a riscrivere anche questa "fetta" di sistema. Progresso scientifico, divulgazione e cultura scientifica: su questi essenziali cardini potrà disegnarsi un domani sicuramente migliore di questa contemporaneità? Ai posteri le ardue discussioni.
Per saperne di più: "Scienza e democrazia, il dibattito apre al pubblico", LaRepubblica, (http://www.repubblica.it/scienze/2012/02/21/news/scienza_e_democrazia_dibattito_apre_pubblico-30263242/)
"Il Forum Scienza & Democrazia", (http://www.scienceanddemocracy.it/scienza-e-democrazia/)
"Decidere noi della scienza", G.Zagrebelsky, LaRepubblica, (http://www.repubblica.it/scienze/2012/02/21/news/scienza_e_democrazia_intervento_zagrebelsky-30263309/)