Ecco il comunicato diffuso dalla relativa associazione di categoria
Avendo esperito infruttuosamente le procedure di raffreddamento previste dall’articolo 7 del Codice di autoregolamentazione per l’esercizio dello sciopero e delle astensioni dalle attività giudiziarie nel comparto degli uffici del giudice di pace di cui alla nota 15.10.2013, la magistratura di pace associata ha proclamato lo sciopero nazionale dei giudici di pace dal 25 novembre al 6 dicembre 2013.
Le organizzazioni rappresentative della categoria denunciano quanto segue:
1. Le assicurazioni avute dal Ministro nell’incontro del luglio scorso circa l’esigenza di garantire la continuità del servizio dei giudici di pace si sono risolte in una mera proroga di un anno, inserita in un contesto legislativo, il disegno legge di stabilità, che pure presenta provvedimenti di lungo respiro (da provvedimenti finanziari triennali e oltre a misure che modificano stabilmente la normativa in materia di trattamento degli statali fino a stabili avanzamenti di carriera per militari e personale di Polizia) e che avrebbe consentito, quanto meno, un mandato quadriennale per i giudici di pace in servizio, come promesso dal Ministro.
2. La scadenza del mandato di tutti i giudici di pace in servizio nei prossimi mesi e la concomitante revisione della geografia giudiziaria con la eliminazione di molti uffici pone, senza la previsione della permanenza stabile in servizio dei giudici di pace, gravissimi ed immediati problemi sulla funzionalità ed efficienza degli Uffici del Giudice di Pace, a serio rischio di paralisi.
3. Il Senato, nel silenzio del Ministero della Giustizia, ha iniziato l’esame di un disegno di legge presentato dall’attuale senatore Caliendo, già Sottosegretario alla Giustizia, che ripropone un progetto a suo tempo bocciato ben 5 volte dal Consiglio dei Ministri perché palesemente incostituzionale ed inadeguato, nonché fortemente avversato dalla intera categoria dei giudici di pace con 6 settimane di sciopero.
4. Ci chiediamo quale coerenza vi sia, da parte del Governo e del Parlamento, tra il denunciare, da un lato, l’esigenza insopprimibile di porre fine ai gravi ritardi della Giustizia ipotizzando un aumento della competenza dei giudici di pace, come autorevolmente auspicato dal Comitato dei Saggi e dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ed il mostrare, d’altro canto, disinteresse e sfavore nei confronti della Giustizia di Pace, la quale da quasi un ventennio smaltisce in tempi rapidissimi due milioni di controversie penali e civili l’anno, con una durata media dei processi inferiore all’anno e costi 20 volte inferiori a quelli dei Tribunali, anche tenuto conto degli effetti deleteri della legge Pinto in materia di ragionevole durata del processo.
5. Il nostro ordinamento costituzionale non consente di distinguere, Né tanto meno di discriminare la magistratura di pace dalla restante magistratura ordinaria; l’onorarietà qualifica esclusivamente le modalità di accesso alla funzione giudiziaria ordinaria che, per consolidata giurisprudenza della Corte Costituzionale, è unica ed assoggettata solo alla legge, nei limiti in cui la legge medesima rispetti i principi inviolabili di indipendenza, imparzialità, professionalità ed efficienza del giudice. Non esiste una giustizia onoraria, semmai una giustizia che funziona ed una giustizia che non funziona.
6. I giudici di pace chiedono al Governo ed al Parlamento il rispetto della Costituzione, nonché delle raccomandazioni e sollecitazioni provenienti dalle più alte Istituzioni Europee (Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa): la Giustizia, in qualsiasi grado e da chiunque svolta, esige, al fine di garantire l’imparzialità, indipendenza e professionalità del giudice, il riconoscimento a tutti magistrati, siano essi onorari o di carriera, dei diritti fondamentali della continuità del servizio, delle tutele previdenziali ed assistenziali (anzianità, salute, maternità, famiglia), della rappresentanza negli organi di autogoverno, del diritto di difesa nei procedimenti disciplinari e paradisciplinari.
In tal senso, categorica è la raccomandazione del 27.11.2010 del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, espressamente estesa anche ai giudici onorari.
La gravità della situazione, l’incomprensibile atteggiamento negativo di alcuni esponenti politici nel portare avanti progetti che negano tali diritti fondamentali ed il silenzio del Ministro della Giustizia contrastano con l’insopprimibile esigenza di difesa della dignità della funzione giurisdizionale e dell’efficienza degli uffici giudiziari, prima ancora che ledere gravemente gli interessi e le legittime aspettative dei giudici di pace, ed ha costretto gli organi deliberanti delle organizzazioni rappresentative di categoria a proclamare uno sciopero per la durata massima consentita di due settimane.comunicato stampa giudici di pace 17 novembre 2013