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Scissione del Pd per la rinascita

Creato il 27 aprile 2013 da Albertocapece

QUIRINALE: GIOVANI PD OCCUPANO SEDI PARTITOA due mesi dalle elezioni e dopo tutto quello che abbiamo visto, non c’è alcun dubbio che l’unico modo per sbloccare la politica in Italia è una scissione del Pd. Per parecchi motivi, il più evidente dei quali è che ormai da un quindicennio il centro sinistra e la banda del Cavaliere rappresentano in realtà le due facce della triste moneta dell’immobilismo e della drammatica carenza di rappresentanza dei partiti. La cosiddetta “guerra civile” tra Berlusconi e i “comunisti” è rimasta come fossilizzata perché i due schieramenti sono stati più complementari che alternativi: e infatti entrambi si sono ber guardati dall’aggredire le basi di consenso dell’altro. Tutto è peggiorato con la creazione del Pd, pensato proprio per gestire un bipolarismo del consenso, che ha definitivamente paralizzato il centrosinistra grazie all’immissione diretta nel suo cuore di posizioni conservatrici. Da allora non è stato più possibile ascoltare una parola netta e chiara su nessun argomento, ma  solo acrobatici e patetici tentativi di sintetizzare tutto e il contrario di tutto.

Adesso il tentativo è quello di far credere che il governissimo Letta il cui il maggiore azionista e fautore è proprio Berlusconi, oltre che gli sponsor europei di contorno, avrà una vita relativamente breve, sarà di scopo, anche se non si capisce bene quale, servirà a fare alcune cose prima di ridare la parola alle urne. Ma si tratta di una balla che i media si divertono a raccontare per attutire l’impatto della verità: l’esecutivo di inciucio non è altro che la forma ufficiale e scoperta di un consociativismo che ci sta governando da vent’anni. L’emergenza economica, peraltro creata proprio dalle larghe intese sotterranee, dalla mancanza di elaborazione politica e dai conseguenti cedimenti ai diktat, prende ora il posto della guerra civile, come “schermo” di un ceto politico incistato nel potere e del tutto estraniato dal proprio elettorato. Quindi non c’è ragione di credere che si tratti di un esperimento o di uno stato di eccezione di breve o media durata. Tanto più che un ritorno alle urne in questo momento lo può volere solo Berlusconi, visto che altri contendenti sono in calo e tutti alla cadrega ci tengono, compresi “i cittadini” del M5S.

Certo c’è anche la piazza, c’è la possibilità che le polveri accumulate in anni di declino, di impoverimento, di disagio sociale  prendano fuoco invece di essere irrorate dalla pioggerellina di rassegnazione e dalle illusioni di imminente ripresa che vengono sparse senza alcuna razionalità e verosimiglianza prima dai colpevoli poteri europei e poi macinate allegramente nei mulini dei media. Ma al di là di questo esito drammatico della fine di un’epoca, le prospettive di una uscita politica da questa situazione sono abbastanza remote: l’opposizione grillina già fa trasparire in streaming qualche allentamento e qualche stanchezza, anche perché da soli, senza esperienza e con una struttura tutta da creare, è dura. Perciò l’unica strada per rimettere in moto le cose e vincere il veleno della mela stregata, è proprio una scissione del Pd che consenta  la creazione di una forza politica autenticamente socialdemocratica, pronta a riportare al voto milioni di delusi e a collegarsi con altre opposizioni.

E’ un’operazione  difficile, per molti motivi, non ultima la strenua resistenza della parte conservatrice che, tornata autonoma, finirebbe per essere fagocitata dal centro destra e si estinguerebbe come è successo a tutti i pionieri come Rutelli o anche ai vecchi furbacchioni come Casini: probabilmente come accade a tutti gli organismi che hanno una logica parassitaria, fanno perdere più voti di quanti ne portino, anche se baffino D’Alema, non arriverà mai a capirlo. Gli uomini di riferimento ci sono: uno potrebbe essere Rodotà, un altro Landini, altri ancora Civati e i giovani turchi, nonostante la figura di mozzarella che hanno appena fatto, magari Barca che se non altro è un organizzatore e sperabilmente altre persone finora estranee all’azione politica diretta e anche alla mentalità del frazionismo infinito. Ma tutto questo potrà avere un senso se ci sarà un distacco netto dall’ambiguità in cui si è perso il Pd e anche dalla sua fallimentare dirigenza. Nessuno, dopo quanto è avvenuto, può seriamente pensare di bonificare il partito esistente. E anzi è del tutto evidente che per la sinistra in questo Paese occorre creare un’ altra occasione, lontana le mille miglia dalla disgregante storia del Pci post Berlinguer, ma anche dalla palude del blairismo o dello schroedersimo. Qualcosa di diverso per il quale gli spazi aperti dalla crisi terminale del sistema politico, sono un’occasione da non perdere.

Per questo una scissione non può essere un ritorno alla statu quo ante, la separazione dopo un matrimonio sterile e dominato dall’incompatibilità di carattere: anche se fosse possibile in mezzo alla densa fauna di burosauri destinati all’estinzione, non avrebbe senso. Anzi la stessa parola scissione appare povera e fuorviante: sarebbe meglio dire rinascita o reinvenzione. E” una nuova storia quella che deve cominciare.  Com’è nuova la storia che il Paese si trova ad affrontare  e che oggi sta soltanto subendo.

 


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