E’ stato pubblicato sulla rivista scientifica Giornale Italiano di Cardiologia Pratica uno studio intitolato “Epidemiologia della CCSVI nella SM utilizzando ECD-TCCS e Flebografia“
Secondo alcuni ricercatori pugliesi, coordinati dall’angiologo Aldo d’Alessandro, l’insufficienza venosa cerebrospinale cronica (CCSVI) è un quadro vascolare recentemente esaminato e caratterizzato da stenosi multiple delle principali vie del drenaggio venoso extracraniale, specialmente nelle vene giugulari interne (IJV) e nell’azygos (AZY). Ne deriva l’apertura di circoli collaterali, chiaramente dimostrati per mezzo di flebografia selettiva. Studi flebografici dei sistemi IJV e AZY hanno dimostrato che le stenosi venose erano malformazioni di tipo trunculare.
È stato riscontrato che la CCSVI è fortemente collegata alla sclerosi multipla (SM), una malattia neurodegenerativa considerata sino a poco tempo di origine autoimmune.
La SM viene classificata sulla base di tre principali clinici della malattia:
1. forma recidivante-remittente (RR), con cui spesso esordisce la malattia stessa ed è caratterizzata da acute esacerbazioni seguite da recupero completo inizialmente e poi solo parziale nel tempo.
2. forma secondariamente progressiva (SP) caratterizzata da un progressivo deterioramento delle funzioni neurologiche, generalmente insorge dopo diversi anni dalla diagnosi di S.M., ed è preceduta dalla forma RR.
3. forma primariamente progressiva (PP) caratterizzata dall’assenza di attacchi acuti, ma da decorso clinico progressivo a partire dall’esordio.
Nella CCSVI vengono attivati circoli collaterali; essi by-passano le vene ostruite e quindi riducono la resistenza al drenaggio, evitando l’ipertensione intracranica. Tuttavia, il tempo del flusso venoso è maggiore rispetto al normale, provocando un insufficiente drenaggio venoso, come confermato dagli studi di perfusione con RM.
In una prima fase di screening in cui i cinque parametri fisiologici che caratterizzano il ritorno venoso cerebrale misurabile in maniera non invasiva con ECD-TCCS sono stati rilevati su pazienti affetti da SM.
In una seconda fase in cui i pazienti che presentassero almeno due parametri ECD-TCCS anomali si sottoponevano a completamento d’indagine diagnostica invasiva rappresentata dalla flebografia selettiva dei sistemi giugulare interna ed azygos.
Sono stati studiati 137 pazienti affetti da Sclerosi Multipla Clinicamente Definita (SMCD) diagnosticata in base ai criteri di McDonald revisionati con età media 43,03 (età compresa tra 20 e 73 anni). Questo gruppo composto da 90 femmine (65,69%) e 47 maschi (34,30%) include 80 pazienti (58,39%) con decorso clinico a riacutizzazioni–remissioni (RR), 38 pazienti (27,73%) con una forma secondariamente progressiva (SP), e 8 pazienti (5,83%) con una forma primariamente progressiva (PP).
Dei 200 pazienti che sono stati sottoposti a ECD-TCCS sono risultati positivi ad almeno 2 parametri 184 pazienti (92%) e negativi 16 pazienti (8%).
E’ stato deciso quindi, insieme ai pazienti a cui è stato somministrato il consenso informato, di sottoporre ad ulteriore indagine diagnostica invasiva flebografica 41 pazienti per verificare la correttezza della diagnosi ultrasonografica.
Nei 41 pazienti positivi all’esame ECD-TCCS e studiati con flebografia selettiva, tutti presentavano anomalie venose alle vene giugulari interne ed inoltre 20 dei 41 pazienti (50% circa) presentavano contemporaneamente anomalie venose alla vena azygos.
Al termine dello studio, secondo gli autori, si possono fare le seguenti considerazioni:
1) l’esame ECD-TCCS è uno strumento indispensabile per la diagnosi di CCSVI in pazienti con SM. Infatti l’esame ECD-TCCS, sebbene abbia bisogno di un nuovo approccio culturale e che ha quindi necessità di un lungo periodo di apprendimento. Non meraviglia pertanto che vi siano studi così discordanti tra loro nella percentuale di positività.
2) l’esame ECD-TCCS è sovrapponibile alla flebografia selettiva (100% dei pazienti) per ciò che riguarda la diagnosi di CCSVI mentre presenta margini di errori, anche significativi, non nella diagnosi di CCSVI ma nella individuazione dei vasi interessati. Infatti si è rilevato un margine d’errore di circa il 50%. All’esame ECD-TCCS pertanto deve essere affidata la diagnosi di CCSVI senza precisare ulteriormente la natura delle anomalie venose ed i vasi interessati. D’altra parte una percentuale del 100% tra esame ECD-TCCS e flebografia selettiva nella diagnosi di CCSVI indica come l’esame ultrasonografico sia estremamente affidabile nella diagnosi della CCSVI.
3) Inoltre una percentuale del 92% di positività della diagnosi di CCSVI nei pazienti con SM dimostra che la CCSVI è il più importante fattore di rischio o concausa della SM.
Fonte: http://www.sicex.it/giornale-italiano-di-cardiologia-pratica-anno-2-numero-2/