Sull’ancora controverso tema della correlazione tra l’insufficienza venosa cronica cerebrospinale (CCSVI), scoperta dal prof. Zamboni dell’Università di Ferrara nel 2007, e la sclerosi multipla (SM), MEDITERRANEWS ha intervistato in pillole il dottor Giampiero Avruscio, angiologo e Direttore dell’UOC di Angiologia dell’Azienda Ospedaliera-Universitaria di Padova.
1) Dottore, nella sue esperienza diagnostica della CCSVI, in quale percentuale di malati di sclerosi multipla lei finora ha trovato la CCSVI?
“Premetto che da quando mi sono trasferito nell’Azienda Ospedaliera-Universitaria di Padova dove ho assunto l’incarico di Direttore dell’UOC di Angiologia, non è più attivo l’ambulatorio diagnostico dell’ULSS 16 dove venivano eseguiti gli esami venosi del collo secondo il metodo Zamboni. Le anomalie venose riscontrate con tale metodo, erano intorno al 90% nei soggetti con SM.”
2) A suo avviso si tratta di un esame molto complesso? Richiede un’esperienza specifica?
“Non è solo un esame complesso, lungo e accurato, ma occorre un’apparecchiatura tecnologicamente avanzata e idonea allo scopo. Inoltre è di fondamentale importanza un adeguato training formativo ed una esperienza e capacità notevoli, trattandosi di una materia nuova e affatto conosciuta prima di Zamboni.”
3) Per quanto riguarda coloro che si sono poi si sono autonomamente sottoposti all’intervento di angioplastica (PTA) nei controlli post-intervento quale percentuale di successo tecnico angiografico ha osservato?
“Purtroppo non ho potuto seguire tutti coloro che si sono sottoposti ad intervento di angioplastica. I dati sono risultati contrastanti. Molti pazienti sottoposti ad angioplastica in Italia e all’estero, erano ancora portatori di anomalie venose.”
4) Relativamente ai sintomi della sclerosi multipla che cosa ci può dire? Ci sono stati dei miglioramenti dopo l’intervento?
“Non c’è ancora uno studio scientifico che correli in modo chiaro, netto e inoppugnabile la SM con le anomalie venose del collo (CCSVI). La maggior parte dei pazienti ha riferito una qualità della vita migliore appena dopo l’intervento che però in molti casi regrediva nel medio-lungo termine.”
5) Il team del prof. Zamboni in una pubblicazione dell’anno scorso (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23761870 ) ha ipotizzato tra le possibili cause di ostruzione venosa una compressione del muscolo omoioideo. A Catania alcuni suoi colleghi hanno iniziato a fare interventi chirurgici su questo muscolo. Cosa ne pensa in merito?
“Le cause che ostacolano il deflusso venoso cerebrale attraverso il sistema delle vene giugulari, Azygos e vertebrali possono essere molteplici. Quella del muscolo omoioideo come ostacolo compressivo ab extrinseco sulle vene giugulari è un’ipotesi di studio interessante che vale la pena prendere in seria considerazione.”
6) Pensa in qualche modo di poter pubblicare i suoi dati, magari su qualche rivista italiana o straniera?
“I dati osservazionali di singoli centri sono certamente importanti, ma finché non ci saranno i risultati di studi multicentrici, randomizzati, in doppio cieco, condotti in modo scientificamente inoppugnabile, che possano dire una parola definitiva su una eventuale correlazione tra SM e anomalie venose del collo (CCSVI), il mio impegno attualmente è rivolto all’istituzione di una diagnostica e terapia delle anomalie venose del collo (CCSVI) fruibili attraverso il SSN, come peraltro già sancìto da una lettera esplicativa della Regione Veneto inviata a tutte le Aziende Sanitarie del Veneto, indipendentemente dalla presenza della SM al fine di migliorare la Qualità della vita dei pazienti affetti da tale patologia che ostacola il deflusso venoso.”
7) Molti neurologi continuano a negare la stessa esistenza della CCSVI scoperta dal prof. Zamboni e considerano inutile se non pericoloso l’intervento di angioplastica, per cercare di disostruire le vene. Cosa vorrebbe dire a questi colleghi così scettici?
“Chi ha competenza di circolazione venosa, conosce i danni che una stasi venosa può provocare cronicamente nel tempo. Danni che possono diventare invalidanti e difficili da curare. L’Università di Padova festeggia proprio in questo 2014 i 500 anni della nascita di Andrea Vesalio, a cui si fa riferimento per la nascita della Medicina Moderna. Quella Medicina che ha rivoluzionato l’”ipse dixit” della Medicina Galenica, facendo progredire la conoscenza attraverso il rigore dell’osservazione e della descrizione scientifica. A Padova ha insegnato Fabrizio d’Acquapendente, che tra l’altro ha descritto l’anatomia delle valvole venose nel De venarum ostiolis (1603), conoscenza trasmessa al suo allievo William Harvey che per primo ha descritto la fisiologia del circolo come oggi la conosciamo. A Padova ha insegnato Galileo Galilei, padre della sperimentazione scientifica. Tutte persone che non hanno avuto certo una vita facile per le loro idee rivoluzionarie che hanno cambiato il mondo, contro lo scetticismo dei rinomati scienziati dell’epoca. L’unica risposta a tante legittime domande se le anomalie venose del collo, identificate come CCSVI possono o meno essere correlate a patologie neurodegenerative come la SM, è solo il metodo scientifico, perché come affermava Morgagni, altro Medico “padovano” eccellente: «Quanto al resto prego Dio – creatore sapientissimo del corpo umano – di poter seguire non la novità, non il passato, ma solamente la verità»”