Continua la polemica innescata da alcuni neurologi sul ruolo dell’insufficienza venosa cronica cerebrospinale (CCSVI), scoperta nel 2007 dal prof. Paolo Zamboni (Direttore del Centro Malattie Vascolari dell’Università di Ferrara), nella sclerosi multipla (SM), malattia gravemente invalidante che colpisce 63.000 italiani e per la quale non si conoscono ancora né le cause né una terapia definitiva e valida per tutti, nonostante le ingenti risorse investite per la ricerca soprattutto nel ricco settore farmaceutico.
Sulla materia abbiamo intervistato il neurologo sloveno prof. Miro Denislic dell’Università di Lubiana, medico con lunga esperienza:
Professor Denišlič, sulla base della sua esperienza la CCSVI scoperta dal prof. Zamboni esiste veramente?
“Sulla base della la mia esperienza ho l’impressione che la CCSVI abbia un ruolo importante nei pazienti con sclerosi multipla. Il grado di disabilità aumenta il numero delle lesioni venose, in tutti i pazienti con EDSS (scala di disabilità per pazienti affetti da sclerosi multipla) ≥ 6 sono state osservate anomalie venose. Anche nei pazienti con decorso della malattia recidivante-remittente e disabilità più alta sono state osservate lesioni venose. Su 12 cadaveri di persone non-SM è stata trovata 1 (una) sola anomalia del lume – stenosi – nella vena giugulare. Nel gruppo di pazienti SM-RR, dopo la procedura endovascolare è stato raggiunto a 12 mesi un significativo miglioramento della disabilità clinica. Inoltre, è stato riportato un miglioramento della qualità di vita valutato con le scale MSIS-29 e VAS.”
A suo avviso c’è una correlazione con la sclerosi multipla e le altre malattie neurologiche?
“Abbiamo studiato un piccolo gruppo di pazienti con altre malattie neurologiche. Il prof. Zivadinov ha descritto anomalie venose anche in alcuni pazienti con cambiamenti cardiaci valvolari. Inoltre, il Dr. Salvi ha descritto cambiamenti venosi in altre malattie neurologiche. Suppongo, che nei pazienti con altre malattie neurodegenerative possono esistere delle anomalie venose.”
Sullo studio CoSMo dell’Aism che nega questa correlazione cosa ci può dire?
“Questo studio italiano sostiene la mia opinione che l’ecodoppler non può essere un gold-standard per la diagnosi di ostacoli venosi. E’ più appropriato un approccio multimodale per l’esame del percorso venoso. Non so se hanno usato gli stessi criteri come proposti dal prof. Zamboni. Gli studi pubblicati (Ludyga, Petrov, Mandato, Denislic) hanno descritto un risultato flebografico normale solo nel 2,1-3,1% dei pazienti con SM. Vorrei invitare i colleghi italiani ad unirsi al nostro gruppo e ad esaminare i pazienti con il doppler e la flebografia invasiva.”
Ai malati di SM positivi alla CCSVI consiglierebbe di fare l’intervento di angioplastica oppure è meglio aspettare la fine degli studi in corso?
“Il mio suggerimento è quello di eseguire presto l’angioplastica durante il decorso RR della malattia prima di raggiungere il punteggio di disabilità più alto. Tuttavia, è importante includere i pazienti in un gruppo di studio con un regolare follow-up. La pratica multi centrica con valutazione in cieco dovrebbe essere il modo più appropriato per fare un ulteriore passo in avanti nella valutazione dell’efficacia delle procedure endovascolari.
Lo studio in doppio cieco è molto dubbio dal punto di vista etico.”