Sclerosi Multipla: lo strano studio di Catania sul Metodo Zamboni

Creato il 02 ottobre 2012 da Yellowflate @yellowflate

Continua la battaglia di alcuni neurologi contro la teoria del prof. Paolo Zamboni sulla correlazione tra l’insufficienza venosa cronica cerebro spinale (CCSVI), da lui stesso scoperto nel 2007, e la sclerosi multipla (SM), malattia gravemente invalidante che colpisce 63.000 italiani e per la quale purtroppo non si conoscono ancora né le cause né una terapia valida per tutti.

L’Ansa di lunedì 1° ottobre ha lanciato una notizia ( ripresa anche dal Corriere del Mezzogiorno) intitolata “Salute: Anomalie venose conseguenza, non causa sclerosi. Ricercatori Catania, dubbia efficacia “terapia di liberazione”.
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Secondo la fonte Ansa, le anomalie del flusso venoso cerebrale potrebbero essere una conseguenza della disabilità derivante dalla Sclerosi Multipla, piuttosto che essere causa della malattia, come alcune analisi precedenti hanno sostenuto.
Lo evidenzierebbero i risultati di uno studio effettuato a Catania, e pubblicato sulla rivista scientifica PLoS one.
Il rapporto dell’Università etnea, condotto e coordinato rispettivamente dai professori Francesco Patti e Mario Zappia – effettuato su un campione rappresentativo della città di Catania (148 pazienti con SM, 177 soggetti sani e 40 affetti da altre patologie) – avrebbe evidenziato segni di insufficienza cerebrospinale venosa cronica (CCSVI) nel 18,9% dei pazienti con SM.
Sarebbe inoltre risultata presente anche nel 6,4% dei pazienti sani e nel 5% dei pazienti con altre patologie neurologiche.
“In Italia – avrebbe concluso Zappia – gli organismi regolatori ministeriali e la Società Italiana di Neurologia si sono espressi negativamente sulla possibilità di effettuare tali procedure di dubbia efficacia e sicurezza, che dovrebbero essere bloccate e condotte esclusivamente nell’ambito di sperimentazioni cliniche autorizzate”.

A prima vista questa notizia potrebbe gettare nello sconforto qualche ingenuo lettore, ma se si va a leggere lo studio catanese citato dall’articolo ed intitolato “Sclerosi Multipla e CCSVI: uno studio caso-controllo basato sulla popolazione” si scoprirà una realtà molto diversa.
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Nelle conclusioni finali dello studio, secondo gli autori (tra cui figurano anche i neurologi Patti e Zappia), una maggiore frequenza di CCSVI è stata riscontrata in pazienti con sclerosi multipla; era più evidente nei pazienti con sclerosi multipla avanzata, suggerendo che la CCSVI potrebbe essere correlata alla disabilità nella SM.

Nello studio non si parla dunque di un ruolo causale della sclerosi multipla verso le malformazioni venose (che secondo Zamboni invece sono congenite) né si entra nel merito degli interventi di angioplastica, trattandosi solo di uno studio diagnostico.

Anzi, si tratta di un forte studio confirmatorio poiché il rischio misurato di avere la SM se c’è la CCSVI è quasi di 4 volte superiore, e la CCSVI sembra avere un ruolo nella progressione il che giustificherebbe abbondantemente il trattare la CCSVI.

Fonte: Ansa
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