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Da Mihajlovic ad Allegri: “a letto” col nemico

Creato il 10 giugno 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

Dopo Capello, Leonardo e Allegri, Sinisa Mihajlovic è l’ultimo esempio di allenatore che si siede sulla panchina del nemico.

Nel mondo del calcio, si sa, gli allenatori vanno e vengono, così come i giocatori. Chi se ne va perché è alla ricerca di nuovi stimoli, chi per soldi, chi perché esonerato visti gli scarsi risultati. Ma cosa succede se un allenatore decide di “andare a letto” col nemico? Mihajlovic, Allegri, Leonardo e Capello ne sono testimoni.

MIHAJLOVIC: dalla frase “Io mai al Milan” alla panchina rossonera

Cominciamo dal tradimento più recente. Sinisa Mihajlovic è prossimo a diventare il nuovo allenatore del Milan, che nel frattempo ha dato il benservito alla bandiera Pippo Inzaghi. SuperPippo, nel suo primo anno da allenatore in Serie A, non è riuscito a centrare l’obiettivo minimo rossonero, ovvero l’Europa League, complici gli scarsi risultati ottenuti nella stagione appena conclusa. Dopo il no di Ancelotti, che ha preferito prendersi un anno sabbatico dopo l’esonero dal Real Madrid, la società di Via Aldo Rossi ha così scelto l’ex allenatore della Sampdoria, che tenterà di riportare in alto i colori rossoneri. Mihajlovic, con un passato nella rivale Inter, è stato protagonista nel lontano 2010 di una conferenza stampa che sta dividendo in due il popolo rossonero: c’è chi apprezza l’arrivo di Mihajlovic e chi, invece, non ha dimenticato il passato nerazzurro e le parole pronunciate 5 anni fa. Il serbo, quando era alla guida del Catania, ad una domanda del giornalista che gli chiedeva se un giorno sarebbe stato capace di allenare il Milan, ha infatti risposto: «Posso anche morire di fame, ma io ho sempre rispetto per le società in cui sono stato, dove ho allenato, e sicuramente sarebbe una cosa difficile rifiutare di allenare il Milan. Non mi si presenterà mai questa opportunità, ma se per caso succedesse in futuro non lo potrei mai allenare, sono stato 4 anni nell’Inter e sono interista». E i tifosi dell’Inter, tanto affezionati a Mihajlovic, cosa penseranno?

ALLEGRI: dal goal di Muntari ad un futuro juventino

Massimiliano Allegri ha vissuto la sua miglior stagione da quando ha intrapreso la carriera di allenatore. Il livornese, dopo aver vissuto tre anni al Milan conditi da uno Scudetto – il primo per Allegri, il 18° per il Diavolo – e una Supercoppa Italiana, è passato in estate alla rivale Juve, dopo l’esonero a gennaio 2014. Subito contestato dal popolo bianconero, ancora scossi dall’addio del tanto amato Conte, Allegri ha sin da subito smentito gli juventini scettici per il suo arrivo, conquistando il quarto Scudetto consecutivo, la decima Coppa Italia e addirittura la finale di Champions League, un traguardo di tutto rispetto. Quando era alla guida del Milan, tuttavia, Allegri si è lasciato andare spesso a dichiarazioni non certo amichevoli nei confronti della Vecchia Signora, anzi. A differenza di Mihajlovic, Allegri non ha mai dichiarato frasi del tipo “mai alla Juve”, ma dopo il famoso goal di Muntari non convalidato in occasione del match Scudetto tra i rossoneri e i bianconeri, l’attuale tecnico della Juventus ha dato comunque inizio ad una “guerra” mediatica che lo ha visto di fronte a Marotta ed Agnelli, le stesse persone che poi lo hanno scelto come dopo Conte. Molte le dichiarazioni che hanno scatenato polemica, tra cui:

«Per me sono… 31! Perché? C’è compreso quello del campionato di serie B. L’ha vinto, no?» in riferimento al numero degli Scudetti della Juventus, a cui è seguita la risposta di Agnelli: «Allegri scherza sul numero dei nostri scudetti? Tutti parlano della Juve, ma noi preferiamo rispettare la regola base di guardare in casa nostra. Io parlo di Juventus, gli altri pensino agli affari loro. Se noi abbiamo 31 titoli, allora il Milan ha due stelle».

«Tutte le settimane chiederò l’autorizzazione a Marotta per parlare, su carta semplice. Credo che noi non ci siamo mai lamentati degli arbitri. Non ci siamo mai lamentati e mai ci lamenteremo ad esempio di un fuorigioco, perché è sempre difficile da giudicare, così come dei rigori».

LEONARDO: 9 anni da milanista, 6 mesi da interista

Leonardo Nascimento de Araújo, noto semplicemente come Leonardo, ha avuto un passato glorioso con la maglia del Milan. 9 anni totali: 5 da calciatore, 3 da dirigente e 1 da allenatore. Approdato in Via Turati nel 1997, Leonardo è rimasto con addosso la maglia rossonera fino al 2001, per poi ritornare, dopo le parentesi con San Paolo e Flamengo, da ottobre 2002 a marzo 2003, quando ha appeso le scarpette al chiodo. Il brasiliano è comunque rimasto in casa rossonera come dirigente fino al 2006. Nel 2009, invece, il salto che lo ha fatto diventare allenatore. Scelto come dopo Ancelotti, Leonardo è stato in grado di disputare una buona stagione, concludendo al terzo posto che è valso la qualificazione diretta in Champions League e battendo, per la prima volta al Bernabéu, 3-2 il Real Madrid. Dopo un anno da allenatore rossonero, Leonardo decide di lasciare la panchina, ricevendo comunque grande affetto dal pubblico milanista, in occasione dell’ultima giornata di campionato contro la Juventus – 3-0 il risultato finale −. Ma a dicembre 2010, ecco che il brasiliano compie il tradimento nei confronti dei suoi ex tifosi, che solo 7 mesi prima lo acclamavano a gran voce. Il suo passaggio all’Inter, che lo ha scelto al posto dell’esonerato Rafa Benítez, non è stato perdonato né dai tifosi rossoneri, né dai suoi ex giocatori. Lo testimoniano i cori proprio contro Leonardo da parte di Gattuso e Abate al momento dei festeggiamenti dello Scudetto, a maggio 2011. La sua esperienza all’Inter – condita dalla vittoria della Coppa Italia − dura comunque poco, perché dopo 6 mesi passa al PSG con il ruolo di dirigente. A distanza di 4 anni, Leonardo è tornato a parlare del suo addio al Milan, spiegando i suoi non ottimi rapporti con la società rossonera. Chissà se il passaggio di Mihajlovic al Milan sia una sorta di vendetta del destino.

CAPELLO: dallo Scudetto con la Roma agli Scudetti con la Juventus

Nell’estate del 2004, Fabio Capello diventa il nuovo allenatore della Juventus, lasciando così la panchina della Roma. Fin qui non ci sarebbe nulla di strano, ma le dichiarazioni che spesso Capello ha dichiarato durante la sua esperienza romanista fanno sì che questo passaggio di panchina si riveli clamoroso. Già, perché Fabione ha più volte affermato che non sarebbe mai andato alla Juve. Famose le parole: «Non andrei mai ad allenare i bianconeri che reputo comunque, in assoluto, tra le prime cinque società al mondo». O ancora: «Il fatto che io non vada ad allenare la Juve non significa che non mi abbiano cercato. Rispetto la società, ma a me non interessa andare lì: sono scelte di vita». Il passaggio alla Juventus non fu mai digerito dai tifosi giallorossi, infuriati e stupiti per un tale tradimento inaspettato.

Insomma, da Mihajlovic ad Allegri, passando per Leonardo e Capello, i tradimenti nel mondo del calcio sono molteplici. D’altronde, si parla di professionalità. E quando c’è il denaro e un progetto ambizioso, non c’è tifoso che tenga. E questi non sono che i casi più clamorosi, ma non finiscono qui. Si potrebbe andare avanti con Walter Zenga, passato dalla panchina del Catania a quella del Palermo, Jorge Jesus, neo allenatore dello Sporting Lisbona dopo 6 anni passati al Benfica, costretto anche ad assumere guardie del corpo, e altri ancora.

Tags:Allegri,allenatore,Capello,inter,juventus,leonardo,Mihajlovic,milan,nemico,panchina,rivale,roma,Serie A,tradimento,tradire Next post

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