L’Italia è all’avanguardia nello studio delle cellule staminali neurali per il trattamento della sclerosi multipla. Al San Raffaele di Milano vengono usati strumenti bio-informatici e di biologia cellulare per trovare le molecole utili alle terapie.
Di: RedazioneLa sclerosi multipla è una patologia neurologica che colpisce il sistema nervoso centrale. Ne sono affetti oltre 3 milioni in tutto il mondo (50mila solo nel nostro Paese) e le più colpite sono le donne. Le cause della patologia sono ancora un mistero, ma la comunità scientifica crede che siano legate a un mix di fattori genetici e ambientali. Lo sviluppo della malattia è legato ai danni degli oligodendrociti, le uniche cellule del sistema nervoso centrale in grado di produrre la guaina mielinica, la membrana costituita da proteine e grassi che protegge le fibre nervose responsabili del funzionamento del cervello: movimenti, vista, sensibilità, equilibrio, linguaggio, memoria.
Attualmente esistono diverse terapie, che però risultano efficaci solo nelle prime fasi di malattia, poiché più che altro limitano i danni al sistema immunitario, senza riparare i danni già esistenti ai tessuti.
Attualmente l’Italia è il Paese all’avanguardia nella ricerca sulle cellule staminali neurali per il trattamento della sclerosi multipla; infatti già alla fine degli anni ’90 sono cominciati all’Ospedale San Raffaele di Milano le prime sperimentazioni volte a studiare l’impatto terapeutico delle cellule staminali neurali; oggi si inizia a tenere in considerazione il trapianto di cellule staminali neurali come possibile trattamento per questa patologia. Le cellule staminali del cervello, ricavate sia da tessuto nervoso fetale sia da cellule della pelle riprogrammate, una volta trapiantate, possono localizzarsi in modo selettivo nelle zone del cervello e del midollo spinale danneggiate e ripararle.
Il San Raffaele ha inoltre effettuato uno studio avanguardistico, che ha visto la partecipazione di un team multidisciplinare ed internazionale, sulla riprogrammazione delle cellule staminali in vitro, denominato con l’acronimo “BRAVE” . Lo scopo della ricerca è quello di realizzare un nuovo metodo di selezione in vitro di molecole candidate a diventare terapia per le forme progressive di sclerosi multipla. Sono stati dunque impiegati strumenti bio-informatici e di biologia cellulare per individuare le molecole con un ruolo neuroprotettivo e terapeutico rispetto al danno che si instaura a carico dei neuroni e una valenza rimielinizzante rispetto al danno a carico degli oligodendrociti. Nello studio sono state impiegate soprattutto cellule staminali pluripotenti indotte, cellule staminali simil-embrionali ma ricavate da tessuto adulto, con le quali si possono riprodurre in vitro diverse patologie, tra cui la sclerosi multipla. I ricercatori dell’ospedale milanese sono convinti che l’uso di tali cellule possa essere utilissimo perché, essendo ricavate dalla pelle dei malati di sclerosi multipla, nel loro DNA conterranno caratteristiche molto vicine a quelle della patologia reale. Per questo, le molecole candidate a diventare terapia, una volta testate su queste cellule, potrebbero fornire informazioni su come possa essere possibile trattare la fase progressiva e tardiva di questa malattia.
Fonte: “Il Fatto Quotidiano”