E' stato pubblicato sul sito della rivista scientifica Journal of Trace Elements in Medicine and Biology un articolo ( review) intitolato " Neurodegenerative Diseases and Therapeutic Strategies using Iron chelators " (Malattie neurodegenerative e strategie terapeutiche utilizzando i chelanti del ferro).
Secondo alcuni ricercatori dell'Imperial College di Londra (UK) e dell'Università Cattolica di Lovanio (Belgio), questa recensione riassume lo stato attuale delle conoscenze riguardanti il coinvolgimento del ferro in varie malattie neurologiche e il potenziale della terapia con chelanti del ferro per ritardare la progressione della malattia. Gli autori hanno prima discusso brevemente sul ruolo degli ioni metallici nelle funzioni cerebrali, prima di definire il modo in cui gli ioni dei metalli di transizione, quali ferro e rame, possono avviare la neurodegenerazione attraverso la generazione di specie reattive dell'ossigeno e dell'azoto. Ciò si traduce nel ripiegamento incorretto ( misfolding) delle proteine, nella produzione di amiloidi e nella formazione di aggregati proteici insolubili che sono contenuti all'interno di corpi inclusi. Questo attiverà la microglia portando alla neuroinfiammazione. La neuroinfiammazione svolge un ruolo importante nella progressione delle malattie neurodegenerative, con la microglia attivata che rilascia citochine pro-infiammatorie che portano alla perdita cellulare. Vengono presentate le prove del coinvolgimento dei metalli nelle malattie di Parkinson e di Alzheimer e anche nell'atassia di Friedreich e nella sclerosi multipla. Sono infine riesaminati i risultati preliminari degli studi sulla terapia di chelazione del ferro in queste malattie neurodegenerative.
Fonte: http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0946672X15000061