Ciò che conta, credo, non è il criterio che si adotta - il colore delle copertine, la nazionalità dell'autore, l'argomento o il genere - ma piuttosto la possibilità di cambiare il criterio precedente. Non fosse altro che in questo modo si potranno ritrovare libri che non si ricordava di possedere. E che a volte, sia detto per inciso, ci scopriamo a comprare una seconda volta.
Però c'è anche un altro buon motivo, ricordato una volta da Stefano Bartezzaghi su Repubblica:
A seconda di quelli a cui sono accostati i libri possono dare un'impressione diversa: difficile dimostrarlo, ma sentono anche loro l'influsso delle buone e della cattive compagnie.
Mi piace questa idea dei libri che non sono soli, che stanno in compagnia, che dalle buone e cattive compagnie si fanno influenzare.
Mica è solo fantasia: guardate come cambia l'idea che avete su un titolo, l'aspettativa che su di esso coltivate, in relazione ai titoli che ha alla sua destra e alla sua sinistra....
Sì, mi piace. Mi piace che cambiando posto, cambi anche la nostra idea di quel libro.