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Scommettere con i “Bond della morte”

Creato il 22 maggio 2011 da Mondozio

Scommettere con i “Bond della morte”

E’ possibile spronare gli investitori a scommettere sulla morte? A Wall Street sì, e infatti Goldman Sachs, Deutsche Bank e JP Morgan Chase, i colossi della finanza già protagonisti della grande crisi finanziariada cui l’Occidente stenta ancora a riprendersi, hanno deciso di investire proprio in questo settore.

Dal momento che i fondi pensionistici americani valgono più di 23 trilioni di dollari di asset, le banche americane sentono oggi il bisogno di assicurarsi contro il rischio che i clienti vivano più a lungo delle attese. Per riuscirci, hanno sviluppato mercati alternativi in cui vengono tratati tutti i titoli legati al “rischio longevità” e indici in grado di misurare in maniera più accurata i “tassi di mortalità” dei clienti.

Da un lato ci sono quindi i colossi della finanza che, dopo aver contabilizzato questi rischi in titoli, cercano potenziali investitori a cui vederli. Dall’altro, operatori particolarmente scettici e non così propensi a scommettere sui “bond della morte”, essenzialmente perché si tratta di titoli che potrebbero rivelarsi redditizi dopo moltissimo tempo. Per non parlare dell’aspetto etico di questi derivati: agli investitori si chiede infatti di scommettere che le persone muoiano prima del previsto.

La banche hanno escogitato questo nuovo sistema di pagamenti essenzialmente per recuperare liquidità con cui coprire i bilanci onerosi dei fondi pensione. Se i clienti intestatari del fondo vivono molto più del previsto, la banca potrebbe trovarsi costretta a spendere più denaro per erogare i contributi previdenziali garantiti. Una pagamento che diventerebbe più facile grazie al contributo economico di un altro investitore che ha deciso di acqustare un bond della morte ma che potrebbe poi ritrovarsi a non guadagnare nulla proprio a causa della longevità inattesa del cliente. Se invece la scommessa su un decesso anticipato viene vinta dall’investitore, la banca potrà comunque permettersi di pagare il suo premio grazie al risparmio ottenuto con la mancata erogazione dei contributi del fondo pensione.

Ecco, spiegato, come dovrebbe funzionare questo nuovo mercato: immaginiamo che un fondo pensione si rivolga a una banca d’affari per cercare investitori disposti a scommettere che i pensionati da esso coperti muoiano prima del previsto. Immaginiamo poi che i derivati vengano emessi quando la persona raggiunge i 70 anni di età, e che la morte sia stata stimata per i 90 anni. Da quel momento, ogni mese o anno, a seconda dell’accordo, l’investitore paga un premio al fondo pensione. Se il pensionato raggiunge o supera i 90 anni, l’investitore contribuisce al pagamento di una buona parte della sua pensione, senza ottenere nulla in cambio. Se arriva a 75 anni, l’investitore paga un premio nei primi cinque anni e riceve dal fondo pensione un contributo più o meno equivalente alla cifra versata. L’investitore, quindi, di fatto guadagna solo se il pensionato muore in tempi piuttosto rapidi.

Possibile, però, che di fronte a questo tipo di invadenza dei mercati la comunità internazionale non decida di ribellarsi? O è più probabile che gli investitori si lascino trascinare dal desiderio di guadagnare di più, disinteressandosi dell’aspetto etico-morboso connesso con questo tipo di derivati e limitandosi semplicemente a valutare che i fondi pensionistici americani valgono 23 trilioni di dollari? E’ difficile prevedere se questi “derivati della morte” avranno successo sul mercato, ma l’impressione generale è che a guadagnarci saranno principalmente le banche. (panorama)

 


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