Il ventinovenne cinese aveva denunciato nei giorni scorsi ai media occidentali la brutalità del regime di Pechino e della legge sulla pianificazione demografica che impone il figlio unico
E’l'agenzia “Asianews/scmp” a darne notizia. Il ventinovenne Deng Jiyuan è il compagno della donna alla quale, nei giorni scorsi, è stato praticato dalle autorità cinesi ai danni del feto, già giunto ai sette mesi di sviluppo nell’utero materno. Da qualche giorno non si hanno notizie sulle sue sorti. Il timore è che il regime abbia voluto costringerlo al silenzio con i ben noti metodi cinesi (laogai, i campi di lavoro).
Proprio nei giorni scorsi, il giovane Deng ha subito intimidazioni ed aggressioni, fisiche e verbali, tanto da parte delle autorità quanto dalla malavita: la sua colpa, quella di avere alzato il sipario sulle assurde norme a tutela del continuo aumento demografico del paese più popoloso del mondo, rilasciando un’intervista al settimanale tedesco “Stern”. L’avversione alla pianificazione demografica imposta con la forza, ha scatenato l’ira dei concittadini di Deng, che intanto sembra essere scomparso dalla circolazione, forse per sfuggire alla folla che lo addita di tradimento per aver dato un’immagine deprecabile della Cina all’estero.
La giovane madre del feto ucciso dall’assurda legge del figlio unico, in vigore in cina per limitare l’eccessivo sviluppo demografico
Intanto, la moglie di Deng ha dovuto subire l’aborto forzoso, benché la stessa legge cinese ne impedisca comunque l’esercizio dopo il sesto mese di gestazione. L’alternativa, per la ventiduenne Feng Jianmei sarebbe stata quella di pagare una multa estremamente esosa.
Le autorità cinesi hanno fatto scattare le indagini del caso, destituendo i tre ufficiali del controllo demografico e permettendo alla coppia di avere un altro figlio, dopo che i diritti fondamentali della coppia e dell’essere umano sono stati calpestati in nome di una legge barbara e anacronistica.