La BCE o Banca Centrale Europea è quell’ente indipendente da qualsiasi governo che sforna gli euro e decide la politica monetaria nella zona UE. È la Banca Centrale Europea, il cui capitale è sottoscritto dalle banche centrali dei paesi aderenti alla zona euro, la stragrande maggioranza delle quali sono “private”.
La questione che pongo alla vostra attenzione riguarda una recente sentenza della Corte di Giustizia Europea, sulla causa T590/10, con la quale una giornalista di Bloomberg Finance LP, chiedeva accesso ad alcuni documenti della BCE sulla crisi economica in Grecia, e precisamente: “L’impatto su deficit e debito pubblici degli swap negoziati fuori borsa. Il caso della Grecia“ e “L’operazione Titlos e la possibile esistenza di operazioni analoghe con impatto sui livelli di debito e deficit pubblici della zona euro“. Documenti che sono stati prontamente negati alla giornalista, in quanto la loro divulgazione sarebbe contraria – sentite un po’ – all’interesse pubblico in ordine alla politica monetaria ed economica europea.
Iniziative
La giornalista ricorre alla Corte di Giustizia (competente) e questa conferma le ragioni della BCE circa un presunto pregiudizio alle politiche economiche e monetarie in caso di divulgazione. Perciò nisba. Nient. Nada. Nulla. Il diritto all’informazione e il diritto dei cittadini a essere informati su dati fondamentali si sono infranti sul muro di gomma di un organizzazione autarchica impermeabile a qualsiasi strumento di indagine democratica, volto ad accertare la regolarità delle decisioni dinanzi alla grave crisi speculativa che ha colpito l’Europa e l’euro.
Nessuno strumento di controllo dunque, neanche indiretto. Ma tanta, tanta opacità che alimenta ancor più il dubbio sulla correttezza e la trasparenza del modus operandi della Banca Centrale. E il bello è che i media non ne parlano. Perché?