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Scontri in Brasile. Rousseff annuncia referendum su riforme

Creato il 25 giugno 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online

In Brasile, le proteste scoppiate nel giro di pochi giorni non si arrestano. Il bilancio dei morti è salito a 4 persone, almeno 60 i feriti. L’aumento del costo del biglietto dei mezzi di trasporto di 20 centesimi di Reais, l’equivalente di qualche centesimo di Euro, è stata la scintilla che ha originato il malcontento dei manifestanti brasiliani. Tuttavia sarebbe estremamente semplicistico ridurre ciò che sta accadendo in Brasile a questo singolo evento. Infatti, ad una analisi più attenta la situazione appare essere più complessa e complicata del previsto. Diversi sono i fattori che hanno concorso affinché il Gigante- questo l’appellativo affibbiato al Brasile dal popolo del web- si risvegliasse: innanzitutto il mix di politiche economiche e sociali promosse dall’attuale e dal precedente governo del PT (Partito dei lavoratori) , che hanno permesso a gran parte della popolazione più povera di riscattarsi, dando così un forte impulso al consumo. Se inizialmente si è parlato di miracolo economico, cosa che effettivamente è avvenuta considerando i tassi di crescita del Pil, tuttavia ad un secondo sguardo è possibile intravvedere le crepe di questo boom economico, ancora instabile e precario. Agli alti tassi di crescita si è accompagnato un altrettanto aumento dell’inflazione, arrivata ormai a livelli vertiginosi. Inoltre non vanno dimenticate le alte tasse, in cambio delle quali si hanno servizi per lo più scadenti e da terzo mondo. Il Gigante dell’America latina ha i piedi d’argilla, e il non aver saputo gestire la crescita economica avvenuta tutta d’un colpo, gli è stata fatale. Ma la ricetta per questo cocktail esplosivo non è ancora finita: infatti, alle non poche questioni sopra elencate, vanno aggiunte la Confederations Cup e i mondiali, avvenimenti sportivi che hanno come sede il Brasile, il cui badget promesso dal governo si aggira intorno ai 15 miliardi di Reais. Una somma da capogiro, che ha contribuito a far infuriare i cittadini che, da troppo tempo, sono costretti a sopportare la corruzione dilagante, gli sprechi, e le inefficienze del governo di Dilma Roussef e dei governi passati.

Tuttavia le richieste e le istanze avanzate nelle imponenti manifestazioni, avvenute in diverse città brasiliane, non sono cadute nel vuoto. Il Presidente Dilma Rousseff ha annuciato un referendum popolare per convocare una assemblea costituente che realizzi una riforma politica del Paese. Inoltre ha promesso un piano nazionale per migliorare i servizi pubblici, e mettere così fine alle proteste.

Stupisce vedere come il Brasile, un Paese tradizionalmente pacifico e estraneo a manifestazioni di piazza, possa essere percorso da questa ondata di rivolte. Questo fenomeno nuovo va inquadrato in una serie di cambiamenti che il Brasile sta attraversando e che dovranno essere incanalati nella giusta direzione, se non vuole perdere completamente la rotta.

Articolo di Giulia Bonaudi


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