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Scontri in Inghilterra: Cameron e i Social Network

Creato il 31 agosto 2011 da Elvio Ciccardini @articolando
Scontri in Inghilterra: Cameron e i Social Network

L’Inghilterra ha riscoperto la calma, ma la paura che i disordini possano continuare è ancora forte. Il dispiegamento di forze dell’ordine ha funzionato, almeno per ripristinare una certa normalità. I violenti saranno condannati, secondo giustizia. Almeno queste sono le promesse. In effetti c’è una certa differenza tra l’atto del protestare attraverso manifestazioni e l’atto del distruggere e saccheggiare.

Al di là di tutto è interessante quanto affermato dal primo ministro e riportato su un articolo di repubblica.it


Cameron ha inoltre anticipato che il governo affronterà il problema dei gruppi criminali che si formano attraverso le reti social. Dal BlackBerry Messenger (Bbm) ai social network veri e propri. ”Stiamo lavorando con polizia, intelligence e industria per capire se sia giusto bloccare le comunicazioni attraverso questi siti e servizi”, ha spiegato il primo ministro. “Quando è chiaro che si stanno progettando violenze, disordini e atti di criminalità”.

I social network, da risorsa, diventano un problema di difficile gestione. In effetti, fin quando l’anonimato on line sarà concesso, sarà molto difficile distinguere tra “utenti social” e “utenti anti-social”. Il mondo on line non ha i separatismi delle società reali, scomodi ma utili. Questo a volte è un bene, spesso è un male. Un delinquente nella vita reale, tendenzialmente si evita. Nella vita virtuale è difficile comprendere che sia realmente un delinquente. Dicendo le cose come stanno, on line non si è come si è, ma si è come si vuole essere. Questo vale in generale. Così come in generale vale la piena libertà di usare i mezzi on line anche per fini che vanno contro la legalità, purtroppo.

Fatta questa premessa ovvia quanto è ovvio che dopo la notte arriva il giorno. C’è una riflessione che non è affatto ovvia sulla proposta del Primo Ministro Cameron. Le società del mondo arabo, mi riferisco a quelle che sono scese in piazza a manifestare nei mesi scorsi, rischiando la vita, hanno usato i social network per coordinarsi ed organizzare le proteste. In Europa si è detto che quelle popolazioni stanno lottando per la libertà e la democrazia e che i social network sono uno strumento utile per veicolare la libertà di espressione e di organizzazione. Pertanto sono un valore aggiunto del sistema democratico, tanto da favorirne la crescita anche in regimi dittatoriali. Ovviamente ciò accade sovvertendo un ordine costituito, che in occidente non è accettato, ma che è pur sempre un ordine. E’ ovvio che quei giovani, con la loro voglia di democrazia, hanno necessariamente violato le leggi nazionali dei loro paesi. Non è un caso che in quei paesi, ripeto volutamente antidemocratici e dittatoriali, i social network non siano concessi.

Pertanto è difficile, a meno che non si voglia far passare il principio dei due pesi e due misure, con l’aggravante dell’essere bigotti, sostenere che anche i giovani inglesi non possano veicolare nuove idee e nuove visioni della società, o semplicemente esprimere il loro malessere sociale in forma organizzata attraverso i social network. Così come è inusuale ipotizzare che un leader democratico possa pensare di bloccarne l’uso, poichè incapace di garantire l’ordine pubblico nella propria nazione, magari attraverso un sistema di politiche pubbliche diverso e in grado di ridurre il malcontento sociale.

Riflettendo, i social network nascono per allontanare gli utenti dalla vita reale, relegandoli in un immaginario che li renda avatar innocui, oppure nascono per essere uno strumento di aggregazione costruttiva che possa favorire nuove forme di socializzazione e di socialità anche nel mondo reale? A Cameron l’ardua risposta…



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