Se per la Crimea le cose potevano finir bene, l’allargamento delle proteste nell’Est Ucraina potrebbe davvero spingere il paese in una guerra civile. Difficilmente gli ucraini assisteranno inermi allo smembramento del Paese, ed in caso di guerra anche l’Europa non potrà tirarsi indietro.
Il Post. Da diversi giorni va avanti l’occupazione di alcuni edifici governativi a Donetsk e Luhansk, due città dell’Ucraina orientale a forte presenza russa. Mercoledì il governo centrale di Kiev ha intimato agli attivisti filo-russi – responsabili dell’occupazione della sede dell’amministrazione regionale a Donetsk e quella dei servizi di sicurezza a Luhansk – di abbandonare le posizioni e sgomberare gli edifici: se entro 48 ore non se ne saranno andati, ha aggiunto il ministro degli Interni ucraino, la polizia interverrà con la forza per ristabilire l’ordine.
Oggi il presidente ad interim ucraino, Olexander Turchynov, ha offerto l’amnistia agli attivisti filo-russi che si arrenderanno prima della scadenza dell’ultimatum. L’Ucraina ha anche accusato la Russia di essere dietro le occupazioni nelle città orientale, mentre la NATO ha detto che i soldati russi concentrati ai confini con l’Ucraina sono circa 40mila. Come hanno spiegato nei giorni scorsi diversi giornalisti ed esperti, però, le paure che l’Ucraina orientale, e in particolare la regione di Donetsk, possa fare la stessa fine della Crimea non sono per il momento fondate, per diverse ragioni: per la disunità di intenti tra chi sta protestando e occupando, oltre ad altri fattori legati alle etnie e al PIL.