uanta tristezza, angoscia e disperazione nel registrare quello che è successo ieri nel corso della giornata di protesta transnazionale contro le misure di austerità adottate dai governi europei… Sono stufo di sentir criminalizzare gli studenti prendendo a pretesto le gesta di qualche idiota che agisce come un cane sciolto. Sono stufo di vedere le forze dell’ordine impiegate in questo modo e di vederle sanguinare insieme agli studenti, quando qualcuno, nel sicuro della sua stanza, osserva su un monitor gli effetti di questo disastro che egli stesso ha contribuito a creare. Sono stufo di ascoltare un Ministro che solidarizza solo con una parte e dimentica che tra i feriti c’erano anche gli studenti. Sì, è una guerra tra poveri, uno scontro fratricida che penalizza soltanto i più deboli, mentre altrove si redigono documenti, si fabbricano politiche per saccheggiare quel poco che resta dello stato sociale. Non so cosa avrebbe chiosato Pasolini di fronte alle immagini degli scontri di ieri tra studenti e polizia, se in cuor suo se la sarebbe sentita di riscrivere la famosa poesia Il PCI ai giovani… Io so che la situazione è mutata rispetto ai giorni di Valle Giulia, adesso i “figli di papà” sono sempre meno e anche tra quelli che sulla carta sembrano privilegiati aleggia lo spettro di un livellamento terribile che sta distruggendo le speranze, il futuro, le occasioni per un ricambio generazionale e culturale nei palazzi del comando. Polizia e studenti insieme come vittime, come pedine di un gioco che li vede esclusi, emarginati nelle piazze, nelle strade, impolverati, stracciati, feriti, sfruttati economicamente e socialmente… Nei giorni del ’68 si credeva ancora in un mondo migliore, in questi giorni del 2012 ad essere sconfitta è proprio quell’antica fiducia che generava la lotta: oggi gli studenti stanno cercando di difendersi e difendere i rimasugli di un avvenire che si riduce sempre più al quotidiano, all’esistente, allo “sbarcare il lunario”, senza prospettive, senza progetti, senza qualità.
© Marco Vignolo Gargini