Recenti esplorazioni hanno evidenziato che grandi territori, in diverse parti del mondo, presentano affioramenti di gesso, anche di antichissima formazione, in Russia, Cina, Stati Uniti e in Messico, dove nel 2006 è stata scoperta una grotta, quella di Naica, con all’interno i cristalli di gesso più grandi del mondo, lunghi fino a 12 m e 2 di diametro.
Il carsismo nei gessi è stato ritenuto fino a pochi anni fa di gran lunga inferiore rispetto a quello nei calcari. Nonostante l’interesse maggiore per la speleologia, rispetto al passato, lo studio dei fenomeni carsici in gesso è ancora molto scarso.
Anche l’Italia possiede in molte regioni aree carsiche gessose, Sicilia, Calabria, Piemonte, Toscana ed Emilia Romagna sono quelle con maggior presenza, in particolare nell’ultima, presso il Parco dei Gessi Bolognesi, si trova la grotta in gesso più grande del mondo, con uno sviluppo di 11 km.
Anche l’Abruzzo, in particolare la provincia di Chieti, è ricca di formazioni gessose. Una fascia quasi continua si sviluppa in modo obliquo nell’area collinare, con inizio dalle pendici della Maiella, sulla valle dell’Aventino, attraversando le vallate del Sangro, del Sinello e del Trigno fino ad arrivare in Molise. Nel territorio di diversi paesi si evidenziano evidenti affioramenti di gesso, alcuni centri abitati sono stati costruiti direttamente sulla roccia o con pietre dello stesso materiale, prelevati dalle varie cave presenti in passato. Gli esempi più interessanti sono Gessopalena e Gissi i cui nomi hanno avuto origine proprio dalla presenza abbondante del gesso.
Da alcuni anni Antonio Ottaviano di Gissi, appassionato di storia locale e grande conoscitore del proprio territorio, ha esplorato numerose cavità tra le rocce di gesso, nonché effettuato interessanti ritrovamenti storici ed archeologici. Per questi motivi, insieme ad alcuni amici e compaesani, ha fondato un’associazione denominata i “Lupi del Gesso”, che si occupa di tutela e valorizzazione del territorio, di storia locale e speleologia.
Successivamente Ottaviano decide di condividere le sue scoperte speleologiche, custodite gelosamente, con il Gruppo Grotte e Forre Abruzzo e col CARS (Centro Appenninico Ricerche Sotterranee) nei quali conosce alcuni speleologi, tra cui i componenti e il presidente dello stesso Centro, Cesare Iacovone, che all’esperienza speleologica aggiunge quella entomologica ed in particolare nella biospeleologia.
In seguito vengono effettuati i primi rilievi delle cavità per la catalogazione e la registrazione delle stesse, tra queste la più estesa, con uno sviluppo complessivo di circa 300 m, risulta quella denominata Grotta del Lupo o di Ottaviano, in onore dello scopritore.
Questa cavità presenta sia l’ingresso superiore sia quello inferiore, al suo interno nei periodi più piovosi vi scorre anche acqua che apporta ulteriori erosioni e variazioni alla morfologia della grotta. Di notevole interesse sono le formazioni di cristalli di gesso, con colorazioni molto variabili, grazie all’inclusione di altri elementi, come, ad esempio, il bitume che rende i cristalli scuri, oppure blocchi di alabastro, roccia più compatta di origine gessosa e dal colore bianco latte.
Nel territorio di Gissi sono state individuate ed esplorate finora 5 diverse cavità, oltre a quella sopra descritta vi è la Grotta del Cristallo, la Grotta della Zita, la Grotta dei Briganti e l’Abisso del Gesso. Nei territori limitrofi sono state rilevate altre cavità come la Grotta dei Banditi a Furci, la Grotta del Castellaro e la Grotta del Tasso nel territorio di San Buono, altre invece già individuate nel circondario necessitano di ulteriori rilievi.
Queste cavità attualmente non hanno nessuna forma di tutela, ma, fortunatamente, quasi tutte ricadono all’interno di due diverse aree SIC, quella di “Monte Sorbo” e quella del “Fiume Treste”.
Da alcuni mesi la Regione Abruzzo, sulla base di un bando PSR, ha finanziato la redazione per i Piani di Gestione delle aree SIC, nell’ambito della Rete Natura 2000, finalizzati alla tutela di habitat e specie a livello europeo, nonché la possibilità di forme di finanziamento attraverso la PAC (Politica Agraria Comunitaria), per la conservazione e la valorizzazione del territorio e delle attività agro-silvo-pastorali.
Per la redazione dei Piani di Gestione dei suddetti SIC di Monte Sorbo e Fiume Treste, i Comuni Enti Gestori dei SIC hanno affidato tale incarico al CISDAM (Centro Italiano di Studi e Documentazione degli Ambienti Mediterranei), riconosciuto dal CNR come Ente di Ricerca, le cui attività di ricerca e rilievi sul campo sono coordinate dal biologo Francesco Pinchera e dal naturalista Mario Pellegrini.
Questi ultimi, insieme agli speleologi del CARS e dell’Ass. I Lupi del Gesso, hanno scoperto all’interno della principale cavità (Grotta Ottaviano o del Lupo) una della più grandi colonie di Chirotteri (Pipistrelli) della regione, con circa 3.000 individui, appartenenti a 6 diverse specie, tutte inserite negli Allegati della Direttiva Comunitaria Habitat dell’Unione Europea e pertanto di estremo interesse naturalistico, fatto che giustifica ancor più l’istituzione dell’area SIC.
La scoperta di queste grotte, oltre all’interesse speleologico e geomorfologico e le importanti presenze faunistiche, suggerisce l’attivazione di varie misure di gestione e una corretta tutela del territorio.