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Scoprire il decimo arrondissement a Parigi

Creato il 16 febbraio 2014 da Patrickc

Fra déjà vu e sorprese, lontano (ma non troppo) dai monumenti più famosi della capitale francese

Il Canal Saint-Martin

Il Canal Saint-Martin

Pensate a quest’area come a una fotografia in fase di sviluppo, un’immagine che progredisce dalla sfocatura alla materializzazione del dettaglio. Fino a poco fa questo quartiere era una delle parti più anonime di Parigi. Senza radici e leggermente abbandonato, grazie al fatto che le sue attività principali erano sempre state portare le persone dentro e fuori della città, attraverso la Gare du Nord o la Gare de l’Est (…). Questa foto di indeterminazione è cambiata, però. Oggi, il decimo è rinato come uno dei quartieri più emozionanti della città (Alexander Lobrano da Gourmet.com)

Tornare sui propri passi in un Paese, in una città già conosciuti è un po’ come riguardare un film, rileggere un libro.  Si conosce già la storia, quindi si presta meno attenzione alla trama, ai colpi di scena e ci si concentra sui dettagli, sui dialoghi. Se il film o il libro sono di un certo spessore è inevitabile scoprire nuove cose. Tornare a Parigi è stato così. Ci siamo potuti concedere il lusso di camminare, perderci, affidarsi al caso, sfruttare intuizioni sommerse nella guida e nei blog. Ed è così che siamo finiti nel decimo arrondissement, uno di quelli dove non ci sono monumenti famosi. Ma qui affiora in maniera nitida l’anima multietnica della città e la sua capacità di cambiare costantemente. Difficile riassumere in poche parole questo quartiere, dai mille volti. Lungo rue Château-d’Eau si allineano i parrucchieri afro, dove si può passare a distanza di ore e vedere mani esperte ancora intente a ricoprire di treccine la stessa testa.  Lungo rue Cail e passage Brady si affollano invece ristoranti e negozi indiani e pakistani, amati dagli immigrati di seconda, terza generazione, ma anche dai francesi. Chi ha un’immagine stereotipata di Parigi potrebbe immaginare di essere in un’altra parte del mondo. Ma basta alzare gli occhi per vedere le facciate, i palazzi ottocenteschi, gli abbaini. A due passi da qui, la vecchia zona operaia e produttiva del Canale Saint-Martin ha perso la fama vagamente sinistra di un tempo e sta cambiando volto, diventando meta di bobo (bohemien bourgeouis, quelli che chiameremmo radical chic), stilisti, artisti, hipster che in questo quartiere aprono e frequentano caffè, boutique, ristoranti. Nuove attività che non hanno però intaccato la ‘polvere del tempo’ che si è posata nei decenni su questa zona, che porta ancora con timida eleganza tutti i suoi anni e la sua storia.

Little India Parigi

La ‘piccola India’ nel decimo arrondissement
Foto di Evan Bench, da Flickr (cc-attribution non commercial)

Il Canal Saint-Martin

Periodicamente nel Canal Saint-Martin veniva ripescato qualche cadavere, quasi sempre perché si impigliava nell’elica di un’imbarcazione. Nella maggior parte dei casi il cadavere era intero, e allora si trattava in genere di un uomo, ad esempio un vecchio clochard che, avendo alzato un po’ il gomito, era scivolato nel canale, oppure di un piccolo delinquente che si era buscato una coltellata da una banda rivale. (G. Simenon - Maigret e il corpo senza testa)

Cartina da Paris.fr (clicca sulla mappa per la pagina sul canale)

Cartina da Paris.fr (clicca sulla mappa per la pagina sul canale)

Stando a quanto si legge e si sente dire, fino a non molto tempo fa il decimo arrondissement di Parigi era un quartiere popolare nel migliore dei casi senza una vera identità, stretto fra lo sgraziato slargo di place de la République, la gare du Nord e la gare de l’Est. Nel peggiore era un quartiere dalla fama un po’ sinistra, frequentato per le numerose case chiuse e tratteggiato nelle indagini del commissario Maigret e negli articoli di cronaca sui quotidiani per i periodici ritrovamenti di corpi senza vita. Lungo quattro chilometri e mezzo (dei quali due sotterranei), con nove chiuse, il Canal Saint-Martin va dalla Bastiglia alla Villette. Fu fatto realizzare da Napoleone all’inizio dell’Ottocento per migliorare i trasporti in città e assicurare una riserva d’acqua anche lontano dalla Senna. Da qualche anno questo quartiere è cambiato e al posto delle vecchie bottege e delle case chiuse hanno aperto alberghi, bistrot, boutique e negozi. Ai margini del Parc de la Villette, in un vecchio magazzino di materiali di costruzione, c’è ora per esempio Point Ephémère, centro d’arte contemporanea che ospita mostre ed eventi, ma dove si può anche bere qualcosa o mangiare quando è presente il food truck (controllare il calendario) o la domenica mattina per il brunch. E’ un punto di ritrovo molto popoplare, anche la sera.

La chiusa 'des Récollets'

La chiusa ‘des Récollets’

Uno dei ponti sul canale

Uno dei ponti sul canale

Ma lungo il canale si può prendere una birra dal popolare Chez prune o, se si preferisce, accontentarsi del più semplice Cafè L’Atmosphere e salire sui romantici ponti in ferro, il più bello dei quali è forse quello alla chiusa Des recollets (ma ce n’è anche una che si chiama ‘des morts’).

Mentre cammino sotto i platani e i noccioli che costeggiano il canale, con l’acqua che sfiora il marciapiede, provo una sensazione di deja-vu, anche se non riesco a capire esattamente il perché. Questi posti, anche se meno iconici di altri simboli della città, sono in realtà carichi di memorie cinematografiche, anche se lo scoprirò solo una volta tornato a casa. Ma sono forse questi i ricordi sfuggenti che non riesco ad afferrare mentre passeggio sotto gli alberi spogli: è qui che Amelie Poulain ama far rimbalzare i sassi nell’acqua. E’ qui che  nel film L’Atalante, Jean si tuffa e vede la sua amata vestita da sposa, la sequenza vista innumerevoli volte a tarda notte su Rai tre nella sigla di ‘Fuori orario’, prima che Enrico Ghezzi cominciasse a parlare fuori sincrono.

La sigla di Fuori orario

I piccoli piaceri di Amélie (dopo 15 secondi c’è il canale)

Nel weekend il traffico lungo il canale viene fermato, mentre d’estate al Parc de la Villette la riva dell’acqua si popola di sdraio, come al mare. In primavera ed estate si possono fare giri in barca lungo il sistema di chiuse fra la Senna e il canale.

Nel decimo arrondissement si mangia pure bene

Le splendide maioliche di Vivant

Le splendide maioliche di Vivant (foto di Patrick Colgan)

Questo è anche un quartiere dove si può ancora passeggiare e scoprire angoli nascosti e preziosi. E’ quello che è successo allo chef italo-francese Pierre Jancou che un paio d’anni fa notò delle maioliche sulle pareti di un bar in rue Petites Ecuries. In una zona che un tempo era piena di botteghe artigiane era capitato in una splendida ‘oisellerie’ (negozio di uccelli) dell’inizio del novecento.

Davanti a qualche bicchiere di porto Jancou riuscì a convincere il gestore a vendergli il bar. Dopo un accurato restauro che riportò alla luce la bellezza delle decorazioni in ceramica, questo suggestivo locale al numero 43 della via è diventato Vivant, uno dei ristoranti più interessanti di Parigi – inserito nel 2012 da Dissapore fra le tavole del momento – che mette al centro la qualità dei prodotti e i vini naturali (biologici, senza solfiti, alle volte biodinamici), in equilibrio fra tradizione francese e sapori italiani. E’ un pranzo che non scorderò facilmente, equilibrato, ma dai sapori marcati e radicale nell’aderenza alla filosofia del locale: non dimenticherò in particolare l’anatra con purè di sedano, fiori di crisantemo, carote e pastinaca e il dolce di cioccolato con panna montata, briciole di pane tostato e… patè di olive (menù degustazione di cinque portate a pranzo 45 euro, bottiglie di vino a partire da 30 euro). Accanto al ristorante c’è anche l’enoteca, aperta solo la sera. Jancou ha da poco venduto il ristorante, che ha mantenuto però lo stesso spirito (e, direi, qualità).

Gnocchi con capesante e pinoli

Gnocchi con capesante e pinoli, da Vivant

Ma non è l’unico indirizzo del quartiere (qui un’utile guida gastronomica). L’area ospita anche una boulangerie particolarmente in voga Du pain e Des Idées (34 Yves Toudic), mentre fra i ristoranti indiani di rue Cail gode di ottime recensioni il vegetariano Krishna-Bhavan. Anche l’Hotel du Nord, dove è ambientato il film di Michel Carné del 1938 ‘Albergo Nord’ (102 quai de Jammapes), è ora un bar-ristorante.

vivant table

Vivant table, foto dal sito del ristorante http://vivantparis.com
Gli specchi coprono i buchi lasciati dalle maioliche
rubate durante l’ultima guerra

Come arrivare nel X arrondissement

Le stazioni metro più vicine ai luoghi citati del X arrondissement sono République (metro  3, 5, 8, 9, 11) Louis Blanc, Jaurès (metro 5), Chateau d’eau (metro 4)

Link collegati

Atmosfera Saint-Martin, in barca tra poesia e film (da Repubblica)

A guide to the 10th Arrondissement (da Gourmet.com)

Maigret e il corpo senza testa (Scheda del libro, da Ibs)


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