Scoprire la dolcezza: vivere a un’altra velocità

Creato il 17 aprile 2013 da Slowsleep

Questa è l’epoca del “vivere veloce“. Siamo tutti di corsa, siamo orientati al risultato, vogliamo vincere ad ogni costo ma… siamo tutti anche un po’ stressati.

L’età contemporanea ha i suoi pregi ma è anche ricca di difetti che, spesso a nostra insaputa, ci portano fuori strada e ci allontanano dalla naturalità della vita, delle relazioni, del benessere.

Il sonno è una delle prime vittime perché se il nostro corpo ha bisogno di regolarità e calma per potersi rigenerare ogni notte, stress, “levatacce”, eccesso di cibo e di alcol, impediscono la naturale dinamica tra sonno e veglia. Di più: l’abuso di farmaci per favorire il sonno è sia una riprova, sia un ulteriore imbarbarimento del rapporto con la sfera del riposo.

Ma come uscire dalla spirale che ci vede coinvolti in una perenne escalation di ansia, frenesia e nervosismo?

Il primo passo da fare è mentale, semplice a dirsi, difficile a farsi ma quanto mai necessario: rendersi conto che così non va.

Il secondo passo è fare qualcosa, in questo caso il consiglio di Slow Sleep è cercare dentro di sé le cose che si sentono più affini. Senza pretesa di esaustività ecco alcune dritte per recuperare un po’ di calma e ri-scoprire che c’è qualcosa di dimenticato, la dolcezza, in grado di cambiare la vita in positivo:

Yoga, training autogeno e meditazione

Queste attività contribuiscono a far sì che corpo e mente “stacchino” la spina. Sono attività dolci che permettono di costruire isole di calma dedicandosi completamente alla propria interiorità. Si tratta di  controbilanciare la deriva di un mondo che ci vuole costantemente impegnati per apparire, un modo quindi per ritrovare un equilibrio interiore spesso mancante. Lo yoga, in particolare, permette al cervello di funzionare in modo diverso, inducendo uno stato in cui la produzione di onde Alfa indica che la mente si rilassa e non si concentra sulla risoluzione dei problemi.

Il sorriso

“Se tutti lo facessero anche solo una volta al giorno, regalare un sorriso, immagini che incredibile contagio di buon umore si espanderebbe sulla terra?” affermava lo scrittore Marc Levy. A pensarci bene, ognuno di noi può vantare di aver detto almeno una volta nella vita: “Era così allegro che mi ha messo di buon umore!”.
Fu Sigmund Freud a illustrare come l’umorismo fosse un buon meccanismo di difesa, una strategia in grado di allentare la tensione; attraverso il lavoro di Alexander Lowen (il padre della bioenergetica) si è cominciato a intuire come un’azione, per il semplice fatto di essere compiuta, stimoli lo stato mentale corrispondente (arrabbiarsi per finta o ridere per finta, induce nella mente l’avvio dei meccanismi di rabbia o ilarità, “ricordando” episodi legati a tensione o divertimento). Più di recente la “teoria dei neuroni specchio” ha chiarito che vedere qualcuno che ride, innesca il buonumore perché nel cervello i neuroni vengono “contagiati” da ciò che la vista osserva. Insomma, sorridere serve, serve a noi e agli altri. Sorridere serve per allentare la “corazza” dietro la quale ci trinceriamo e la magia del sorriso è tale che anche la persona più scontrosa può aprirsi, se sorridiamo per primi. Provare per credere!

La coccoloterapia

Ai più sembrerà bislacco ma esiste una disciplina che si chiama “coccoloterapia”. Nell’era del social network, la coccoloterapia intercetta il bisogno di carezze insegnando a essere dolci attraverso il contatto fisico.

Le parole sono finestre (oppure muri)

È questo il titolo di un saggio che tratta di comunicazione verbale, insegnando come la scelta dei vocaboli possa “aprire” o “chiudere” una conversazione, e per esteso, una relazione. Scegliere parole non offensive, non giudicanti, non aggressive, è un buon modo per recuperare il senso profondo della vita.

Sono solo suggerimenti ma sono utili per farci capire quanto fermarsi un po’ per godersi la vita, spendere energie per sorridere, abbracciare e comunicare sia necessario per vivere meglio e – perché no? – per migliorare il mondo.

Pensiamoci bene: non è forse vero che il bello dei giorni festa ha inizio proprio nel momento in cui, appena svegli, si realizza che è possibile rimanere a letto ancora un po’, senza orologio, senza pressioni, senza fretta e in assoluta tranquillità?


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