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Bellissima Ajuy, appoggiata alle insenature della baia e la ripida scogliera alle spalle; qui nel 1402 approdò Béthencourt per lanciarsi alla conquista dell'isola e qui arrivavano poi i naviganti che volevano raggiungere Betancuria, la vecchia capitale dell'isola. Spettacolo di onde vive che s'infrangono contro le grotte e gli scogli, spettacolari le dune solidificate. Ajuy è stata dichiarata Monumento Naturale nel 1994 poiché riveste grande interesse geologico e paleontologico esibendo i materiali più antichi dell'arcipelago Canario con i suoi fossili marini, i sedimenti oceanici, le dune solidificate.
Di rilievo dal punto di vista etnografico lo sfruttamento e l'esportazione della calce che qui veniva raccolta, cotta attraverso i forni e poi imbarcata direttamente sulle navi verso le altre isole. L'attività industriale per la produzione di calce è continuata dal XIX° secolo fino agli anni 60 del 900, quando è stata sostituita dal cemento. La pietra di calce qui estratta composta con un'alta percentuale di carbonato di calcico (resti di scheletri e gusci marini) forniva una calce di grande qualità che veniva usata per dipingere le case, che come in Grecia vengono costantemente ridipinte.
Continuando il percorso ecco Pàjara, uno degli insediamenti più antichi di Fuerteventura, fondata da pescatori e allevatori di capre insediatisi a partire dal XVI° secolo. Particolare la chiesa Nuestra Segnora de la Regla di influenza latino-americana che ha due ingressi e all'interno due altari.
Da Pajàra inizia una stupenda strada panoramica che porta fino alla vecchia capitale di Betancuria. E' l'occasione per vedere una scultura di Guise e Ayose, i re autoctoni guanci a capo dei due regni in cui era divisa l'isola prima dell'arrivo del "conquistadores" nel 1402. Vuoi perché sempre in lotta fra loro, vuoi per l'inadeguatezza difensiva, soccombettero, l'isola fu occupata ed evangelizzata.
Vedere queste scultura mi ha spinto a volerne sapere di più di questi guanci (guan= uomo, che= Montagna bianca), l'etnia aborigena delle isole che ogni tanto vediamo citati qua e là e in proposito ho letto un libro "Les Guanches qui ont survécu et leur descendence" di José Luis Concepciòn. Recenti ricerche archeologiche hanno dimostrato che già 600 anni prima dell'EV, le Canarie erano abitate; non c'era comunicazione fra le varie isole perché la navigazione non era conosciuta, si viveva di agricoltura e pastorizia; "gente molto pacifica, di belle maniere, coraggiosa e rispettosa della parola data" così li descrive de Béthencourt.
Al momento della conquista ogni isola era governata da uno o più re o principi, c'erano tre classi sociali, quella dei governanti, i nobili e il popolo. Ogni isola aveva una legislazione diversa: a Hierro si estirpava un occhio al ladro, a Gran Canaria si ammazzava l'assassino e il ladro veniva incarcerato, a Fuerteventura si fracassava con un sasso la testa dell'omicida, a Tenerife invece non esisteva la pena di morte, ma si puniva severamente chi mancava di rispetto alle donne e chi commetteva un assassinio veniva spogliato di tutti i suoi beni per indennizzare la famiglia della vittima, a Las Palmas non si puniva il furto poiché considerato un'arte, praticamente un paradiso per gli Arsenio Lupin dell'epoca.
Ma la cosa più bella è che tutti potevano essere nobilitati, bastava dare la prova dei propri meriti personali e di un comportamento degno e rispettoso. Per il matrimonio bastava l'assenso dei due coniugi come bastava il desiderio di scioglierlo per il divorzio,comune il ceppo linguistico anche se vari dialetti.
Tutte le tribù avevano preti e templi per pregare e credevano in un essere superiore che invocavano col nome di "aborac, acoran" e come nell'antico Egitto o in Perù si imbalsamavano i morti.
Si suppone che i guanci provenissero dalle zone berbere dell'Africa del nord-ovest (Marocco, Algeria, Tunisia) e dall'antica Libia per analogie linguistiche. Resi schiavi, venduti o deportati fu la sorte di molti dei 70.000 abitanti delle Canarie durante la conquista, Madeira fu popolata in parte con gli aborigeni delle Canarie. L'autore si chiede cosa sia rimasto oggi di quel mondo: metodi di lavoro nella pastorizia, utensili di vita contadina, abitudini alimentari come il "gofio", la farina di cereali, canti e danze nelle feste collettive.
Se Betancuria, capitale fino al 1834, si trova al centro dell'isola ed è raccolta all'interno di un cratere vulcanico riparato dai venti e dalle razzie dei pirati, Puerto del Rosario, fondata nel 1797 come porto per il commercio della produzione locale di cereali e soda e capitale dal 1860, è tutta davanti all'oceano.
Puerto del Rosario è la città più grande e più popolata dell'isola con vivace attività portuale; avremmo voluto visitare la Casa-Museo del grande poeta e filosofo spagnolo Miguel de Unamuno, rettore dell'antichissima Università di Salamanca, che oppositore del regime dittatoriale di Primo de Rivera qui ha vissuto durante il forzato esilio, ma era chiusa per lavori di restauro. Sul lungomare pieno di sculture l'opera in bronzo "Equipaje de Ultramar" dedicata agli emigranti dell'isola di Eduardo Urculo.
Ma il luogo che oltre al Museo del Sale ho senz'altro preferito a Fuerteventura è il Parque Natural de la Dunas, fra Corralejo e Puerto del Rosario, a nord-est dell'isola. Un'ampia striscia di dune apparentemente infinita che invade la strada e scende verso l'oceano. Sembra proprio di essere nel Sahara e da lì del resto, portata dai venti, arriva questa meravigliosa sabbia bianca. Ci si ripara nelle gerie, si gode del panorama favoloso intorno, si osservano volteggiare i giovani che si divertono a fare windsurf disegnando ghirigori sulle onde e si pensa che si conclude la vacanza in bellezza.
Grazie Lanzarote e Fuerteventura, siete veramente belle e grazie a Marina e Gastone, sono stata proprio bene con voi e naturalmente sono già pronta a ricominciare.....
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