Dopo aver visto Hot Fuzz un produttore illuminato deve aver dato un pacco di soldi a Wright e deve avergli detto “Va, e cambia il mondo”; credo che sia nato così questoScott Pilgrim Vs the world. Credo che il soggetto sia tratto da un fumetto, che comunque non conosco e probabilmente non leggerò mai (va, come sono sul pezzo); quindi tutto l’eccesso visuale può essere una diretta derivazione dell’originale… comunque son solo supposizioni. La storia di questo sfigatello di provincia (Toronto città) che si innamora di una ragazza e che deve scontrarsi con i suoi ex per poterla avere è di una piattezza impressionante. Ma è anche il dettaglio più insignificante. Il film è una commistione impensabile di estetica di fumetto sfacciatissima (split screen continui tratti dalle vignette; didascalie per l’orientamento temporale e addiritture i suoni degli oggetti scritti o rappresentati graficamente) mixata con il font di un videogioco piacchiaduro classico e con una sterzata verso l’anime giapponese nelle scene di lotta (il riferimento a Dragonball a tratti e palese). E tutto questo è continuo, inpregna completamente la fotografia di ogni scena tanto da superare diverse volte il livello accettabile di kitcheria; eppure riesce sempre ad essere sopportabile; forse perché Wright crea un mondo su quello schema base e non si limita ad applicare i cuoricini quandi i protagonisti si baciano ad una rappresentazione canonica della realtà. Poi ovviamente è divertente; e molto. Il ritmo serrato prosegue da dio fin dopo la metà (diciamo fino al quarto scontro), quando improvvisamente il meccanismo si usura, risulta ripetitivo, le battute si fanno rade e complessivamente il film perde colpo su colpo… un vero peccato. Complessivamente è il più grande tributo cinematografico ai comics ed ai videogiochi da bar, quasi perfetto e completamente eccessivo.
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Dopo aver visto Hot Fuzz un produttore illuminato deve aver dato un pacco di soldi a Wright e deve avergli detto “Va, e cambia il mondo”; credo che sia nato così questoScott Pilgrim Vs the world. Credo che il soggetto sia tratto da un fumetto, che comunque non conosco e probabilmente non leggerò mai (va, come sono sul pezzo); quindi tutto l’eccesso visuale può essere una diretta derivazione dell’originale… comunque son solo supposizioni. La storia di questo sfigatello di provincia (Toronto città) che si innamora di una ragazza e che deve scontrarsi con i suoi ex per poterla avere è di una piattezza impressionante. Ma è anche il dettaglio più insignificante. Il film è una commistione impensabile di estetica di fumetto sfacciatissima (split screen continui tratti dalle vignette; didascalie per l’orientamento temporale e addiritture i suoni degli oggetti scritti o rappresentati graficamente) mixata con il font di un videogioco piacchiaduro classico e con una sterzata verso l’anime giapponese nelle scene di lotta (il riferimento a Dragonball a tratti e palese). E tutto questo è continuo, inpregna completamente la fotografia di ogni scena tanto da superare diverse volte il livello accettabile di kitcheria; eppure riesce sempre ad essere sopportabile; forse perché Wright crea un mondo su quello schema base e non si limita ad applicare i cuoricini quandi i protagonisti si baciano ad una rappresentazione canonica della realtà. Poi ovviamente è divertente; e molto. Il ritmo serrato prosegue da dio fin dopo la metà (diciamo fino al quarto scontro), quando improvvisamente il meccanismo si usura, risulta ripetitivo, le battute si fanno rade e complessivamente il film perde colpo su colpo… un vero peccato. Complessivamente è il più grande tributo cinematografico ai comics ed ai videogiochi da bar, quasi perfetto e completamente eccessivo.
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