Scottie Pippen, nato il 25 settembre 1965, fa parte della lista dei 50 giocatori più forti di sempre. Per questo, è meglio dimenticare le ultime comparsate di Pippen nel campionato svedese o finlandese, brutti capitoli di una carriera meravigliosa scritti solo per raccimolare qualche migliaia di dollari, dopo aver dilapidato la fortuna di una carriera a causa di brutti investimenti.
Lo Scottie Pippen che vogliamo ricordare è quello con la maglia #33 dei Bulls. Un giocatore meraviglioso: definirlo con un ruolo è riduttivo per un giocatore di 2 metri con braccia da pterodattilo, tecnica superlativa, tiro, intelligenza fuori dal comune e senso della partita innato. Era il vero playmaker di quei Bulls, la classica “point forward“: grande palleggiatore, super passatore, con tiro da fuori ed eccellente atletismo. Era la sentinella difensiva dei Bulls, il linebacker che guidava i movimenti dei compagni nella propria metà campo. Non per questo è stato per 10 volte nel miglior quintetto difensivo della Lega.
Dopo l’università a Central Arkansas, fu scelto dai Seattle Sonics, ma quel genio del male di Jerry Krause lo strappò in cambio di Olden Polynice. Il resto è la storia che conosciamo tutti: 17 anni nella Nba, 11 con i Bulls, solo due senza Michael Jordan, in cui comunque non sfigurò come prima punta e nel 1994, finì addirittura terzo nella classifica per l’Mvp stagionale. Al termine della stagione 1995, chiuse come migliore per i Tori in ogni categoria statistica, nonostante il ritorno di Jordan.
6 i titoli conquistati con i Bulls, due three-peat. Nel primo fu decisivo nelle Finals 1991 in difesa su Magic Johnson, nel 1992 su Drexler dei Blazers e nel 1993 contro Barkley. Poi, dopo la pausa di Jordan, altri tre titoli Nba, uno contro i Sonics al termine della stagione record del 72-10, e due contro i Jazz di Stockton e Malone. Dopo quel giugno 1998 tutto finì: lui andò via, Jackson si prese una pausa e Jordan annunciò il ritiro. Con la fine di quei Bulls, finì un’era e ci fu anche il lockout. Al ritorno, fu tutto diverso. Come giocatore dei Bulls, Pippen conquistò grandi titoli anche con la nazionale americana: due ori olimpici, a Barcellona ‘92 col mitico Dream Team, e ad Atlanta ‘96.
Nel 1999 giocò la stagione da 50 partite con gli Houston Rockets, con cui uscì al primo turno dei playoffs contro i Lakers di Kobe e Shaq. Poi andò a Portland, visto che in Texas era arrivato ai ferri corti con Barkley. Di quei Blazers era il leader spirituale: una squadra costruita per il titolo, con Damon Stoudamire, Sabonis, Steve Smith e Rasheed Wallace, ma che nel 2000, in gara 7 contro i Lakers, sprecò 15 punti di vantaggio e la conseguente chance di giocarsi l’anello. Nel 2003 tornò ai Bulls, ma in quella stagione giocò solo 23 partite per i continui problemi alla schiena che ne hanno falcidiato gli ultimi anni. Al termine della stagione 2003-2004 annunciò il ritiro.
Un po’ di numeri. 16 punti, 6 rimbalzi e 5 assist di media carriera di Pippen, con un massimo di 22 a sera nella stagione 1993-94. 47 punti il suo career high il 18 febbraio 1997 contro Denver. 21 triple doppie, di cui 4 nei playoffs. 7 volte All Star, Mvp nel 1994 a Minneapolis dove trascinò l’Est con 29 punti e 11 rimbalzi. 3 volte Primo quintetto Nba, 2 volte nel Secondo e 2 nel Terzo.
Per chiudere, le 10 migliori giocate dell’inimitabile carriera di Scottie Pippen, “Da Pip“.