(Credit: Jason O’Callaghan-AlbaOvale)
BT Murrayfield (Edimburgo) – La Scozia di Vern Cotter mette paura ai campioni del mondo, giocando una delle migliori partite dell’era professionistica e cedendo agli All Blacks solo dopo una battaglia giocata, per larghi tratti, alla pari. Una meta di Jeremy Thrush, arrivata negli ultimi minuti di gara, fa la differenza tra le parti, ma la prestazione dei Blues è stata incredibile; pressione sui punti d’incontro, velocità con la palla in mano, sapiente gestione dei momenti-chiave, mai un calcio di liberazione a caso. Certo, ci sono molti spazi di crescita, soprattutto sotto il profilo del cinismo in attacco e nella capacità di punire gli errori avversari, ma la Scozia è davvero sulla buona strada. La Coppa del Mondo è lontana meno di un anno e se i Blues sapranno continuare a giocare così, già nel prossimo RBS 6 Nations sapranno togliersi delle grandi soddisfazioni.
Entrambi i pack avevano qualcosa da farsi perdonare, si diceva, e dopo meno di trenta secondi hanno subito due occasioni per mettersi in mostra. Introduzione scozzese, e dopo il primo reset è Alasdair Dickinson a vincere lo scontro diretto con Charlie Faumuina, regalando fiducia ai compagni di reparto con una punizione che Laildlaw trasforma in metri preziosissimi di campo guadagnato.
La Scozia parte benissimo, confermando i propositi della vigilia di stare fedele al proprio game plan offensivo, almeno finchè mantiene il possesso. Quando gli All Blacks conquistano l’ovale – dopo la prima mischia vinta - sono, però, subito pericolosissimi. Prima Dan Carter manca un calcio da buona posizione, ma nell’azione successiva Victor Vito recupera l’ovale all’altezza della metà campo e va fino in fondo sulla fascia sinistra, andando in meta sulla bandierina. Jerome Poite chiede l’intervento del TMO prima di convalidare la marcatura, che Dan Carte non trasforma.
La Scozia di Vern Cotter, però, ha imparato a non mollare mai. La difesa dei Blues – oggi in divisa rossa – mette pressione agli All Blacks e costringe Richie McCaw ad un passaggio forzato che Seymour è bravissimo ad intercettare, prima di involarsi in meta indisturbato. Laidlaw trasforma e la Scozia passa in vantaggio (7-5). La Scozia è subito costretta ad un cambio, perché Mark Bennett resta a terra (tendine) e viene sostituito da Sean Lamont.
Dan Carter continua a commettere errori, pagando la mancanza del ritmo-partita dopo aver passato troppo tempo lontano dai campi, e nel complesso dopo la meta subita i TuttiNeri hanno una reazione che, da loro, non ti aspetteresti: vanno in confusione. Certo, è una “confusione organizzata”, sono pur sempre gli All Blacks, ma la Scozia entra nel secondo quarto di gara in vantaggio e apparendo la squadra migliore in campo.
Gli All Blacks mostrano anche segni di nervosismo, ma non per questo la Scozia può permettersi di abbassare la guardia; un errore di Finn Russell – poco dopo costretto ad uscire dal campo temporaneamente, sostituito da Weir – che si fa murare un disimpegno regala l’ovale agli avversari che scattano subito verso la linea di meta. La difesa scozzese tiene e il TMO, stavolta, annulla la marcatura di Perenara per “insufficienza di prove”. Poite torna sul vantaggio e stavolta Carter è preciso dalla piazzola, riportando avanti i suoi. Alla mezz’ora, la Scozia inizia a sentire la stanchezza e regala un’altra punizione – Lamont interviene in ruck in fuorigioco; Carter la punisce ancora e, con un mini-break (0-6 in poco meno di cinque minuti) i TuttiNeri si rimettono sulla buona strada. Tra i due calci, i Blues sono ancora costretti a cambiare un giocatore; stavolta è Euan Murray (inguine) a lasciare spazio a Geoff Cross.
Ancora una volta, però, la Scozia non molla. Quando l’inerzia sembrava ormai del tutto persa, sono due touche vinte a ridare fiducia ai padroni di casa, che costringono gli All Blacks a commettere fallo in un raggruppamento e, col piede di Laidlaw, si portano ad un solo punto di distacco. Victor Vito, autore della meta neozelandese, lascia il campo infortunato poco prima dell’intervallo – sostituito da Liam Messam, che entra openside flanker perché Sam Cane si sposta numero 8. Il pack degli All Blacks vince l’ultima mischia chiusa del primo tempo, mandando Carter dalla piazzola che trova i pali per il 10-14 con cui le squadre vanno a riposo.
Nella ripresa la Scozia fuga i dubbi di tutti sul possibile calo fisico, tornando in campo concentrata e decisa. Nelle prime fasi si fa vedere Sean Maitland, nel primo tempo un po’ troppo concentrato sulla fase difensiva; il “kilted Kiwi” trova due varchi nella difesa avversaria che costringono gli All Blacks ad un recupero affannoso e a ricorrere all’indisciplina. Laidlaw, da posizione centrale, mette a referto i primi tre punti della seconda frazione, riportando la Scozia ad un punto.
Al 55′ Steve Hansen rimescola le carte, perché capisce che i suoi, stasera, sono davvero in difficoltà; fuori uno spento Dan Carter e Malakai Fekitoa, spazio a Julian Savea all’apertura e a SB Williams al centro. Le cose, però, non si mettono meglio per i campioni del mondo, che continuano a subire l’intraprendenza della Scozia, che si mette, a dire il vero, in pericolo da sola quando Finn Russell commette il secondo errore della sua buona partita, poco prima di lasciare il posto a Duncan Weir; la difesa tiene ancora e ferma l’avanzata nera al limite dei propri 22m. La pressione neozelandese, però, cresce col passare dei minuti, una volta superata l’ora di gioco e il pack tuttonero conquista una punizione che Slade calcia tra i pali. Laidlaw risponde un minuto dopo – pressione scozzese al breakdown che costringe Cane al tenuto – e la gara resta apertissima.
La Scozia ci crede e continua ad avanzare; Sean Lamont si infila in un varco e fa quasi venti metri, prima di venire placcato. Si forma una ruck e la Nuova Zelanda è ancora indisciplinata – fuorigioco. Laidlaw spedisce l’ovale del sorpasso di poco a lato e gli All Blacks possono tirare un sospiro di sollievo, prima di marcare la meta, nell’azione successiva, che in qualche modo spegne le speranze dei 66mila presenti nella Highaland Cathedral.
È il seconda linea Jeremy Thrush ad avere l’onore di chiudere l’azione più bella dei TuttiNeri con un pick and go da una ruck a pochi centimetri dalla linea di meta; Colin Slade è preciso con la trasformazione e gli All Blacks volano oltre il break per la prima volta in tutta la gara. La Scozia spinge ancora, ma alla fine gli All Blacks riescono a contenere – seppur a fatica – gli assalti avversari e conquistano una vittoria soffertissima.
Scozia 16
Nuova Zelanda 24
Score: 9′ Vito m (0-5), 11′ Seymour m Laidlaw tr (7-5), 26′ Carter cp (7-8), 31′ Carter cp (7-11), 36′ Laidlaw cp (10-11), 40′ Carter cp (10-14); 45′ Laildaw cp (13-14), 65′ Slade cp (13-17), 66′ Laidlaw cp (16-17), 73′ Thrush m Slade (16-24).
Scozia: 15 Stuart Hogg 14 Sean Maitland 13 Mark Bennett 12 Alex Dunbar 11 Tommy Seymour 10 Finn Russell 9 Greig Laidlaw (C) 1 Alasdair Dickinson 2 Ross Ford 3 Euan Murray 4 Richie Gray 5 Jonny Gray 6 Rob Harley 7 Blair Cowan 8 Adam Ashe
Panchina 16 Fraser Brown 17 Gordon Reid 18 Geoff Cross 19 David Denton 20 Johnnie Beattie 21 Chris Cusiter 22 Duncan Weir 23 Sean Lamont
Nuova Zelanda: 15. Ben Smith 14. Colin Slade 13. Malakai Fekitoa 12. Ryan Crotty 11. Charles Piutau 10. Daniel Carter 9. TJ Perenara 1. Joe Moody 2. James Parsons 3. Charlie Faumuina 4. Jeremy Thrush 5. Dominic Bird 6. Richie McCaw (C) 7. Sam Cane 8. Victor Vito
Panchina: 16. Dane Coles 17. Wyatt Crockett 18. Ben Franks 19. Luke Romano 20. Liam Messam 21. Augustine Pulu 22. Sonny Bill Williams 23. Julian Savea
HT: 10-14
Note: 6°C, cielo sereno, campo in perfette condizioni. Scozia in maglia rossa.
Man of the match: Jeremy Thrush (Nuova Zelanda)
Spettatori: 66004
Arbitro: Romain Poite (FFR)