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Scream 4 (Wes Craven) ★★/4

Creato il 25 aprile 2011 da Eda

Scream 4 (Wes Craven) ★★/4Scream 4, USA, 2011, 103 min.

Due biondone guardano alla tv un horror e vengono uccise dopo aver risposto al cellulare. Altre due biondone guardano un film con le due biondone di prima in tv e vengono uccise dopo aver risposto al cellulare. Due biondone guardano le due biondone che guardano le due biondone in tv e vengono uccise dopo aver risposto al cellulare. Bastrerebbe l’incipit per far capire in quali territori si voglia muovere questo quarto capitolo – a più di dieci anni di distanza dal terzo – della fortunata saga di Wes Craven e Kevin Williamson (sì, quello di Dawson’s Creek). Teen-horror-slasher che hanno sempre giocato sulla presa in giro degli stereotipi, delle regole del genere, sulla propria consapevolezza dalla quale scaturisce tutto il lato ironico di queste pellicole. E si può dire che dopo che i tre capitoli erano andati in calando, l’inizio di questa nuova trilogia promette invece bene ed aggiorna alla contemporaneità l’atmosfera anni ’90 che contraddistingueva gli originali.

Per questo quarto capitolo tornano i protagonisti storici della serie ovvero la sopravvissuta Sidney, il poliziotto Linus e la giornalista Gale, attorniati da una schiera di adolescenti pronti a diventare carne da macello. Ghostface (maschera-simbolo indossata di volta in volta da assassini diversi) torna a colpire dopo anni di inattività in occasione del ritorno in città di Sidney per promuovere il libro che ha scritto sulle proprie esperienze. Il passato torna quindi di nuovo a bussare alla sua porta e ricominciano gli omicidi di persone a lei vicine…

Mentre la giornalista Gale era tassello importante della prima trilogia, impersonando un tipo di giornalismo d’assalto rapace, senza scrupoli e tutto rivolto verso lo sfruttamento delle disgrazie altrui in favore del successo personale, in Scream 4 – nel 2011 – il tema e il personaggio vengono ridimensionati a fronte delle ossessioni di questo inizio millennio per cellulari e social network. I giovani hanno sempre il cellulare in mano e addirittura i due nerd della pellicola registrano tutto con webcam per caricare immediatamente sul loro blog: quando iniziano gli omicidi è come l’inizio di un sogno malato per loro, tanto più che anche Ghostface mette i video dei suoi omicidi in rete. Certo queste riflessioni sono piuttosto risapute e semplicistiche, ma è anche vero che sono messe in scena in maniera più consapevole e ironica che nella media degli horror contemporanei.

Nella decade trascorsa tra l’ultimo Scream e questo abbiamo assistito a una quantità senza precedenti di sequel, remake e saghe sterminate (Saw su tutti), di conseguenza anche il gioco metacinematografico di Scream 4 si fa ridondante così che il film nel film di Scream, ovvero Stab – Squartati - è arrivato addirittura al settimo capitolo e i ragazzi organizzano party-maratone rituali per rivederli tutti. Come ci insegnano gli stessi protagonisti del film spiegando le regole degli slasher (altro tormentone della saga)  un party è il luogo migliore per un killer e per la sua carneficina, e così sarà anche se non tutto può essere calcolato.

Mentre in questo genere di film la tensione cresce esponenzialmente più il cattivo è invisibile, fulmineo e spietato, la saga di Scream ha sin dall’inizio puntato su un geniale ribaltamento delle caratteristiche del villain, così che anche in questo quarto capitolo Ghostface è spesso visibile, inciampa, si fa picchiare, commette errori grossolani; la tensione in questo modo viene meno, ma è una rinuncia intelligente dato che lo spettatore contemporaneo sa fin troppo bene quali saranno i momenti de paura.

La trama certo non è tra le più intricate, anche se la solita caccia al serial killer che ogni spettatore fa vedendo il film riserverà infine qualche sorpresa. Di spaventi comunque neanche l’ombra, ma di ritmo e divertimento ce ne sono in buone quantità. Peccato che l’ultimo quarto d’ora abusi un pò troppo della sospensione dell’incredulità da parte dello spettatore e sfiori più volte il ridicolo per quanto volontario, anche se rimane interessante come interpreta l’ossessione digitale contemporanea e il rapporto simbiotico vittima/carnefice.

EDA


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