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Scritti da Voi (57): ANTONIO NIOLA - recensione "Il segreto del suo volto"

Creato il 25 febbraio 2016 da Giuseppe Armellini
Scritti (57): ANTONIO NIOLA recensione segreto voltoTorna Antonio Niola con un interessantissimo film di una delle cinematografie europee meno conosciute qua da noi, quella tedesca (anche se con Le vite degli altri per quanto mi riguarda possono campare di rendita).
Un film sull'identità e sul mistero che ricorda moltissimo Hitchcock, specie un suo celeberrimo film.

Iniziamo dal titolo col quale è conosciuto in Italia...
Io un film che si chiama così non lo troverei  accattivante, difficilmente lo guarderei.
Fortunatamente invece ieri l'ho fatto.
La vicenda è tanto semplice quanto insolita.
Germania, è appena finita la seconda guerra mondiale ed un'auto con a bordo due donne si presenta ad un check point per il settore americano, le due sono ebree tedesche ed una (Nelly) ha il volto completamente fasciato.


Le sequenze successive ci mostrano una profonda e antica amicizia tra le due, un legame che ora vede Lena prendersi cura di Nelly, cercare di darle forza e contemporaneamente proteggerla. È lei che trova una casa, una buona clinica ed il chirurgo che opererà l'amica, nel tentativo di restituirle il vecchio volto.

Scritti (57): ANTONIO NIOLA recensione segreto volto
Significativo, per iniziare a capire il complesso personaggio di Nelly, questo passaggio: il chirurgo le chiede "A chi vorrebbe assomigliare? Potrebbe essere chi vuole". Lei è però fermissima nel voler tornare come era prima, ritrovare il suo volto per ricostruire se stessa.
Le due amiche vivono il dopoguerra in modo estremamente diverso: da una parte l'odio sviluppato da Lena  nei confronti della Germania, l'orgoglio dell'origine ebrea e il desiderio di raggiungere la "terra promessa" in Palestina; dall'altra c'è la povera Nelly, che vuole solo ritrovare il marito, la sua casa, ed in fondo, se stessa.
Importante il passaggio nel quale lei rinnega le proprie origini: lei è tedesca, non vede dove altro dovrebbe vivere, l'idea di trasferirsi altrove non la prende nemmeno in considerazione, vuole il suo paese, la sua casa, suo marito.
Ed ora basta parlare di trama, a me importa sempre meno: mi interessano l'emozione, il concetto, la suggestione.
Da questo punto di vista il film non delude, anzi.
Viviamo la transizione emotiva di una donna che inizia con la disperata ricerca del marito ed il suo rifiuto di odiarlo. Quel marito che come umano l'ha "uccisa" eppure, nella sua dimensione idealizzata, l'ha inconsciamente salvata.
Scritti (57): ANTONIO NIOLA recensione segreto volto
Quell'uomo DEVE essere rivisto, DEVE essere ricollocato nella sua posizione materiale e terrestre, lui che è così materialista e mediocre, lui che è l'incarnazione della bassezza umana, libera di esprimersi senza vergogna nella lotta per la sopravvivenza.
Lei ha bisogno di cancellarne il ricordo aureo, ha bisogno di vederlo davvero, di scoprirlo, ma non per odiarlo, non per vendicarsi, solo per potergli dare le spalle senza rimorsi e finalmente rinascere.
Simbolico ed assolutamente significativo il ruolo dell'amica: lei non è stata deportata, lei con la sua ricchezza si è salvata in svizzera, lei sogna Israele, lei rigetta il suo passato, non ha più legami, solo odio per i nazisti.
Eppure, forse, c'è dell'altro dentro di lei: un certo senso di colpa per avere evitato il peggio.
Ma tra le due chi è la vera fortunata?
Nelly ha perso tutto, è stata deportata e sfigurata, tradita mortalmente dal marito...
eppure lei è viva, vuole vivere, lei ha un "motivo".
Lena invece è stata solo sfiorata dalla guerra, è benestante,  può trasferirsi, può continuare a vivere, eppure non c'è parvenza di vita in lei: non c'è amore. 
Paradossalmente lei che ha tutto non ha niente.
L'unico suo "motivo" sembra essere quello di riportare Nelly (e simbolicamente tutti gli ebrei) alla salute, alla normalità, ad una nuova vita nella nuova Israele.
Il suo fallimento la svuota di tutto, gli toglie "il motivo" e senza di esso la vita stessa non ha ragione di esistere.
Scritti (57): ANTONIO NIOLA recensione segreto volto
L'attenta regia ci permette di notare dei particolari interessanti, di cogliere le sfumature di una Nelly comunicativa nel suo quasi totale silenzio, ci da il tempo di vivere il suo travaglio interiore, ci sembra di digerire noi stessi, insieme a lei, la terribile ma necessaria presa di coscienza del tradimento subito.
Un film emotivo, interiore, "importante" nella sua dimensione esistenziale. E poco importa se la logica ci porterebbe a pensare che alcune cose sono quantomeno improbabili, ci deve importare il messaggio, l'emotività, la capacità di rappresentare le diversità delle anime umane in modo quasi silente.
Aggiungo una nota sul finale: piccolo capolavoro non urlato ma di una forza incredibile.
Lei doveva risorgere e lei è risorta, ci è riuscita, come una fenice. 
Già, come una fenice...
Fenice che è il nome del locale che simboleggia il "prima" ed il "dopo", in piedi in mezzo alle rovine, emblema stesso della sopravvivenza ed evocazione della resurrezione...
Fenice che sarebbe anche il vero nome del film.
Già..."Phoenix", si chiamerebbe, e sarebbe bellissimo così, invece si è deturpato un nome, annullato un senso e tolto vita ad un ottimo lavoro, dandogli un nome vergognoso e banale, da film per ragazzini.

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