EREDITARE L'ASSENZA.Riflessione su "Paesaggio nella Nebbia" di T. AnghelopoulosDue bambini, fratello e sorella di undici e cinque anni, corrono sulla strada bagnata, al buio. Sono diretti, come ogni sera, alla stazione, dove sembra sempre che stiano per partire, salire su uno di quei treni, quello diretto in Germania. Ma per farlo occorre il coraggio, subito. E un giorno quel coraggio lo trovano.''Hai paura?'' - ''No.''Da Atene, una sera un treno parte per la Germania e i due fratellini sono lì', sul vagone, piangono e si abbracciano,- ''Siamo saliti'' dice entusiasta uno dei due. Sono saliti di nascosto sull'Internazionale 290 ma ben presto verranno fatti scendere dal controllore. Decidono allora di continuare il loro viaggio a piedi, sotto le intemperie. E' l'inizio di un viaggio alla ricerca di un padre di cui non sanno nulla ma che possono solo immaginare attraverso i vaghi racconti della madre o per mezzo dei loro sogni ricorrenti nei quali lui è lì, gli appare e parla. Nel corso del loro cammino incontrano Oreste, un giovane attore che viaggia, sempre col sorriso, su un bus sgangherato, e decidono di proseguire insieme a lui, anima a loro affine che recita una sola commedia, la sua. In una scena particolarmente significativa Oreste regala ad Alexandros un frammento di pellicola cinematografica nel quale sembra esserci solo nebbia ma a ben guardare si può immaginare ci sia impresso un grande albero. Lo stesso albero che troveranno poi navigando su una barchetta senza remi alla fine del film, l'albero della vita. E' un viaggio importante il loro, con tutti i pericoli e le bellezze della ricerca. Li seguiamo muti attraverso scenari bellissimi e desolati, li osserviamo mentre incontrano personaggi che restano immobili in quei paesaggi quasi a voler mettere in evidenza e in contrapposizione il movimento di Voula e Alexandros. Nella nebbia o sotto la neve lunghi piano sequenza seguono i loro passi, come ingranaggi piccolissimi di una macchina cosmica, alla ricerca di un orizzonte di assoluta libertà. I novelli Telemaco, vulnerabili, indifesi e quasi nudi in un mondo così crudele e difficile, scoprono che c'è qualcosa che si riesce ad afferrare meglio nel sogno che nella realtà. Assomiglia infatti a un sogno il loro andare avanti che non arriva mai a destinazione, perchè l'orizzonte è sempre un po' più lontano, e la ricerca di un'ipotetica ''Germania'', così come il crescere, non finisce mai. Ma è così bello perdersi...Film-fiaba poetico e brutale, cosceneggiato da Tonino Guerra, Leone d'argento al Festival di Venezia 1988.''E' ciò che nel mondo si muove, come il vento, è ciò che crea e guida con pensieri invisibili e immagini d'aria'' (jung, sul padre)
Magazine Cinema
Scritti da Voi (N°2): ROMINA BRACCHI - Paesaggio nella Nebbia
Creato il 22 ottobre 2014 da Giuseppe Armellini
EREDITARE L'ASSENZA.Riflessione su "Paesaggio nella Nebbia" di T. AnghelopoulosDue bambini, fratello e sorella di undici e cinque anni, corrono sulla strada bagnata, al buio. Sono diretti, come ogni sera, alla stazione, dove sembra sempre che stiano per partire, salire su uno di quei treni, quello diretto in Germania. Ma per farlo occorre il coraggio, subito. E un giorno quel coraggio lo trovano.''Hai paura?'' - ''No.''Da Atene, una sera un treno parte per la Germania e i due fratellini sono lì', sul vagone, piangono e si abbracciano,- ''Siamo saliti'' dice entusiasta uno dei due. Sono saliti di nascosto sull'Internazionale 290 ma ben presto verranno fatti scendere dal controllore. Decidono allora di continuare il loro viaggio a piedi, sotto le intemperie. E' l'inizio di un viaggio alla ricerca di un padre di cui non sanno nulla ma che possono solo immaginare attraverso i vaghi racconti della madre o per mezzo dei loro sogni ricorrenti nei quali lui è lì, gli appare e parla. Nel corso del loro cammino incontrano Oreste, un giovane attore che viaggia, sempre col sorriso, su un bus sgangherato, e decidono di proseguire insieme a lui, anima a loro affine che recita una sola commedia, la sua. In una scena particolarmente significativa Oreste regala ad Alexandros un frammento di pellicola cinematografica nel quale sembra esserci solo nebbia ma a ben guardare si può immaginare ci sia impresso un grande albero. Lo stesso albero che troveranno poi navigando su una barchetta senza remi alla fine del film, l'albero della vita. E' un viaggio importante il loro, con tutti i pericoli e le bellezze della ricerca. Li seguiamo muti attraverso scenari bellissimi e desolati, li osserviamo mentre incontrano personaggi che restano immobili in quei paesaggi quasi a voler mettere in evidenza e in contrapposizione il movimento di Voula e Alexandros. Nella nebbia o sotto la neve lunghi piano sequenza seguono i loro passi, come ingranaggi piccolissimi di una macchina cosmica, alla ricerca di un orizzonte di assoluta libertà. I novelli Telemaco, vulnerabili, indifesi e quasi nudi in un mondo così crudele e difficile, scoprono che c'è qualcosa che si riesce ad afferrare meglio nel sogno che nella realtà. Assomiglia infatti a un sogno il loro andare avanti che non arriva mai a destinazione, perchè l'orizzonte è sempre un po' più lontano, e la ricerca di un'ipotetica ''Germania'', così come il crescere, non finisce mai. Ma è così bello perdersi...Film-fiaba poetico e brutale, cosceneggiato da Tonino Guerra, Leone d'argento al Festival di Venezia 1988.''E' ciò che nel mondo si muove, come il vento, è ciò che crea e guida con pensieri invisibili e immagini d'aria'' (jung, sul padre)
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