Tra Fabi, De Andrè e Almost Famous un invito al non accontentarsi, al ricercare sempre qualcosa di nuovo e al seguire le proprie inclinazioni e passioni, anche a scapito di tutto il resto.
Elogio della ricerca personale
Sono passati dodici anni dalla sua pubblicazione e, se considerassi la velocità di fondo a cui procediamo, certamente dovrei classificarla come vecchia; di quelle canzoni, insomma, che le radio non passano più. Ma, liberandomi dalla logica attuale per cui il 'Nuovo' deve coincidere necessariamente col 'recente', credo che questo pezzo continui a ricordare, ancora oggi, una destabilizzante novità: la ricerca personale, in ogni sua declinazione.
La profondità del pensiero , lo stupore e la veridicità delle immagini, l'efficacia dell'allegoria dei primi due ritornelli e della variazione finale, e poi ancora la raffinatezza dei suoni e la delicatezza della voce, restituiscono la portata del suo autore (di uno, cioè, che quando afferma di " dannarsi per un aggettivo e per un colpo di rullante " , puoi star certo che dice la verità). La cui scoperta, la cui conoscenza non possono che essere il risultato di una ricerca personale (declinata in campo musicale) particolarmente attenta.
Fabrizio De Andrè, ad esempio, è certamente un artista d'élite; ma negli ambienti colti il suo nome, in un modo o nell'altro, vien fuori sempre. Negli ultimi anni, anzi, sento ripetere spesso che " De Andrè andrebbe insegnato a scuola " (e si sa: una volta entrato nell'ambiente scolastico, significa di solito che un autore è stato in parte canonizzato ).
Niccolò Fabi, invece, è di nicchia non solo fra la massa, ma anche negli ambienti genericamente elitari. Il cantautore romano, insomma, " non è di tanti né pochi, ma solo di alcuni " .
Ora, non sto paragonando Fabi a De Andrè - sia perché il mio non è un discorso di critica musicale, sia perché credo che, da un certo livello in poi, non si debba più parlare di maggiore o minore grandezza, ma più correttamente di grandezza diversa -, sto più propriamente affermando che la sottovalutazione di Niccolò è davvero limitante per il progresso della contemporaneità italiana: perché la sua sensibilità, la sua acutezza , la sua spietatezza , sono rare e sacre . Motivo per cui sarei felice se una diffusa ricerca personale - orientata nella sua direzione - portasse, un giorno lontano, a sentir dire che " Anche Niccolò Fabi andrebbe insegnato a scuola ".
Potrei pensare, ad esempio, con sprezzo snobistico, che gran parte del cinema americano sia ciarpame. Ma sì: la vecchia regola delle tre esse - sesso, sangue e soldi - e il film è pronto. Potrei, cioè, lasciarmi scegliere da quella massiccia distribuzione cinematografica che, onnipervasiva, praticamente impone la visione di prodotti, di solito banali, nati per fare grandi incassi (" Un film di Hollywood oggi arriva a costare tranquillamente 150 milioni di dollari [...]: essendo in gioco cifre di questo genere conta la pianificazione, il lancio, soprattutto la ricerca a priori di un pubblico. " ). Sarebbe come se un americano si lasciasse convincere che, qui in Italia, si realizzano solo fiction con attori-cani e film tipo Natale qualcosa.
Fra i vari film che credo andrebbero rivisitati e che vorrei condividere, scelgo " Almost famous" di Cameron Crowe (anno d'uscita: 2000). Per due motivi: sia perché ' celebra l'amore per la musica ' , sia perché, in una sequenza, esprime il modo in cui questo concetto della ricerca personale, dello stimolo a migliorarsi, andrebbe presentato.
La citazione è tratta da un altro brano dello stesso Fabi: " E' non è ".
Mi riferisco, in generale, alla sua discografia; in particolare, a canzoni personalmente necessarie come " Senza rabbia", " Lasciarsi un giorno a Roma", " Il mio stato", " Sembravi", " Scherzo", " Lunedì", " E' non è", " Mimosa", " Offeso", " Essere speciale", " Senza prudenza", " Quello che volevo", " Costruire", " Evaporare", " Rapporti", " Solo un uomo", " La promessa", " Parole che fanno bene ".