Nel tentativo di vendermi un intruglio antietà in più, l’altro giorno la mia consulente di bellezza si è data da fare per idratarmi l’ego e, presentandomi al suo fidanzato, ha pensato bene di rovesciarmi addosso un vasetto intero di polvere di adulazione: “Sai… Daniele è uno scrittore!” A quelle parole, la mia faccia è di colpo diventata un agglomerato di rughe d’espressione, e il mio amor proprio si è ricoperto di antiesteticissimi brufoli. Premesso che la signora in questione sa poco e nulla della mia attività di narratore, visto che si è sempre ben guardata dal comprare le mie opere edite; resta il fatto che io, tutte le volte in cui mi si dà pubblicamente dello “scrittore”, mi sento come se mi si stesse prendendo per il naso. Mi irrigidisco, chiudendomi a riccio e diventando aggressivo allo stesso tempo. Quando qualcuno allude al mio ipotetico status di “scrittore”, mi sento nudo come l’imperatore a cui tutti fanno i complimenti per il suo meraviglioso abito nuovo. “Scrittore” per me è John Grisham, è Ken Follett, è Andrea Camilleri. “Scrittori” sono Sveva Casati Modignani e Roberto Saviano. Penso infatti che, con il sovraffollamento di “gente che scrive” in cui siamo quotidianamente immersi, meriti l’appellativo di “scrittore” solo chi riesce, di fatto, a campare con le vendite dei propri libri, e a pagarsi vitto, alloggio e bollette con i proventi delle royalties. E certo io non rientro nella categoria. La ragione del mio disagio davanti a quell’immagine falsata di me sta nella constatazione del fatto che ad essere morbosamente attaccati alla loro identità di “scrittori” sono in genere i dilettanti allo sbaraglio della penna. I siti di “print-on-demand” pullulano di imbrattacarte della domenica che a tutto rinuncerebbero tranne che a quel famigerato titolo. Meno sanno scrivere, meno meritano di essere letti, e più ci tengono a far sapere che loro sono “scrittori”. E a me pensare di venir annoverato in questo branco di illusi onanisti dà parecchio fastidio. Se proprio volete inebetirmi con una sviolinata, elogiate la mia intelligenza, la mia simpatia, le mie straordinarie doti sessuali. Ma la scrittura, per piacere, lasciatela perdere. Dimenticatevi del fatto che, tra i tanti ingredienti della mia personalità, c’è anche questa irrisolvibile grafomania. Incensatemi usando qualche altro argomento. Fino a quando non avrò pubblicato un romanzo di grande successo, fino al giorno in cui non andrò da Fabio Fazio a presentare il mio nuovo best seller, non offendetemi buttando anche me nel limbo degli sfigati che, solo perché hanno messo in fila quattro parole, credono di aver fatto chissà che. Nella società denarocentrica in cui viviamo, a definire la nostra identità pubblica è soprattutto il modo in cui ci guadagniamo il pane. E nessuno darebbe del Matematico a chi, per ingannare il tempo, incasella quindici numeri in un Sudoku.
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