In una intervista, così recita Volodine:
“Per definizione, la letteratura post-esotica è quindi una letteratura straniera e, come ogni letteratura straniera tradotta, offre al lettore una parte soltanto di quello che dice realmente, una frazione. Si ammetterà quindi come principio fondante che una letteratura straniera, con le sue eco e i suoi riferimenti, con tutta la sua ricchezza, può essere scoperta, indovinata, studiata, apprezzata tramite i prodotti di autori significativi. Il mio progetto tiene conto di tale curiosità istintiva del lettore nei confronti di ciò che sta al di là del libro stesso. In una sorta di “collezione di voci del post-esotismo” presento quindi al pubblico un certo numero di romanzi, indipendenti l’uno dall’altro, dietro i quali si suggerisce la completezza della visione e della sensibilità post-esotiche e, in sintesi, tutto un mondo”.
Una letteratura quindi che ben si distanzia dal nazionalismo e dal presente, per abbracciare più ampie dimensioni, rivolta al passato e al futuro. Leggendo Scrittori, vengono inevitabilmente in mente le creazioni artistiche del grande Borges. Qui non si avverte la cultura sterminata che sta alla base dell’opera dell’argentino, ma garantiamo che il talento c’è!
Scrittori
di Antoine Volodine, Edizioni Clichy
Traduzione di Federica Di Lella e Didier Alessio Contadini
Un romanzo a episodi che si finge saggio sulla figura dello scrittore, per distruggerla e (forse) ricrearla. Nelle pagine di Volodine lo scrittore è ben lontano dall’essere un alcolizzato geniale o un gigante del pensiero, un romantico torturato o un mondano adulato dai media. I suoi protagonisti si dibattono tra il silenzio e la malattia mentale, rischiano la vita per mano propria o per mano di chi è recluso insieme a loro, mettono facilmente a repentaglio quella altrui. Spesso sono analfabeti, come Kurilin, che evoca il terrore stalinano a delle bambole di ferro che sembrano ascoltarlo; a volte sono già morti, come Maria Trecentotredici, che tiene una conferenza sulla scrittura nell’oscurità totale che segue il suo decesso. Oppure sono in trance, come Linda Woo, che dall’interno della sua cella di manicomio grida una definizione degli scrittori: «La loro memoria è diventata una raccolta di sogni. S’inventano dei mondi in cui il fallimento è sistematico e cocente come in quello che voi chiamate mondo reale». Volodine non perde l’occasione di mettere ferocemente alla berlina la società letteraria e i suoi vezzi, come quello dei ringraziamenti nei libri, satireggiati con ironia corrosiva al centro del romanzo; o il mito del genio incompreso, impersonato da Bogdan Tarassev, l’autore che battezza Wolff ogni personaggio delle sue storie. Scrittori è l’opera forse più diretta e matura, la prima tradotta in italiano, di Antoine Volodine, autore di origine russa che ha esordito con la fantascienza, per poi abbandonarla e dedicarsi alla pubblicazione di un numero sterminato di romanzi e saggi. Scrittore tra i più imprevedibili e controversi della Francia contemporanea, spesso celatosi dietro pseudonimi, tra i quali i più famosi sono Manuela Draeger e Lutz Bassmann,Volodine tratteggia un universo oscuro e disperato, ma carico di passione e insofferente all’oppressione di qualsiasi regola.