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Scrittori di strada

Creato il 05 luglio 2013 da Annaaprea55

Confesso che amo molto le scritte sui muri, le guardo, le medito, come un’ape meticolosa ne interpreto le ragioni, le ossessioni, i lampi di libertà che le ispirano. Se non imbrattano edifici, se rinunciano a farsi sopraffazione e decorano muri magari già sfigurati dal tempo, allora per me le scritte sono racconti, diari, aforismi, come antichi graffiti, in fondo narrano la nostra vita.

Certe scritte raccontano alla nostra distratta umanità malesseri e desideri, estraniazioni e presagi: sono letteratura vera e propria che si offre allo sguardo del passante errabbondo. Certe frasi valgono come divinazioni, ci ricordano senza sfumature, verità assopite, pazzie, amori impossibili. I messaggi d’amore sui muri giungono in quel punto nevralgico dove ci scopriamo infinitamente puerili, fanciulli eterni e divini.

Ecco  alcune scritte innocenti e vertiginose.

  • Alla fine non voglio bene a tutti voglio bene solo a Mara
  • Ti odio patrizzia per me sei finita
  • Sono due mesi e 47 minuti, gilda mi manchi
  • Tu la devi finire di trattarmi così
  • Ornella per te finirò in carcere
  • Enza ti ama lo vuoi capire o no?

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Proprio come la letteratura, le scritte sui muri raccontano le umane debolezze, procedono con la stessa tensione, la stessa gioia, la stessa perdizione di un testo letterario...per il semplice motivo che fioriscono dal lampeggiare della fantasia che, quando è letteratura, gioca con le parole, corre, vede, esprime i segreti dell’anima, talvolta usa formule smaglianti, talvolta impudiche, talvolta dice solo cause ed effetti.

Che dire della deliziosa ingenuità di Io non voglio morire mai, perché voglio giocare sempre scritto sul muro di un oratorio milanese? E “moriranno di nostalgia, ma non torneranno scritto su un muro in Nicaragua dopo la caduta di Somoza…non potrebbe averlo scritto Emil Cioran in La caduta del tempo? Non potrebbe essere un pensiero di Pascal  “Dio cosa fa quando non ha niente da fare?” ? Sui muri, forse, la letteratura ritrova quel posto che è davvero suo. Lo dice lo scrittore francese Claude Jasmin : “La libertà è nel gesto dello scrivere ma si scrive per imprigionare, perciò si può scrivere ovunque anche sui muri, anche sui muri si può fare ciò che fa la letteratura: lasciare un segno di libertà”.

Chiudo con un brano estratto da Le avventure di Pinocchio di Carlo Collodi: “Su  tutte le piazze si vedevano teatrini di tela, affollati di ragazzi dalla mattina alla sera, e su tutti i muri delle case si leggevano scritte col carbone delle bellissime cose come queste: Viva i balocci (anziché balocchi), non voglamo più schole (anziché non vogliamo più scuole), abbasso Larin Metica (anziché l’aritmetica) e altri fiori consimili”.

Sì…fiori. I muri dividono, le scritte sono fiori che uniscono. I muri limitano, le scritte si arrampicano per infrangere il limite.



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