Nel 1843 esce per Vallardi un Linguaggio dei fiori anonimo, l'anno dopo viene pubblicato da Redaelli il Linguaggio dei fiori scritto da Giuseppe Bona, cui seguiranno diversi manuali sul tema e anche uno "scherzo comico" di Napoleone Gallo intitolato proprio Il linguaggio dei fiori edito nel 1877 a Roma dalla Tipografia delle Terme Diocleziane.
Del 1892 un libriccino che unisce due tipi di comunicazione: Il linguaggio dei fiori e delle pietre preziose (Roma, fratelli Capaccini).
I messaggi erano affidati a un singolo o più fiori della medesima varietà, oppure a una composizione di più tipi che assumevano il senso di una frase completa.
Il fiore è il figlio della mattina, l'incanto della primavera, l'origine dei profumi, la grazia delle vergini, l’amore dei poeti.
A ogni colore e stagione venivano attribuiti differenti significati. Vi era una nutrita nomenclatura sull’ emblema dei fiori che forniva un’ampia nomenclatura.
Ad esempio: Amaranto - Costanza — immortalità
Bianco - Innocenza — pudore — purità — candore — buona fede
Celeste - Amore casto — economia — saggezza — rispetto — pietà
Bruno carico - Dolore profondo
Foglia secca - Vecchiaia — distruzione
Bigio - Dolore temperato — melanconia
A questa nomenclatura adottata generalmente, si può aggiungere la serie dei colori che Leone Gozlan, scrittore umoristico, applicava a taluni dei suoi sentimenti o delle sue sensazioni intime.
Per lui :
La pietà celeste pallido
La rassegnazione — bigio-perla
La gioia — verde-mela
La sazietà — caffè e latte
Il piacere — rosa vellutato
Il sonno — fumo di tabacco
La riflessione — arancione