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Scrittura e narrativa di genere: 2 - "Show, don't tell" & Descrizioni

Creato il 02 ottobre 2011 da Luciferkitty @MicheleAFGreco
Attenzione: prima di leggere questo articolo, leggete queste premesse
L’arte della narrativa non comincia finché il romanziere non pensa alla storia come una materia da mostrare, da esibire in modo che si racconti da sola. [...] La faccenda deve sembrare vera, e questo è tutto. Non è resa vera semplicemente raccontando che è vera.
- Percy Lubbock -

Lo Show, don't tell (Mostra, non raccontare!) è una delle tecniche principali della narrativa di genere, nonché uno degli elementi dello stile trasparente.
  • "Il combattimento era un turbine di colpi e parate" = raccontato.
  • "La prima stoccata saettò da destra. Maya parò all'altezza degli occhi. L’impatto le piegò il polso." = mostrato.
Quando si racconta in pratica si fa un riassunto. Quando si mostra, invece, si descrive con precisione e concretezza.
In questo articolo tratterò lo "show don't tell" nelle descrizioni. Per quanto riguarda il mostrato nei dialoghi, ne parlerò in un altro articolo.

Ma perché è preferibile mostrare?
  • È dimostrato che mostrare fa "vivere" al lettore le situazione descritte e lo fa immergere nella storia.
  • Il lettore può sentire, vedere, toccare, annusare, gustare ciò che viene descritto e si emozionerà per gli eventi narrati. Secondo John Gardner, la buona narrativa trasporta il lettore in uno stato mentale simile al sogno. Il raccontato è una sveglia.

  • Raccontare annoia facilmente, mostrare no.
  • Mostrare permette di scegliere i particolari davvero importanti per la storia.
    "Giulia è alta" è un particolare davvero importante per la storia o per la caratterizzazione del personaggio? E se sì, non è meglio mostrarlo? Il concetto di altezza non vuol dire nulla se non messo a paragone con qualcosa di concreto. E se l'altezza di Giulia non è importante, perché dirla? Meglio eliminare del tutto questa informazione-
  • Il raccontato è impreciso e generico.
  • Il raccontato è spesso un giudizio personale dello scrittore. "Giulia è bella" non vuol dire nulla, specie perché non tutti hanno lo stesso concetto di bellezza. Meglio descrivere Giulia mostrando: sarà il lettore a decidere se sia bella o brutta. Senza contare che, dando un suo giudizio soggettivo, l'autore ostacola l'immersione nella storia.
  • Il raccontato si dimentica facilmente, i dettagli mostrati no.
  • Il mostrato dà verosimiglianza alla storia. 
    Un conto è raccontare di avere dei superpoteri, un altro è mostrare di essere telecinetici spostando qualcosa col pensiero. Nel primo caso si rischia di passare per pazzi; nel secondo si può esser creduti.

Ovviamente, ci sono delle eccezioni e dei casi in cui si può anche non applicare le regole dello "show, don't tell", che tratterò alla fine dell'articolo.Intanto occupiamoci del come descrivere e mostrare.
Una buona descrizione mostrata deve essereconcreta,multisensoriale,dinamica,precisa,utile edequilibrata

Non raccontate, se no lui vi stuprerà!

1 - Concretezza
  • Evitate aggettivi astratti! 
    Aggettivi come "bello", "sublime", "orribile", "schifoso" non vogliono dire nulla! Bisogna mostrare la bellezza, così come l'orrore, la vecchiaia etc etc
    Anche perché queste sono qualità soggettive: non tutti hanno gli stessi gusti in fatto di bellezza. Meglio mostrare l'aspetto del personaggio o dell'ambiente o dell'oggetto in questione e lasciare che sia il lettore a decidere se sia bello o brutto.

  • L'errore diventa ancora più grave se si tenta di descrivere il carattere di un personaggio. "Giulia è profondamente stupida e ignorante" è una frase orribile! Molto meglio mostrare la stupidità e l'ignoranza. Devono essere le azioni e le parole di Giulia a rendere lapalissiana la sua stupidità e la sua ignoranza. E questo vale anche per tutti gli altri tratti caratteriali.

  • Se Giulia non saprà fare le addizioni e farà errori grammaticali, sarà ovvia la sua ignoranza. Se Giulia piangerà spesso e reagirà tragicamente a ogni problema, sarà ovvia la sua fragilità. E così via.

  • Allo stesso modo, non descrivete mai qualcosa di astratto! Tranne rapportandolo a qualcosa di concreto. Ad esempio, al posto di parlare di "angoscia" si possono direttamente descrivere le conseguenze fisiche. Ricordatevi sempre che psiche e corpo sono strettamente legati: se la psiche sta male, sta male anche il corpo. E viceversa.
    Ma non parlo solo di emozioni "forti". Pensate alla noia e alla distrazione: se Giulia si annoia a scuola inizierà a scarabocchiare sul quaderno, o magari fisserà un punto lasciando andare la fantasia. Ma qualcosa farà! Ecco, descrivere le conseguenze della noia. Dire semplicemente che "si annoia" è una bruttura, tranne eccezioni (ne parlerò a fine articolo).
    Ad ogni modo, è fondamentale conoscere il linguaggio del corpo.
  • Inoltre, bisogna stare attenti alle grandezze.
    "Giulia è molto bassa" è una bruttissima frase! Conviene rendere concreto il concetto di bassezza con un'immagine concreta. Ad esempio, Giulia potrebbe alzarsi in punta di piedi per baciare il suo ragazzo.
    Notare che potrebbe essere il suo ragazzo molto alto, ma ciò non ha importanza. L'altezza è relativa al proprio metro di paragone. Per dei folletti la "molto bassa" Giulia diventerà altissima.
    State attenti, inoltre, a non usare i numeri. "Giulia è alta un metro e cinquanta centimetri" è una frase molta astratta: il lettore non può vedere i numeri. Meglio rendere concreta questa frase con una scena concreta.
    Lo stesso vale per gli oggetti. "Lo specchio era grande come un palmo di mano" è migliore di "era un piccolo specchio"; "il bastone le arrivava alla spalla" è migliore di "il bastone era lungo" o "il bastone era lungo un metro e settanta".
    Quando poi si superano i numeri piccoli, la situazione si complica. "C'erano cinque elettricisti" è una frase concreta, visualizzabile. "C'erano sessantasette elettricisti" non è visualizzabile, quindi va evitata. Meglio dire che c'erano molti elettricisti o che la stanza era gremita di elettricisti.
    "Il campanile era alto centoquarantadue metri" non ha senso per il lettore! Meglio dire "il campanile tagliava le nubi" o "era alto come una montagna".
  • Infine, bisogna evitare di rendere artificiale lo scorrere del tempo. “Dopo”, “poi”, “in seguito”, “improvvisamente”, “prima”, "per qualche istante" raccontano, non mostrano! Il lettore non riesce a immergersi.
    Il tempo deve essere mostrato con le azioni. "Giulia entrò e fissò per pochi istanti Giacomo. Poi si leccò le labbra" può benissimo diventare "Giulia entrò e fissò Giacomo leccandosi le labbra" o "Giulia entrò, fissò Giacomo e si leccò le labbra" o in altri modi simili: mentre si legge la scena, "pochi istanti" sono già passati e il "poi" diventa pleonastico. Se, al contrario, si vuole evidenziare una pausa più lunga, basta aggiungere altre azioni coerenti con la scena e col comportamento di Giulia.
    "Improvvisamente", invece, è ancora più grave: al posto che mostrare la rapidità dell'azione, si racconta. E l'azione viene rallentata. "Smise di piovere e il cielo divenne verde acido. Il terreno si aprì e Giulia cadde in un baratro" è migliore di "Smise di piovere e il cielo divenne verde acido. Improvvisamente, il terreno si aprì e Giulia cadde in un baratro." Non c'è nulla di improvviso in "improvvisamente", tenetevene lontani! 

2 - Multisensorialità Molti scrittori alle prime armi commettono l'errore di mostrare solo la vista, dimenticandosi di udito, tatto (comprese le sensazioni interne: formicolio alle mani, gola secca etc etc), olfatto, gusto e altri sensi (apparato vestibolare: ci dà il senso dell’equilibrio; propriocezione: ci permette di riconoscere la posizione del nostro corpo).
Mostrare più percezioni sensoriali favorisce l'immersione del lettore, che così potrà "vivere" la storia a 360°.
Inoltre, si possono anche mischiare i sensi per creare immagini riuscite. Questa è la sinestesia, una figura retorica molto interessante. Ad esempio: "la sua voce di cioccolato fondente", "il suo tocco dolciastro" etc etc
Ma attenzione, esiste anche la sinestesia psicologica, che può essere "debole" o "pura". Quest'ultima versione non ci interessa ai fini della tecnica narrativa. La versione debole sì, invece. Ma facciamo un esempio: vedendo un cadavere si può anche sentire il sapore del sangue in bocca, oppure freddo intenso o varie altre sensazioni. Descriverle migliora l'immersione.
3 - DinamismoIl mondo non è fatto di fotogrammi immobili nel tempo, quindi perché dev'essere così in un romanzo?
Il tempo non si ferma mai, nemmeno quando si osserva qualcosa. È bene mostrare tenendo sempre conto dello scorrere del tempo. Ad esempio, possiamo comunicare al lettore che Giacomo ha i capelli lunghi e rossi usando un movimento, un'azione: "si lisciò i lunghi capelli rossi".
Questo vale anche per i luoghi: una casa diroccata non sarà certo immobile nel tempo: possono cadere dei calcinacci, ad esempio. 
4 - Precisione
  • Usate sempre i termini più precisi, quelli col significato più calzante! Siate precisi nelle descrizioni!Non adagiatevi su sinonimi poco adatti, e soprattutto evitate di dire cosa sembra qualcosa: dite cosa effettivamente è! "Una sorta", "quasi", "circa", "piuttosto" vanno a braccetto col raccontato.Cosa cambia tra "una sorta di palazzo" e "un palazzo"? L'immagine evocata è identica! E se per caso ci fosse qualche differenza sostanziale, andrebbe mostrata usando parole precise. Meglio dire "azzurro" che "pressoché blu".
    Ma attenzione: la precisione terminologica e il lessico usato dipendono dal punto di vista. Se Giulia è una dentista si esprimerà in modo tecnico nel suo campo, ma magari non saprà nulla di basket e non userà termini specifici. Se Giulia è cresciuta in una famiglia poco alfabetizzata, è probabile che si esprima molto in dialetto.Per quanto riguarda il "sembrare", anche questo dipende dal pov. Dire "le sembrò verde" al posto di "era verde" fissa meglio la telecamera del pov dentro la testa del personaggio. Tutto dipende dal punto di vista che si intende usare.
  • Evitate avverbi e aggettivi pleonastici! Non c'è bisogno di rimarcare il superfluo. È ovvio che la pioggia è bagnata, com'è ovvio che il verbo "sbattere" sottintende la violenza. Non c'è bisogno di scrivere "sbatté violentemente", così come non c'è bisogno di scrivere "si sfracellò violentemente/con violenza"Ricordate che con un verbo ben scelto si possono evitare molti avverbi e aggettivi.Infine, c'è da notare che molti avverbi fungono da riassunto: "Marco riordinò la stanza diligentemente" è raccontato. Se la diligenza e l'ordine di Marco sono davvero importanti, meglio mostrarli descrivendo le azioni reali: ordina i libri per ordine alfabetico, spazza a terra, sistema le mutande per colore etc etc
  • State attenti ai verbi!
    Meglio le frasi con verbi attivi che quelle con verbi passivi. Un'azione attiva permette una migliore immersione del lettore.Attenti ai tempi verbali: spesso il gerundio indica contemporaneità. "Aprì la porta accarezzandosi i capelli": ma quante mani ha? Non è naturale fare entrambe le cose contemporaneamente. Meglio scrivere "aprì la porta, si accarezzò i capelli." Se le due azioni descritte possono essere contemporanee, si può usare il gerundio: "Giulia lo fissò leccandosi le labbra" va bene perché nulla vieta che Giulia fissi qualcuno e nel frattempo si lecchi le labbra. Ciò non toglie che dividere le due azioni sia comunque più corretto ("Giulia lo fissò e si leccò le labbra").E ricordatevi che l'imperfetto indica continuità. Se usato per un'azione, spesso genera un raccontato impreciso. Meglio usarlo per uno stato: "aveva i capelli rossi".
  • Non descrivete cosa si prova a fare, ma cosa si fa davvero!Scrivere "Genoveffa provò ad aprire il barattolo, ma non ci riuscì" è raccontare.Meglio descrivere cosa veramente accade. Descrivete le dita sudate che scivolano, la mascella serrata per lo sforzo e tutti gli altri particolare che possono mostrare la scena.
  • Siate precisi nel descrivere i movimenti!Più è preciso un movimento e più è visualizzabile. È meglio scrivere "Giovanni schivò a destra" che "Giovanni schivò".
  • Attenti alle similitudini e alle metafore!
    "Ludovico è agile come un lupo" ---> similitudine"Ludovico è un lupo" ---> metafora"Ludovico ululò" ---> metafora implicita
    Le similitudini e le metafore si usano per rendere più chiaro un concetto. Una similitudine che complica un concetto è inutile e dannosa. Ad esempio, va bene parlare di "folla come un fiume in piena" perché è un concetto facilmente visualizzabile. Ma parlare di qualcosa "gommoso come il mochi" non va bene, perché non tutti hanno mai provato il mochi (un alimento giapponese). Per quanto riguarda le metafore, bisogna tenere conto anche di un altro problema: mettere in relazione cose diverse allontana il lettore dalla storia. Nel leggere "Ludovica è un lupo" prima il lettore vede la ragazza Ludovica e poi un lupo: è 
    destabilizzante e confusionale. Bisogna riflettere molto prima di inserire una metafora: ne vale davvero la pena o basta usare un termine più preciso?

5 - Utilità ed EquilibrioBisogna mostrare i particolari! Ma attenzione: non bisogna mostrarne né troppi né troppo pochi. Bisogna trovare il giusto equilibrio. Nella prima stesura è sempre bene mostrare il più possibile, poi in fase di revisione e riscrittura si taglieranno le parti inutili. Come capire quali sono? 
  • Bisogna selezionare solo i particolari importanti per la trama.
    È importante definire l'altezza del personaggio X? Se non influisce nella trama, meglio lasciar stare.
    Bisogna fare così con tutti i dettagli specifici. Ad esempio, nel descrivere una stanza si possono inserire decine e decine di informazioni, ma è estremamente inelegante e farraginoso farlo. Meglio scegliere le informazioni davvero utili.
    Anche molte azioni possono essere inutili: che senso ha descrivere ogni movimento che si fa per mettersi una camicia? Che senso ha descrivere nei minimi particolari il proprio pranzo?
    Situazioni come queste assumono significato solo se sono importanti per la trama: magari quella camicia è magica e va messa in un modo particolare, magari stiamo pranzando con la Regina Elisabetta II. Ma se si tratta di situazioni quotidiane, e quindi banali, è inutile descriverle.
  • Un altro criterio per scegliere i particolari è la riconoscibilità.
    Spesso ci sono dei particolari che rendono riconoscibili i personaggi. Non parlo solo di capelli, occhi e magari fisico, ma anche di cicatrici, parti del corpo "strane" (ali, corna etc etc). Questi particolari vanno mostrati e vanno anche ripetuti! L'attenzione del lettore è fluttuante, quindi non basta descrivere una volta un personaggio ricorrente: bisogna riprendere spesso le caratteristiche fisiche. Non è difficile ricordare al lettore che X ha i capelli blu e lunghi, lo si può fare verosimilmente e in movimento: il vento scompiglia i capelli, l'acqua li appiccica al viso, oppure si può scostare una ciocca o lisciarsela. Ci sono tantissime possibilità! E questo vale anche per altre caratteristiche, come l'altezza o il fisico.
    Spesso anche i dettagli esteriori contribuiscono a caratterizzare psicologicamente un personaggio. Ad esempio, se Laura si veste sempre di nero potrebbe anche esserci un motivo inconscio (è timida e introversa e si sente attratta dal nero perché la rispecchia) o di appartenenza a un gruppo (dark).
    Stessa cosa per l'arredamento di casa sua o per la sua gestualità o per tante altre cose.
    Si può anche giocare con i contrasti e creare un personaggio dal look dark, ma con una personalità solare e allegra. Ellen Schreiber ha fatto così con la sua Raven, affibbiandole l'aggettivo "nero" ogniqualvolta fosse verosimile. Ma Raven è dark solo nel look, non caratterialmente.
    Un altro esempio è Shrek che, pur essendo un orco, è molto gentile. Questo contrasto suscita simpatia.

  • L'atmosfera è molto importante in un romanzo. Alcuni dettagli, specie quelli sensoriali, possono contribuire a creare atmosfere gotiche, tristi, allegre, epiche, apocalittiche e di vari altri tipi. In questo caso, anche le condizioni atmosferiche possono essere utili.

  • Infine, bisogna sempre tener conto del punto di vista. È inutile descrive qualcosa che il personaggio-pov non può vedere, a meno di non prendere un altro punto di vista, il che va bene solo solo in capitoli diversi e non all'interno delle stesse scene.
    Poi, bisogna fare sempre attenzione alla psicologia del personaggio-pov. Se Giulia odia il colore rosso, potrebbe soffermarsi sulla cravatta rossa di Claudio. Se Giulia è claustrofobica, si soffermerà certamente sulla spaziosità o sulla ristrettezza degli ambienti.
    Tutto ciò non vale solo per la prima persona, ma anche per la terza limitata, solo che in questo caso è meno evidente.

Cosa accade se si mostrano pochi dettagli? Il lettore non può immergersi nella storia, non può visualizzare bene le scene, non può capire cosa accade né dove.Cosa accade se si mostrano troppi dettagli? Il lettore si annoia a morte.
Cosa accade se inserisco male i dettagli? Si scivola nell'infodump (o inforigurgito), ossia si "vomitano" informazioni addosso al lettore. Ciò può avvenire in due modi: intervento dell'autore e dialogo farlocco. Ne parlerò rispettivamente nell'articolo sul punto di vista e in quello sui dialoghi.
Infine, non bisogna mai dimenticarsi che la storia è il perno del romanzo o del racconto, non l'ambientazione. Le informazioni sui vampiri argentei possono essere interessanti solo se legati alla storia. Stesso discorso per i contenuti allegorici et similia.  
Un altro errore: mostrare e raccontare insieme
Il suo kimono era molto elaborato: dei disegni floreali si avviluppavano sullo sfondo nero, interrotto dall'obi rosso. Qua e là spuntavano dei disegni stilizzati di dragoni e coniglietti alati, con all'interno delle lettere probabilmente messe a caso. 
Emh...NO. Mostrate e basta, il raccontato preliminare è superfluo.
Mostrare e raccontare assieme può andare bene solo con la prima persona e solo nel caso in cui il raccontato preliminare sia un pensiero der personaggio-pov. 


Strappi alle regole: quando si può raccontare
Come ho già detto, le regole non sono un punto di arrivo, ma di partenza. Esistono casi in cui si può (o si deve) non applicarle.
Vediamone alcuni: 
  • Situazioni inutili
    Ne ho già parlato poco sopra.
  • Descrizioni troppo complesse, specie di macchinari
    In questi casi è meglio raccontare che annoiare il lettore con descrizioni troppo complesse e farraginose.
    Certo, è ancora meglio mostrare cercando di rendere più scorrevole possibile la lettura. Ma se non ci si riesce, il male minore è il raccontato.  
  • Azioni talmente veloci da non poter esser viste dal personaggio-pov
    Supponendo che ci sia in corso un combattimento talmente veloce da non poter esser visto a occhio nudo. Se il personaggio-pov è un terzo, non ho nulla da descrivere, tanto non vede nulla. Ma se il pov appartiene a un combattente, devo descrivere. Il problema è che siamo di fronte a un combattimento
    troppo veloce: mostrandolo, lo rallenterei. Allora, poiché che non posso mostrare la velocità, la racconto.
    Diverso discorso per un'azione molto veloce, ma comunque distinguibile a occhio nudo. La velocità di un combattimento di questo tipo può esser mostrata con un ritmo altrettanto veloce, e quindi con periodi brevi, parole semplici e precise, immagini concrete. Ne parlerò meglio nell'articolo sul ritmo. 
  • Azioni ripetitive
    Supponiamo che Vanessa sia una serial killer che uccide tutte le sue vittime con lo stesso modus operandi. Può esser divertente mostrare il primo omicidio, ma al quinto omicidio identico agli altri il lettore si annoierà. Ci sono due soluzioni: non descrivere per niente gli omicidi non rilevanti o raccontarli in modo da riassumerli e poterli citare con più naturalezza nel corso della storia. È ovvio che gli omicidi importanti per la storia vadano mostrati sempre e comunque. 
  • Transizioni
    In generale è meglio tagliare le descrizioni tra una scena e l'altra. Il lettore non è stupido: se Giacomo prende il treno alla fine di una scena, in quella successiva si può benissimo mostrare lui nella città di arrivo. Il lettore non avrà problemi a ricostruire l'accaduto.
    Ma qualche volta diventa necessario riassumere ciò che è successo tra una scena e l'altra. Si tratta delle famigerate transizioni, che tratterò meglio in un altro articolo.
  • Sfuggire alla censura
    Raccontando, posso spacciare un romanzo con stupri e squartamenti pure ai bambini. 

Se ci fosse qualcosa di poco chiaro, ditemelo in un commento. Cercherò di chiarirvi ogni dubbio e implementare la spiegazione nell'articolo.


Il prossimo articolo "Scrittura e narrativa di genere" tratterà l'incipit

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