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Scrittura e narrativa di genere: 7 - Punto di Vista (terza persona)

Da Luciferkitty @MicheleAFGreco

Scrittura e narrativa di genere: 7 - Punto di Vista (terza persona)
Dopo aver introdotto il punto di vista, adesso mi occuperò delle sue tipologie:
  • Prima persona;
  • Seconda persona;
  • Terza persona (limitata o onnisciente).

In questo articolo tratterò i pro e i contro della terza persona, sia onnisciente che limitata. Per quanto riguarda quest'ultima, approfondirò i suoi tre gradi di penetrazione psicologica (leggera, profonda e assente). 
E attenzione: questo articolo verrà pubblicato anche sul sito "Salotto Letterario Virtuale", solo che lì farà parte di una più ampia guida che comprenderà anche la seconda persona, la terza persona e il POV multiplo e misto. Qui sul mio blog ho deciso di dividere la guida in più parti.

Terza persona 
Possiamo internamente dividere la terza persona in limitata e onnisciente. La terza persona limitata a sua volta può avere tre gradi di penetrazione psicologica: leggera, profonda e assente.

Terza persona limitata 
Usando la terza persona limitata, si possono narrare solo gli eventi di cui il personaggio-pov è testimone. Come con la prima persona? Sì, ma c’è una differenza enorme: mentre con la prima persona tutto è necessariamente filtrato dai pensieri del personaggio, con la terza persona limitata si è più liberi. Tecnicamente, siamo nel campo della penetrazione psicologica o dell’introspezione, che ho trattato nell'introduzione al punto di vista. Ma ripassiamo un attimo...
La prima persona presenta una penetrazione assoluta, per cui tutto è sempre e comunque filtrato dai pensieri del personaggio. La terza persona limitata, invece, può presentare una penetrazione leggera, una pesante o una penetrazione assente. E il bello è che non si è costretti a fare una scelta definitiva! Anzi, è sconsigliato usare solo un livello di penetrazione per tutta la storia. Conviene cambiare livello a seconda della scena narrata, tanto è una cosa che non dà fastidio al lettore. In questo modo si può godere dei benefici di ognuno di questi livelli di introspezione.
L’unica buona norma da seguire consiste nell’iniziare la storia con una penetrazione leggera. In tal modo, il lettore saprà sempre della possibilità di visualizzare i pensieri del personaggio-pov e non rimarrà deluso quando si passerà a una penetrazione nulla, né rimarrà spiazzato quando si userà una penetrazione profonda.
Terza persona limitata con penetrazione leggera 
Pete dovette attendere quindici minuti prima che Nora si presentasse con uno sfavillante vestito blu che non le aveva mai visto addosso.
«Ti piace?» chiese Nora.
“Forse è un po’ eccessivo. Sembra una lampada al neon avvolta nella stoffa.”
«Straordinario!» commentò con un sorriso.
Nora studiò il volto di Pete e gli lanciò un’occhiataccia. «Tu vuoi sempre che mi vesta in modo sciatto e anonimo!»
[versione riadattata di un esempio presente in “I Personaggi e il Punto di Vista” di Orson Scott Card]
Con la penetrazione leggera, la telecamera è sulla spalla del personaggio e, ogni tanto, può girare a inquadrarne i pensieri. Questi vanno scritti in prima persona e al presente, come un discorso diretto.
I pensieri sono divisi dalla narrazione, cosa che va esplicitata usando il corsivo e/o delle virgolette. In generale, è meglio evitare i tag del tipo “pensò”, in quanto danno una sensazione poco naturale.
Pro:
  • A differenza della prima persona, non si è costretti a filtrare tutto attraverso i pensieri del personaggio. Questi possono essere inquadrati solo quando è necessario, mentre il resto viene descritto neutralmente. Ciò è particolarmente utile quando si ha a che fare con personaggi problematici che, in prima persona, infastidirebbero il lettore. 
  • I pensieri vengono esplicitati direttamente dal personaggio-pov, quasi come dalla sua voce. Questo dà un senso di naturalezza. 
  • Nelle scene più veloci e d’azione, i pensieri del personaggio-pov possono essere usati per spezzare la narrazione e attenuare la tensione. Se necessario, ovvio. 
  • C’è una maggiore immersione nella storia, che non è ostacolata dal personaggio-pov come nella prima persona.

Contro:
  • La scena risulta asettica e distaccata, il narratore non può immedesimarsi nel personaggio come con la prima persona o con la terza persona con penetrazione profonda. 
  • I pensieri del personaggio-pov sono staccati dalla narrazione e la spezzano forzatamente. 
  • Nelle scene con un coinvolgimento emotivo molto intenso, la penetrazione leggera può risultare poco efficace, se non addirittura dannosa. 
  • Si può riportare solo ciò che il personaggio-pov conosce e percepisce 

La penetrazione leggera è una via di mezzo adatta alle scene che non richiedono un fortissimo coinvolgimento emotivo, ma neppure una totale freddezza.
Terza persona limitata con penetrazione profonda 
Pete non fu sorpreso dei quindici minuti di ritardo. Nora, ovviamente, si presentò con un vestito nuovo blu. Ma non semplice blu. Era un blu sfavillante, come una lampada al neon avvolta nella stoffa.
«Ti piace?» chiese Nora.
Pete si costrinse a sorridere. «Straordinario!»
Come al solito, Nora riusciva a leggere i suoi pensieri, nonostante tutti gli sforzi per apparire un sorridente adulatore.
Gli lanciò un’occhiataccia. «Tu vuoi sempre che mi vesta in modo sciatto e anonimo!»
[versione riadattata di un esempio presente in “I Personaggi e il Punto di Vista” di Orson Scott Card]
Come potete notare, con la penetrazione profonda i pensieri non sono staccati dalla narrazione, ma la permeano profondamente. Volendo semplificare, questa non è altro che una prima persona portata in terza persona.
Pro:
  • Il lettore è già immerso nei pensieri del personaggio, che così non spezzano la narrazione. L’”ovviamente” contenuto nell’esempio sopracitato non è un commento del narratore, ma di Pete; il colore del vestito di Nora viene valutato “non un semplice blu. Era un blu sfavillante, come una lampada al neon avvolta dalla stoffa” non dal narratore, ma da Pete. Inoltre, si può anche notare la motivazione del personaggio-pov: Pete si costringe a sorridere. 
  • Se la penetrazione superficiale ci rivela che Nora studia il volto di Pete prima di capire che le ha mentito, quella profonda ci informa che Nora è in grado di leggere i pensieri di Pete. Ovviamente, lei non è davvero telepatica, ma questo è ciò che Pete pensa di lei.
  • A differenza della prima persona, in cui si è bloccati in questa continua introspezione profonda, la terza persona limitata con penetrazione profonda non è fissa e il livello di penetrazione può variare a seconda della scena. In questo modo vengono anche attutiti i danni dei personaggi-pov potenzialmente fastidiosi, che quindi possono essere usati tranquillamente. 
  • Questa è una via di mezzo: il lettore è in grado sia di immedesimarsi col personaggio-pov che di immergersi nella vicenda. Con la prima persona, invece, l’immersione è ostacolata.  

Contro:
  • I commenti del personaggio-pov potrebbero essere scambiati per intromissioni del narratore. 
  • I pensieri del personaggio-pov devono essere il più possibile coerenti e verosimili. Se il personaggio-pov è psicologicamente piatto e costruito male, l’intera narrazione sembrerà poco verosimile e al limite del ridicolo. 
  • Gli sbalzi temporali provocati dai ricordi posso dare fastidio. 
  • Rispetto alla penetrazione leggera, la psicologia del personaggio-pov ha un maggiore impatto sulla narrazione. Questo può creare danni se il personaggio-pov è potenzialmente fastidioso, e in tal caso bisogna cambiare il livello di penetrazione a seconda della scena. 
  • L’immedesimazione col personaggio-pov è minore rispetto alla prima persona. 
  • Abusare della penetrazione profonda rende la vicenda meno attendibile e può dare una sensazione di innaturalezza. 
  • Si può riportare solo ciò che il personaggio-pov conosce e percepisce. 

In generale, la penetrazione profonda è adatta per le scene con un forte coinvolgimento emotivo e per quelle in cui è più importante mettere in luce le motivazioni e i pensieri del personaggio-pov.
Terza persona limitata con penetrazione assente (oggettiva o cinematografica) 
Quando lui arrivò, Nora non c’era ancora. Pete trasse un sospiro e si sedette ad aspettarla. Nora sopraggiunse quindici minuti dopo. Indossava un vestito di un blu sfavillante. Fece un giro su se stessa. «Ti piace?»
Pete osservò il vestito, senza tradire alcuna espressione. Accennò a un sorriso. «Straordinario.»
Nora studiò il volto di Pete, gli lanciò un’occhiataccia. «Tu vuoi sempre che mi vesta in modo sciatto e anonimo.»
[versione riadattata di un esempio presente in “I Personaggi e il Punto di Vista” di Orson Scott Card]
Con la penetrazione assente, detta anche oggettiva o cinematografica, il lettore non può conoscere i pensieri del personaggio-pov, ma può solo supporli dal suo comportamento. Pete si siede senza cercare né chiamare Nora, il che fa supporre che lei sia una ritardataria cronica. Nora gira su se stessa, il che fa supporre che il vestito sia nuovo.
Pro:
  • Almeno per le scene in cui si usa questo livello d’introspezione, non ci si deve preoccupare dei pensieri dei personaggi fastidiosi.
  • Il ritmo è naturalmente più veloce.
  • Qui il narratore non mente mai, per cui la narrazione risulta molto attendibile e il lettore può credere a ciò che vede senza porsi dubbi. Se poi valuta in modo errato i gesti dei personaggi, è affar suo.

Contro:
  • La narrazione è totalmente asettica e “senz’anima”: il lettore non può immedesimarsi nel personaggio.
  • Nelle scene più complesse, lo scrittore deve avere un’alta conoscenza del linguaggio del corpo.
  • Il lettore può fraintendere certi atteggiamenti del personaggio-pov.
  • Abusare della penetrazione assente può diventare frustrante per il lettore, quindi bisogna scegliere attentamente le scene in cui usarla.
  • Si può riportare solo ciò che il personaggio-pov conosce e percepisce.

La penetrazione assente è perfetta per le scene d’azione e per quelle a cui si vuole imporre un ritmo veloce. È consigliabile anche quando il personaggio-pov perde il controllo di sé (attacco di panico, scatto d’ira, possessione spiritica/demoniaca ecc), nonché per le scene a cui si vuole dare un tocco di mistero.
Terza persona onnisciente
Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a ristringersi, e a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra, e un'ampia costiera dall'altra parte; e il ponte, che ivi congiunge le due rive, par che renda ancor più sensibile all'occhio questa trasformazione, e segni il punto in cui il lago cessa, e l'Adda ricomincia, per ripigliar poi nome di lago dove le rive, allontanandosi di nuovo, lascian l'acqua distendersi e rallentarsi in nuovi golfi e in nuovi seni.
[da “I Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni]
Il punto di vista onnisciente può essere personale o impersonale.
Il narratore onnisciente personale dichiara la sua identità di coscienza che racconta la storia, si riferisce a se stesso come “Io” e ai lettori “Voi”. Il narratore onnisciente impersonale dichiara (o lascia intendere) la sua capacità di conoscere ogni cosa, ma non dichiara mai la sua esistenza di entità separata.
Attenzione però: il narratore onnisciente deve in ogni caso rivelarsi subito, fin dalla prima pagina.
Pro:
  • Usando la terza persona onnisciente, la telecamera del POV è in cielo, come un occhio divino che vede tutto e sa tutto. Proprio per questo può essere narrato qualunque evento, anche quelli a cui il protagonista non prende parte.
  • Le informazioni non sono filtrate attraverso la coscienza di un personaggio, ma attraverso quella del narratore. In questo modo, è completamente risolto il problema dei personaggi "fastidiosi". 
  • Il narratore onnisciente può visualizzare i pensieri di tutti i personaggi.
  • Il narratore onnisciente può commentare gli eventi, il che può essere utile nei romanzi umoristici.
  • Il narratore onnisciente, conoscendo già il finale della storia, può giocare con le anticipazioni.

Contro:
  • Si tratta di un tipo di un POV obsoleto e superato
  • I commenti del narratore danno molto fastidio: spezzano la narrazione, buttano il lettore fuori dal romanzo e impediscono l’immersione. Questo difetto si fa ancora più grave durante le scene d’azione: il narratore non solo rallenta il ritmo, ma per giunta si intromette impedendo la visuale della scena.
    Il narratore onnisciente è solo un muro fra il lettore e l’agognata realtà virtuale.
  • I commenti del narratore possono risultare ridicoli. In altri casi, invece, può sembrare che il narratore voglia salire in cattedra per spiegare al lettore.
  • Il narratore onnisciente rischia spesso di generare infodump, ossia rigurgiti di informazioni superflue, inutili e soporifere (“Giulio attraversò la porta che era stata fabbricata del 1815 dal Gran Maestro dei Puffi Rosa, per poi essere venduta a…”). Questo difetto si fa ancora più grave durante le scene d’azione: il narratore non solo rallenta il ritmo, ma per giunta si intromette impedendo la visuale della scena.
  • Il passare dai pensieri di un personaggio a quelli di un altro confonde il lettore, specie se fatto all'interno di una stessa scena e in modo brusco. Questo è un errore comune a tutti i tipi di POV, ma con la terza persona onnisciente è più facile sbagliare. 
  • Il narratore onnisciente esprime concetti astratti o generici, racconta molto e mostra pochissimo. Per mostrare dettagli concreti, non c’è bisogno del narratore onnisciente: basta prendere il punto di vista limitato di un personaggio.
  • Usando il narratore onnisciente, si rischia facilmente di esagerare con le anticipazioni, nonché di inserire dettagli ridondanti.
  • Le affermazioni del narratore onnisciente sono verità assolute che, se contraddette dai personaggi, minano la credibilità della storia. Inoltre, nel caso di idee politiche/religiose/sociali, le affermazioni del narratore potrebbero dar fastidio ai lettori con opinioni opposte. Questo non accade quando quelle opinioni sono espresse dai personaggi.
  • Il narratore onnisciente personale, rivolgendosi direttamente al lettore, sottolinea la sua presenza e fa capire l’artificiosità della storia. Tutto diventa esplicitamente finto, come uno spettacolo di marionette.
  • Nella letteratura fantastica, soprattutto fantasy, si può usare un qualsiasi punto di vista senza turbare il lettore, anche quello di un sasso o di albero o di un fucile. In questo caso, il narratore onnisciente non ha senso di esistere.

In sintesi, il narratore onnisciente è adatto solamente ai romanzi comici e alla literary fiction. In tutti gli altri casi, conviene evitarlo come la peste.

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