Nella prima parte del suo articolo, Gigi Sanna descrive la stele trovata 28 anni fa nei pressi di Allai da Armando Saba e la definisce un reperto che sopporta un mix di scrittura romana, etrusca e nuragicadi Gigi Sanna Cerchiamo ora di capire a fondo il dato dell'obliquità centrale che è chiaramente segnalata dal fatto che, come si è detto, le lettere iniziali della scritta in caratteri di tipologia romana si presentano tutte e tre sfalsate rispetto ad una linea teorica verticale. Se è vero che detta obliquità serve a notare il segmento che accostato agli altri due contribuisce a dare lo schema a zig-zag è vero anche che essa tende a segnalare, a mettere in una certa evidenza, i tre segni costituiti apparentemente da soli segni fonetici alfabetici.
La parte etrusca dell'iscrizione
Infatti non è chi non capisca che lo scriba con i segni 'G' 'V' 'V' ha voluto realizzare anche dell'altro, ovvero degli ideogrammi nascosti così da comprendere nella scritta un dato ormai comune nelle lapidi mortuarie e cioè l'età del defunto. Ha scritto cioè il numero 110 (centodieci) approfittando del fatto che praenomen, nomen e cognomen di Giorre Utu Urridu ( il segno di C agglutinato a G e le due apparenti 'U' ) davano l'opportunità, grazie alla combinazione delle lettere iniziali, di rendere i simboli grafici numerici in uso nella numerazione convenzionale romana: C + V + V. Si noti ancora che il dato numerico dell'età, ricavato con l'obliquità, consente ancora allo scriba di ottenere un esito davvero spettacolare: il fatto cioè che la lettera iniziale 'G' di GIORRE diventa organicamente di valore 'tre' (serpente, lettera alfabetica e lettera numerica); cosa questa che le consente di affiancare efficacemente il tre del serpentello a tre spire a sua volta affiancato dal tre della scritta etrusca in bustrofedico o, meglio, a serpente con tre spire. Ora, l'età del defunto potrebbe sembrare sulle prime eccessiva, tale da inficiare l'ipotesi, se non osservassimo due aspetti ancora dell'iscrizione. Il primo è che lo scriba ha realizzato il manufatto sempre attento a rispettare ed esaltare il numero sacro e cioè il 'tre'. Quindi in ragione di ciò ha riportato sulla destra (con lettura destrorsa) il 'chi', ovvero l'identità del defunto a cui appartiene la lapide, il 'quando' (l'età della morte) e il 'come' o perché' di essa [sighi a lèghere].