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Scrittura online (14): la “survival guide” dei The Survival Diaries… nell’era degli zombie!

Creato il 13 maggio 2012 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali

Scrittura online (14): la “survival guide” dei The Survival Diaries… nell’era degli zombie!Quando tutto è cominciato..

Posted: marzo 29, 2012 in Elisa, Sopravvivenza
Etichette: apocalisse, sopravvissuti, zombie

.. c’era molto scetticismo. Poi i genitori hanno cominciato a mangiarsi i figli. I figli hanno cominciato a squartare i cani. Le sorelle e sbranare i fratelli. Tutto è cominciato a causa della fiducia. Ora, qui, ognuno pensa a sè stesso. La poca umanità che ci resta la riversiamo in rete. Per non sentirci soli. Per farci forza. Da quando l’apocalisse è cominciata, ogni essere vivente ha cominciato a regredire. Ora siamo bestie. Recluse. Timorose. Lì fuori, il culmine della catena alimentare che ci bracca.

Non uscite per nessun motivo.

L’era degli Zombie è finalmente cominciata.

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Marta

Posted: aprile 29, 2012 in Sopravvivenza, Special Guest
Etichette: marta telatin

[Special guest: Marta Telatin, scrittrice padovana]

Sono Marta, la cartara col gatto. Mi sono letteralmente trasferita in garage. Fortunatamente c’è anche un misero cesso. Si trova nei sotterranei del mio condominio, chiuso da due basculanti. In qualche modo strano, sono pure riuscita a sprangare la porta che va sulle scale. Qui, oltre a me e al mio gatto, non esiste più nessuno. Spero. Una vera tragedia. Io passo le giornate a meditare, a fare tarocchi e a disinfettare l’ambiente con gli incensi. Si, sono una strega, immune da questo delirio contemporaneo e massacrante. Non vedo, ma sento…percepivo questa apocalisse da tempo. Ormai sono rinchiusa qui sotto da circa tre mesi, prima ancora che tutti, in questo palazzo, andassero in frantumi. Urla strazianti dai piani superiori, hanno scavato fino a toccarmi le vertebre. Ho vomitato dalla paura e dal dolore. Vomitavo e vomitavo… Leggendoti ho potuto dar forma ai rumori. Percepivo un nulla nebuloso, sporco e pesante che si stava avvicinando, ma non potevo immaginare stesse succedendo una cosa del genere. Appena mi sono arrivate notizie dalla radio, ti parlo di almeno tre mesi e mezzo fa, ho raccolto armi e bagagli e sono scappata qui sotto. Giorno dopo giorno silenzio e solitudine si sono impossessati di me, non sapendo più nulla del mondo esterno. Mi sono abituata a mangiare e a bere pochissimo, organizzando accuratamente tutte le mie provviste. Quando finiranno vivrò d’energia e respiro, attendendo il naturale consumo. Potrei forse impazzire? Chi lo sa… a volte la follia giustifica qualsiasi atto esortandoti a farlo. Forse nel mio caso, potrebbe essere l’unica soluzione. Sono cieca e la mia unica arma è un bastone bianco.

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Si può sapere cosa cazzo sta succedendo?

Posted: aprile 30, 2012 in Avvistamenti, Pekka, Perlustrazioni, Sopravvivenza
Etichette: gamer, world of warcraft, wow, zombie

È caduto anche l’ultimo server di World of Warcraft venti minuti fa. Sto scrivendo qui perchè pare essere uno dei pochi posti dove ancora c’è del movimento.

Mi chiamo Pekka e per usare un eufemismo io non esco molto di casa. Sei mesi fa mi hanno licenziato e 5 mesi fa mi ha mollato la fidanzata. Con i soldi della liquidazione ho comprato due bancali di cibi vari in scatola, un Alienware Area51 e ho pagato un anno di affitto in anticipo. Con il tempo che ho guadagnato con l’essere single ho cominciato a giocare a WoW e non ho più smesso. Sono tre mesi che non esco di casa. Adesso mi cadono i server di gioco e vedo gente che scrive di zombie. Ma mi state prendendo per il culo?

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L’assenza di comunicazione: un incubo

Posted: maggio 2, 2012 in Sopravvivenza, Special Guest
Etichette: marta telatin

[Special guest: Marta Telatin]

Cazzo! In questi giorni non riuscivo più a connettermi… vi giuro un incubo. L’unico mezzo che ho per leggere e ascoltare un po’ di musica. L’unico mezzo che ho per comunicare, finalmente, con qualcuno. Non so cosa sia successo, so solo che il senso d’impotenza mi stava strangolando. Non riuscivo a respirare e tremavo. Tremavo dentro il buio e il nulla. Mi sono tagliata la pelle per sentirmi viva, mi sono masturbata con il sangue per amare ancora… e ho pianto…perché i singhiozzi fossero voce. Nemmeno il gatto miagolava!

Cosa sta succedendo li fuori? Perché? I tarocchi parlano di oppressione continua e profonda autodistruzione! Vi leggo e inorridisco… l’inferno è qui… creato da noi. I veri e soli demoni!

La cattiveria nasce quando sei solo.. siamo alla deriva, stiamo sfiorando la morte e la follia pure noi.

Non sento un rumore da un mese ormai… Un mese si…un mese… o poco più..

se è proprio vero che il tempo, è stato creato da noi… potrebbe essere tutto un unico e lungo momento… infondo, il tempo non ha misura e non può essere misurato.

Entità immateriale, inafferrabile, sfuggente. Forza da “prendere”, “sfidare”, “ammazzare”, che sovrasta – inesorabile – le nostre esistenze.

A volte ho paura, ho paura che possano sentirmi, poi mi ascolto e comprendo che non è così… ora no, ora non possono… sono impegnati altrove, lontano da me.. ascolto il richiamo del cimitero Ebraico, la quiete che c’era davanti al mio terrazzo… mi manca… Elisa, Carlo, ditemi come state… rispondetemi appena possibile..

Marta

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Game plan

Posted: maggio 4, 2012 in Pekka, Sopravvivenza
Etichette: centro commerciale, game plan, quest chain

Obiettivo a lungo termine:

Rimanere vivo

Obiettivo a medio termine:

Recuperare giochi per la x-box (mi annoio)

Obiettivi a breve termine:

Recuperare un’arma decente (pistola, fucile…)

Rubare una macchina con capacità di sfondamento

Andare al centro commerciale

Sono fiero di me, erano anni che non avevo dei piani per il futuro.

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Esco

Posted: maggio 5, 2012 in Marco, Sopravvivenza

C’è qualcosa di confortante in quello che sta succedendo: nessuno fa più caso a me. Ci sono altri mostri a cui pensare.

Quelli che prima bisbigliavano da dietro le persiane ora sono morti o si nascondono nell’angolo più buio della loro casa.

Io, finalmente, esco.

La prima cosa che ho fatto da quando è iniziato questo casino è stata andare da quel pezzo di merda di Scalia. Quello del quarto piano. Quello che non si faceva mai i cazzi suoi. Quello che aveva il fratello poliziotto.

«Dov’è tuo fratello, adesso?» ripetevo mentre me lo sbattevo a quattro zampe sul pavimento. Con la lama di un coltello appoggiata alla gola i duri diventano improvvisamente agnellini. Quello, oppure un cazzo di venti centimetri su per il culo, non saprei.

Sia chiaro, era solo un modo per fargliela pagare. Non avevo mai fatto male a una mosca.
Prima.

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In viaggio…

Posted: maggio 12, 2012 in Carlo C., Perlustrazioni, Sopravvivenza

Carlo C.

Questa mattina sono passato accanto al cadavere di Giulia. È ancora dove l’avevo lasciata. Sdraiata a pancia in su, vicina al centro della strada e con la testa sparsa sull’asfalto adiacente. Ho notato però una piccola novità. Credo che una macchina le sia passata sopra, visto che il bacino è quasi staccato di netto dal corpo. A giudicare dal segno dei pneumatici lasciato sul vestitino bianco doveva trattarsi pure di qualcosa di grosso…

Il tempo di un rapido controllo e mi sono infilato in auto. La radio è muta, ho provato tutte le frequenze ma dalle casse è uscito solo un inquietante brusio. Percorrendo la Romea in direzione Padova mi sono imbattuto in diversi posti di blocco in direzione Sottomarina. Chi ha ancora una macchina e della benzina scappa verso il mare e, Sottomarina, avendo una sola strada che la collega con la terraferma, è un posto ideale. Peccato non ci sia alcuna speranza di arrivarci, visto che l’esercito respinge chiunque vada da quella parte.

E quando uso la parola respingere, fatevi di me, intendo maniere forti.

Dalla macchina ho visto una coppia di ragazzi, lui e lei. Si tenevano per mano correndo a perdifiato fra le sterpaglie dei campi. Avevano abbandonato l’auto prima del controllo dei militari. La prima raffica di mitra li ha mancati di un soffio. La seconda ha falciato la ragazza lasciandola a terra. Quando il suo compagno è tornato sui suoi passi per aiutarla è stato falciato pure lui. Sono rimasti così, immobili in un ultimo abbraccio mortale.

Stiamo diventando bestie. Uomini che uccidono uomini, senza nessuna pietà.

Giunto a Legnaro, in prossimità della prima periferia di Padova, ho dovuto abbandonare anche la mia Skoda e continuare a piedi. Ho lasciato le chiavi sul sedile, nel caso servisse a qualcuno. Comunque la strada era impraticabile. Un camion incendiato sbarrava entrambe le corsie e tornare indietro era ormai impossibile. Pena una sana sventagliata di mitra di benvenuto.

Ora sono a Ponte San Nicolò, all’interno di una casa appartenuta a un tale Raffaello Mion. Dalla quantità di sange schizzata sui muri, credo che il signor Mion non se la stia passando troppo bene in questo momento. Ad ogni modo la casa è libera ed io ho bisogno di ricaricare le batterie del pc e di riposarmi un po’. Per ora dovrei essere al sicuro e se tutto va come deve andare domani dovrei riuscire a raggiungere Marta in pieno centro a Padova. Ho dei viveri da lasciarle e dei croccantini per il gatto. Penso mi fermerò a farle compagnia una notte per poi ripartire. Ho in testa un’idea abbastanza folle ma, visto che potrei essere io quello predestinato a morire nella visione di Marta, perchè non metterla in atto?

A forza di scavare in rete ho trovato una specie di sito hacker. Ho scaricato dei file particolari e ho intenzione di provare a decriptarli. Li posterò nel caso portino a qualcosa di interessante.

Voglio andare a fondo di questa faccenda. Voglio capire cos’è successo. Voglio capire cosa succederà in futuro. Voglio capire se ci sarà ancora un futuro.

@Marta, vedi di non morirmi proprio adesso che sto arrivando. PS. e vedi di non staccarmi la testa quando arriverò al tuo garage!

PS per tutti. Sto raccogliendo filmati dalla rete riguardo la desolazione che regna ovunque. Se volete contribuire sto preparando un piccolo video da lasciare ai posteri. Ci ho pure sparato su una bella canzone a fare da colonna sonora. Cazzo, se dobbiamo lasciare una documentazione a quelli che verranno dopo, almeno che sia decente.

Carlo C.

Posts tratti da http://thesurvivaldiaries.wordpress.com

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Postfazione di Rina Brundu: Che si viva nell’era dei morti viventi è indiscutibile! Che i morti viventi di questi tempi di crisi siamo noi è pure assodato! Che gli uomini siano capaci di sbranare i loro simili invece è notizia vecchia. Sarà pure per questo che la scrittura online dei The Survival Diaries – un blog animato da un gruppo di giovani scrittori – nonché la sua fascinazione con il mondo degli zombie conserva un che di eterna validità che a mio avviso merita attenzione.

Arrivando su questo sito quasi per caso, mi ha infatti colpito il forte valore metaforico del loro scrivere. E che questo tocco d’imagery sia voluto, o sia semplicemente il risultato del gioco, del game, messo in Rete, poco importa. Di sicuro è difficile non trovarsi d’accordo con le tesi dei The Survival Diaries quando scrivono che: “….c’era molto scetticismo. Poi i genitori hanno cominciato a mangiarsi i figli. I figli hanno cominciato a squartare i cani. Le sorelle e sbranare i fratelli. Tutto è cominciato a causa della fiducia. Ora, qui, ognuno pensa a sè stesso. La poca umanità che ci resta la riversiamo in rete. Per non sentirci soli. Per farci forza”.

Come a dire che dai tempi di Swift e della sua “Una modesta proposta: per evitare che i figli degli Irlandesi poveri siano un peso per i loro genitori o per il Paese, e per renderli un beneficio per la comunità “(1729), sono forse cambiate le modalità di proposizione della satira di protesta (lui usava i pamphlet), ma le problematiche restano sempre quelle, non sono cambiate mai troppo e muovono all’insegna del motto pseudo-plautiano homo homini lupus. In tutti i sensi. Che il gotico pre e post-moderno abbia infine preso alla lettera tali ispirate parole è pure conseguenza delle cose. Delle brutte cose.

Per certo, questi post pubblicati un po’ per gioco un po’ – immagino – per caso, rappresentano, a loro modo, una ulteriore manifestazione della potenza della scrittura online. Detto altrimenti, non vi è figment dell’immaginazione che, grazie alla stessa, non possa essere registrato e immortalato. Un poco come se la Rete fosse un muro bianco senza soluzione di continuità dove, riflettendo, noi vi dipingiamo il murale degli istanti più ispirati della nostra vita. Prima di passare oltre.

Featured image, vignetta satirica di propaganda anti irlandese (Punch, 1882), fonte Wikipedia.


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