Ci sono due specie di terra. Una ha l’acqua di sotto, si fa un buco e affiora. E’ terra facile. L’altra dipende dal cielo, ha solo quella fonte. E’ magra, ladra, capace di rubare acqua al vento e alla notte, e appena ne ha un poco la spende tutta subito in colori trattenuti nel midollo dei sassi e mette forza di zuccheri nei frutti. E’ terra di cielo asciutto, la preferisco.
Penso a un’isola in cui restare scalzo, a un’isola dopo di lei, quando è giusto lasciare la terraferma. A onde sbattute contro gli scogli, a un vento che lasci venire su gli alberi, a un’acqua di pozzo e a una grondaia che gli porti dentro quella piovana. Penso al singhiozzo di una carrucola, al brusìo che fa l’acqua nel fondo e alla pace di averne di riserva.