Come si è detto varie volte, grazie al digitale si stanno riscoprendo formati di letteratura diversi dal romanzo, che erano stati un po’ accantonati. Sto parlando ovviamente di racconti (max 7500 parole) e novelette (tra le 7500 e le 17500 parole), o anche la novella, sorella minore del romanzo[1].
Se togliete tutti i processi sottostanti, potete vendere a 0,99€ anche un romanzo
Per poter vendere un racconto, occorreva inserirlo in un’antologia, in modo tale da dare un volume appropriato al libro che si andava a vendere. Non si poteva mettere sul mercato un libro di 50 pagine appena, soprattutto per motivi economici facili da individuare.
Ora, invece, si può scrivere una storia, darle la giusta lunghezza, lavorarci con i collaboratori, impaginarla e metterla sugli store digitali con prezzi interessanti. Letture che, come ho detto in varie recensioni, sono adatte in qualsiasi momento, e che si possono leggere in una serata, due al massimo. Queste presentano un grosso vantaggio sia per chi legge, ma anche per chi scrive. A volte, infatti, sono talmente tante le idee che si presentano, che si vorrebbe scriverle tutte e subito[2]. Purtroppo, non essendo il mio unico lavoro, e non essendolo nemmeno per altri miei colleghi, il tempo è talmente poco che sviluppare solo romanzi sarebbe impossibili.
Senza contare che, se vogliamo essere etici e onesti[3], il costo per mettere on line un romanzo di oltre 40.000 parole non ci permetterebbe di metterlo in vendita a prezzi bassissimi. 0,99€ o 1,99€ sono prezzi adatti a lavori brevi, che richiedono meno ore di stesura, beta reading, revisione ed editing. Un romanzo che viene venduto a 2,99€/3,99€ è quasi regalato, fidatevi. Ovviamente se vengono applicati tutti i processi di cui sopra, perché se facessi solo una stesura e una lettura veloce senza editing, per esempio, allora 0,99€ potrebbe pure starci. Non sarebbe però onesto nei confronti di chi legge.
Io stesso, in questi ultimi mesi, mi sto dedicando molto più al formato breve, anche se ho sempre amato il romanzo, che permette di ampliare e dare respiro alla storia. Ma, e c’è un ma, si scopre che certe storie in realtà non necessitano di tutto questo spazio, bensì riescono a chiudersi in un numero di parole che le fa ricadere nelle categorie dei racconti o delle novelette.
Non pare essere un male, anzi, il pubblico sta rispondendo bene, merito o colpa della vita di oggi.
Se prima portavo a termine un paio di romanzi all’anno, ora mi sto spostando verso un’unica prova lunga e varie brevi, per l’arco dei 12 mesi.
Questo mi permette di continuare a divertirmi scrivendo, completando le storie mentre l’entusiasmo è ancora vivo, senza rischiare che venga meno quella passione che si ha quando si buttano giù le prime righe.
Ammetto di essere stato combattuto all’inizio, più per forza di abitudine che per altro, legato com’ero all’ideazione di storie che ricoprissero le famose +40000.
Detto questo, i romanzi che ho pensato come tali saranno scritti come programmato, mentre quando avrò idee che possono essere sviluppate in novelette (o in racconti, ma dovrei metterli almeno in coppia per poter essere venduti a 0,99€) lascerò che facciano il loro naturale corso, chiudendosi nelle 10000.
Un ultimo, piccolo, appunto: una storia di 10000 parole, richiede d’altro canto uno sforzo diverso. Le parole vanno dosate, misurate: va scritto il necessario senza perdersi in parti superflue, senza riempitivi e abbellimenti inutili. Questo, ovviamente, è un lavoro che deve fare in prima battuta l’autore, ma anche l’editor deve lavorarci per vedere se effettivamente tutto è bilanciato. Provate a pensarci.
[1] Faccio sempre riferimento a questa comoda e intelligente tabella di WIKIPEDIA che trovate QUI
[2] Ricordate Carver?
[3] Su etica e onestà di alcuni self ci sarebbe da parlarne in separata sede, per distinguere chi crede veramente in questo mezzo per crearsi una carriera, e chi svende i propri lavori scritti in fretta e senza editing solo per essere notati da una casa editrice.