Non ho mai letto nulla dell’autore turco Orhan Pamuk e non ho idea di cosa scriva, in tutta onestà. Mi sono imbattuto però anni fa in un suo brano, tratto da La Valigia di Mio Padre. Inizia con una domanda:
Come sapete la domanda che maggiormente viene rivolta agli scrittori è la seguente: “Perché scrive?”
Scrivo perché ne ho voglia.
Scrivo perché non posso fare un lavoro normale come gli altri.
Scrivo perché dei libri come i miei siano scritti e io li possa leggere.
Scrivo perché ce l’ho con voi tutti, contro il mondo.
Scrivo perché mi piace stare chiuso in una stanza tutto il giorno.
Scrivo perché non posso sopportare la realtà se non trasformandola.
Scrivo perché il mondo intero sappia che genere di vita io, gli altri, noi tutti abbiamo vissuto e continuiamo a vivere a Istanbul, in Turchia.
Scrivo perché amo l’odore della carta e dell’inchiostro.
Scrivo perché credo più di tutto nella letteratura, nell’arte del romanzo.
Scrivo per abitudine, per passione.
Scrivo perché ho paura di essere dimenticato.
Scrivo perché apprezzo la fama e l’interesse che ne derivano. Scrivo per star solo.
Scrivo nella speranza di capire perché ce l’ho così tanto con voi tutti, con il mondo intero.
Scrivo perché mi piace essere letto.
Scrivo, dicendomi, che bisogna finire questo romanzo, questa pagina, che ho cominciato.
Scrivo, dicendomi, che è quello che tutti si aspettano da me.
Scrivo perché come un bambino credo nell’immortalità delle biblioteche e nella posizione che vi mantengono i miei libri.
Scrivo perché la vita, il mondo, tutto è incredibilmente bello ed esaltante.
Scrivo perché è piacevole tradurre in parole tutta questa bellezza e la ricchezza della vita.
Scrivo non per raccontare una storia bensì per costruirla.
Scrivo per sfuggire al sentimento di non potere raggiungere un luogo verso cui si aspira, come nei sogni.
Scrivo perché non riesco ad essere felice qualsiasi cosa faccia.
Scrivo per essere felice.
Orhan Pamuk
Questo brano l’ho letto e riletto, cercato e ricercato migliaia di volte in questi anni (esagero). Mi piacciono alcune di queste motivazioni, e trovo che siano le stesse per cui vorrei farlo come mestiere. Se il mondo fosse diverso e se fossi così abile da scrivere romanzi adatti a milioni di persone. Ma questo è un altro discorso. I punti che mi piacciono di più sono questi:
Scrivo perché ne ho voglia.
Scrivo perché non posso fare un lavoro normale come gli altri.
Scrivo perché dei libri come i miei siano scritti e io li possa leggere.
Scrivo perché ce l’ho con voi tutti, contro il mondo.
Scrivo perché mi piace stare chiuso in una stanza tutto il giorno.
Scrivo per abitudine, per passione.
Scrivo per star solo.
Scrivo nella speranza di capire perché ce l’ho così tanto con voi tutti, con il mondo intero.
Scrivo perché mi piace essere letto.
Scrivo, dicendomi, che bisogna finire questo romanzo, questa pagina, che ho cominciato.
Scrivo non per raccontare una storia bensì per costruirla.
Scrivo per essere felice.
Ecco, questi sono in punti che piacciono a me. Avrei voluto mettere anche quello sul lavoro, ma sarei apparso un po’ pretenzioso.
E voi, quali condividete?